Cresce il numero di accademy aziendali di fronte alla scarsità di laureati e tecnici qualificati

“In un mercato del lavoro che cambia, l’investimento sulle persone, sulle competenze e sui nuovi modelli manageriali ed organizzativi è fondamentale per la crescita del capitale umano all’interno delle aziende”. A dirlo è Monica Poggio, vicepresidente di Assolombarda con delega a Università, Ricerca e Capitale Umano, presentando la ricerca dedicata alla diffusione delle academy aziendali […]

“In un mercato del lavoro che cambia, l’investimento sulle persone, sulle competenze e sui nuovi modelli manageriali ed organizzativi è fondamentale per la crescita del capitale umano all’interno delle aziende”. A dirlo è Monica Poggio, vicepresidente di Assolombarda con delega a Università, Ricerca e Capitale Umano, presentando la ricerca dedicata alla diffusione delle academy aziendali che ha coinvolto 15 imprese del territorio. Secondo la ricerca, il tema della academy aziendali è tornato al centro dell’attenzione per “l’ulteriore salto tecnologico verso piattaforme digitali che consentono sia una gestione sempre più efficace di percorsi in formato ‘blended’ sia esperienze formative sempre più immersive”. Nonostante lo sviluppo delle academy, l’Italia si colloca ancora lontana dall’obiettivo del Consiglio europeo per il 2025 che, per i 25-64enni, fissa un minimo per il tasso di partecipazione alle attività di istruzione e formazione pari al 47%. “La quota di laureati di cui può disporre il mercato del lavoro italiano è ancora troppo bassa rispetto al panorama europeo”, spiega la Confindustria milanese e di Lodi, Monza-Brianza e Pavia. L’incidenza dei laureati sulla popolazione di 25-64 anni e 30-34 anni è pari al 21,6% e al 29,2% nel 2023. La Lombardia presenta tassi migliori della media nazionale (rispettivamente il 23,5% e il 33,7%) ma ancora troppo distanti dai Paesi oltreconfine. Ad esempio, in Catalunya l’incidenza di laureati tra i 30 e i 34 anni sfiora il 57% nel 2023. Attraverso l’indagine Excelsior le imprese segnalano difficoltà di reperimento di alcune figure professionali. Si tratta come di consueto di operai specializzati (63,6%), professioni tecniche (52,2%), conduttori d’impianti (49,9%) e professioni high skilled (46,5%).

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