I Campi Flegrei, una vasta caldera vulcanica situata vicino a Napoli, stanno mostrando segnali preoccupanti di un accumulo di magma a profondità relativamente superficiali. Sebbene non ci siano attualmente segnali di un’eruzione imminente, l’aumento della pressione sotterranea dovuto al magma potrebbe rappresentare un rischio significativo.
Un team internazionale di ricercatori guidato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), in collaborazione con l’Università degli Studi Roma Tre e l’Université de Genève, ha pubblicato uno studio su “Nature – Communications of Earth and Environment” riguardante l’accumulo di magma sotto i Campi Flegrei. Questo studio, parte del progetto “LOVE-CF” finanziato dall’Ingv, si è concentrato sull’attività sismica e sui cambiamenti nella deformazione del suolo e nelle emissioni di gas dal 2007, rivelando che il movimento di magma a meno di 8 chilometri di profondità è la principale causa dell’instabilità.
Dal 2006, il suolo sopra la caldera si è sollevato di circa 1,3 metri, con un’intensificazione dell’attività sismica e un incremento delle emissioni di gas, specialmente nella zona della Solfatara. L’analisi dei dati ha mostrato che la sorgente di magma si è progressivamente avvicinata alla superficie, passando da una profondità di circa 6 km a 4 km.
La ricerca sottolinea l’importanza di un monitoraggio continuo, considerando la densità della popolazione nell’area e i possibili rischi per la sicurezza. Grazie a sofisticate reti di misurazione terrestri e satellitari, gli scienziati sono in grado di monitorare costantemente la situazione, collaborando strettamente con la Protezione Civile per assicurare una risposta tempestiva a qualsiasi sviluppo futuro.
Questa scoperta richiede un’attenzione costante e una gestione proattiva del rischio vulcanico nei Campi Flegrei, con implicazioni dirette per la sicurezza della popolazione locale e per la pianificazione delle emergenze in una delle regioni più densamente popolate d’Europa.
Lascia un commento