Il 78,1% degli adolescenti tra i 15-16enni delle regioni del Sud pensa che dove vive non ci siano opportunità di lavoro, una percentuale significativamente più alta rispetto al 59,2% dei giovani delle regioni del Centro Italia e al 54,4% del Nord. È quanto emerge dall’indagine Domani (Im)possibili realizzata da Save the Children e presentata oggi in occasione dell’apertura dell’evento di “IMPOSSIBILE 2024 – Costruire il futuro di bambine, bambini e adolescenti. Ora“, la biennale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Organizzazione, a cui è stata conferita la Medaglia del Presidente della Repubblica. L’evento, in corso a Roma presso l’Acquario Romano, intende coinvolgere il mondo della politica, dell’economia e dell’impresa, della cultura, del terzo settore, per rendere possibile ciò che oggi sembra non esserlo: investire nel più importante capitale che abbiamo, l’infanzia e i giovani, affinché siano un volano per lo sviluppo delle società.
Secondo la ricerca,inoltre, il 40,9% delle ragazze e dei ragazzi delle regioni del Sud intervistati afferma che nel luogo in cui vive è difficile spostarsi con i mezzi pubblici all’interno della città o in altri comuni (21,3% degli adolescenti del Centro, 23,8% del Nord) e il 39,5% che i negozi stanno chiudendo a causa della crisi (35,6% al Centro e 28,9% al Nord). Il 37,5% vorrebbe trasferirsi in futuro in un’altra città, una percentuale più alta rispetto al 25,9% delle ragazze e dei ragazzi del Centro e al 27,4% di quelli del Nord.
L’indagine nazionale è stata realizzata da Save the Children con l’obiettivo di indagare quanto pesi sul futuro degli adolescenti, sulle loro aspirazioni e sulle aspettative concrete di vita, crescere in un Paese in cui i minori in povertà assoluta sono 1,3 milioni, con un’incidenza del 14%, più che doppia rispetto a quella degli over 65 (6,2%).
La povertà relativa – secondo gli ultimi dati disponibili – si attesta al 22,2% tra i minori in Italia. Ma la percentuale sale considerevolmente nelle regioni del Sud e delle Isole, tutte oltre la media nazionale, ad eccezione dell’Abruzzo (14,9%). L’incidenza più alta si registra in Calabria (44,9%), seguita da Molise (42,1%), Campania (37,1%), Basilicata (36,7%), Sardegna (32,9%), Sicilia (27,9%) e Puglia (26,6%).
Dati che si intrecciano in modo indissolubile con la povertà educativa, che cresce laddove sono più carenti l’offerta formativa e le opportunità di apprendimento per le bambine, i bambini e gli adolescenti, come ad esempio asili nido, mense scolastiche e accesso al tempo pieno, o anche luoghi e spazi per attività ludiche e ricreative.
Nelle regioni del Mezzogiorno la percentuale di bambine e bambini tra 0-2 anni con accesso ai servizi educativi per la prima infanzia va dal 16% delle regioni del Sud al 16,6% in quelle insulari, oltre dieci punti percentuali in meno della media nazionale del 28%.
Inoltre, solo il 22% di alunne e alunni della scuola primaria ha accesso alla mensa, una percentuale significativamente inferiore rispetto al 55% della media nazionale, al 75,4% delle regioni del Nord e al 65,8% delle regioni del Centro Italia. Anche per quello che riguarda il numero delle classi a tempo pieno il Sud si caratterizza come l’area più penalizzata del Paese: solo il 20,7% delle classi sono a tempo pieno, contro una media nazionale del 38% (47,4% al Nord e 50% al Centro).
“In Italia i giovani subiscono una profonda ingiustizia generazionale. La povertà, materiale ed educativa, incide sul loro presente e sulle aspettative per il futuro – ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Ricerche e Formazione di Save the Children – È necessario intervenire per contrastarla, non con interventi spot ma attraverso una strategia di medio e lungo periodo e investimenti chiari e ben definiti. Ecco perché è cruciale, soprattutto al Sud, un intervento strutturale per colmare i gravi deficit nell’offerta educativa, definendo livelli essenziali delle prestazioni sull’accesso alla mensa scolastica, il tempo pieno alle scuole primarie, la gratuità dei libri scolastici e il diritto allo studio universitario. Questo intervento è prioritario, rispetto ad ogni progetto di Autonomia Differenziata che altrimenti rischierebbe di aggravare i divari già presenti. Necessario inoltre un Fondo nazionale per il sostegno alle aspirazioni di bambine, bambini e adolescenti in condizioni di fragilità economica con la fornitura, da parte dei Comuni, di “doti educative” per allargare i loro orizzonti nel campo della cultura, della musica, dello sport”.
I dati nazionali della ricerca Domani (Im)possibili
Dalla ricerca nazionale emerge che in Italia quasi un adolescente su dieci (9,4%) tra i 15 e i 16 anni, pari a più di centomila ragazze e ragazzi, vive in condizioni di grave deprivazione materiale. Il 17,9% afferma che i genitori hanno difficoltà nel sostenere le spese per cibo, vestiti e bollette e l’11,6% ammette di non poter comprare un paio di scarpe nuove anche se ne ha bisogno. Quasi uno su quattro (23,9%) inizia l’anno scolastico senza avere tutti i libri e il materiale necessario e il 24% ha difficoltà a partecipare alle gite scolastiche per motivi economici. Il 37,7% degli adolescenti vede i propri genitori spesso o sempre preoccupati per le spese e il 9% racconta che chiedono aiuto ad amici e familiari o prestiti. Il 43,7% dei 15-16enni intervistati aiuta la famiglia ad affrontare le spese, cercando di risparmiare e di non chiedere soldi per spese non indispensabili; tra questi, il 18,6% svolge qualche attività lavorativa (uno su due ha meno di 16 anni).
La condizione di povertà economica grava pesantemente sulle aspettative di vita degli adolescenti in Italia. Se le «aspirazioni» per il futuro risultano essere piuttosto uniformi tra tutti i ragazzi e le ragazze, le «aspettative» (cioè gli obiettivi che si ritiene verosimilmente di poter raggiungere) divergono e il quadro cambia drasticamente. Più di un ragazzo su 4 in condizioni di grave deprivazione materiale nel nostro Paese afferma che non finirà la scuola e andrà a lavorare, a fronte dell’8,9% dei coetanei. Il 67,4% teme che, se anche lavorerà, non riuscirà ad avere abbastanza risorse economiche, contro il 25,9% degli adolescenti che non vivono condizioni di deprivazione. Andando ad analizzare lo scarto tra le aspirazioni e le aspettative concrete, colpisce la consapevolezza dei ragazzi che vivono in condizioni di disagio economico circa gli ostacoli che dovranno affrontare nel loro accesso al mondo del lavoro. Il gap tra aspirazioni e aspettative concrete di avere un lavoro ben retribuito è infatti molto maggiore per questi ragazzi rispetto ai coetanei che vivono in condizioni economiche migliori. Se per questi ultimi, lo scarto è di 17,6 punti percentuali, per i più svantaggiati la forbice raggiunge i 56,4 punti percentuali, a testimoniare quanto la povertà possa generare frustrazione e gravare negativamente sui percorsi di vita.
In base alle evidenze della ricerca di Save the Children, indipendentemente dalle condizioni economiche, le più scoraggiate sono le ragazze: a prescindere dal contesto in cui crescono, le ragazze hanno aspettative più alte dei coetanei sugli studi, ma bassissime sul futuro nel mondo del lavoro. Nonostante il 69,4% pensi che frequenterà sicuramente l’università (contro il 40,7% dei maschi), ben il 46,1% delle ragazze ha paura di non trovare un lavoro dignitoso (rispetto al 30,5% dei ragazzi) e una su tre (29,4%) afferma che non riuscirà a fare ciò che desidera, a fronte del 24,3% dei ragazzi.
Guardando al proprio futuro, nonostante quasi la metà degli adolescenti intervistati provi sentimenti positivi, più del 40% ne vive di negativi come ansia (24,8%), sfiducia (5,8%) o paura (12,1%) e il 10,5% non pensa al futuro. La maggior parte è ben cosciente del peso delle disuguaglianze: quasi due terzi (64,6%) pensano che oggi in Italia una ragazza o un ragazzo che vive in famiglie con difficoltà economiche dovrà affrontare molti più ostacoli rispetto ai coetanei più abbienti, dimostrando grande consapevolezza su un ascensore sociale ormai bloccato.
Più in generale, le sfide principali che gli adolescenti italiani vedono all’orizzonte sono le crisi climatiche (43,2%), l’intelligenza artificiale (37,1%), le discriminazioni e la violenza (34,8%). Prevale la sfiducia nelle capacità delle istituzioni di mettere in campo politiche per ridurre le disuguaglianze (59,7%). Per aiutare i giovani a uscire dalla condizione di deprivazione, gli adolescenti chiedono alle istituzioni pubbliche di intervenire in primo luogo con il sostegno economico per le famiglie in povertà (50,9%) e, al secondo posto, con l’introduzione di un sostegno psicologico gratuito per tutte le ragazze e i ragazzi (49,4%), confermando come il diritto al benessere psicologico sia diventato per la prima volta, grazie a loro, una vera priorità.
Domani (Im)possibili contiene anche una ricerca nazionale curata dall’Ufficio studi di Caritas Italiana insieme a Save the Children, sui nuclei familiari con bambini tra 0 e 3 anni in condizione di povertà assistiti dalla rete Caritas (su un campione di 1.612 genitori in 115 diocesi). Dall’indagine emergono evidenti le difficoltà materiali che affrontano ogni giorno, come acquistare pannolini (per il 58,5% degli assistiti), abiti per bambini (52,3%) o latte in polvere (40,8%), ma anche le privazioni dovute alla difficoltà di conciliazione, che colpiscono in particolare le donne (il 69,5% delle donne rinuncia ad opportunità formative o di lavoro perché non sa a chi lasciare i bambini, contro il 53,3% degli uomini).
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