Con la Rosa della speranza di Mario Narducci si conclude l’omaggio a Spoleto

La pittrice LINDA LUCIDI vince la quarta manche del progetto Omaggio a Spoleto con il dipinto “Monteluco e la rosa” ispirato dai versi del poeta aquilano MARIO NARDUCCI. Il progetto Poeti e Pittori Insieme per omaggiare Spoleto, ideato ed organizzato dalla poetessa romana ANNA MANNA, è stato lanciato a Spoleto lo scorso anno a luglio […]

La pittrice LINDA LUCIDI vince la quarta manche del progetto Omaggio a Spoleto con il dipinto “Monteluco e la rosa” ispirato dai versi del poeta aquilano MARIO NARDUCCI. Il progetto Poeti e Pittori Insieme per omaggiare Spoleto, ideato ed organizzato dalla poetessa romana ANNA MANNA, è stato lanciato a Spoleto lo scorso anno a luglio presso la Galleria LA BOTTEGA DELL’ARTE di Katy Laudicina. Con quattro poesie dedicate a Spoleto da quattro poeti noti: due aquilani, Liliana Biondi e Mario Narducci, lo spoletino Sandro Costanzi e la stessa Anna Manna.

 Dopo le poesie di Anna Manna e Sandro Costanzi dedicate alla musica, dopo i versi di Liliana Biondi che hanno attirato l’attenzione verso la figura storica di Lucrezia Borgia, che governò Spoleto, la lirica di Mario Narducci richiama l’attenzione dei pittori su Monteluco, luogo montano vicinissimo a Spoleto. Si conclude così la kermesse culturale, dopo un anno di votazioni, eventi e commenti critici, con la votazione per i dipinti ispirati dalla poesia di MARIO NARDUCCI.

Per il PREMIO SPECIALE fuori concorso vince la pittrice GIOVANNA GUBBIOTTI,che per prima ha portato a Spoleto i versi del poeta aquilano, vincendo anche in altri concorsi per questa capacità di entrare in sintonia con la poesia attraverso i suoi pennelli.  

La poesia di MARIO NARDUCCI, esposta in vetrina per un anno alla Galleria La bottega dell’Arte, ad una prima lettura si presenta come una poesia d’amore. Tra la dolcezza ed il dolore si sviluppa il canto poetico che Narducci dedica a Monteluco. E a Monteluco i versi ed i dipinti hanno rivestito idealmente di poesia e colori il Bosco Sacro degli dei pagani.

Un luogo semplice, schietto, del tutto naturale, eppure incantato, dove s’incontrano il Sacro ed il Profano, la gioia della natura e la contemplazione del Mistero. Monteluco si erge tra Spoleto ed il cielo umbro, un luogo incantevole che riesce a parlare con la città ed i suoi abitanti, che comunica con loro attraverso giornate di fresco prato al sole. E la splendida visuale che arricchisce il panorama.

Così, appena la primavera risveglia l’erba del prato di nuovo verde, gli spoletini tornano a rivivere il mito della scampagnata a due passi da casa.  Ma il viandante di Monteluco, il turista, l’abitante coglie anche l’eco della spiritualità. Il richiamo del sogno, la sensazione di essere avvolto da una dimensione dell’Oltre che lo sovrasta. Così, in un paesaggio povero come l’Eremo di San Francesco, che richiama pellegrini da tutto il mondo, ed il Bosco Sacro agli dei pagani, luogo d’incantesimi e richiami sensuali, si avvicendano, su quell’altura a poca distanza da Spoleto, sensazioni, sentimenti, miraggi, preghiere, speranze e desideri apparentemente contrastanti, quasi in una sotteranea battaglia. E la Semplicità regna in quel luogo di duplice fruizione. Perché la semplicità non è mai banale, al contrario è la sintesi di un equilibro degli opposti. La Coincidentia Oppositorum come dicevano gli antichi.

Ecco le parole del poeta aquilano riguardo il sorgere dell’ispirazione, soffermandosi in questo luogo dall’intramontabile fascino: “La sacralità di Monteluco, che si perpetua da secoli, il mistero del suo bosco, dove ancora sembrano correre, leggiadre, le ninfe della tradizione pagana cui si lega, in modo meraviglioso, con il conventino francescano, il messaggio cristiano (cieli nuovi e terre nuove): nessuna distruzione del passato ma ri-creazione! È nel bosco che, proprio in ragione della sua sacralità, fioriscono gli amori, torna la visione di incantamenti primi, sorgono albe e tramonti che segnano lo stupore quotidiano, si succedono le stagioni segnalando palingenesi quotidiane che solo può avvertire chi solo, della natura, è parte viva.”

Ma il poeta Mario Narducci, con i suoi versi dedicati a Monteluco, non ha soltanto richiamato l’attenzione dei pittori sul paesaggio intorno a Spoleto. Il messaggio del poeta è forte, colpisce, insinuandosi tra le parole apparentemente dedicate ad un amore perso o forse non vissuto. Verso dopo verso il lettore sente che quell’amore perduto è la sintesi di un’occasione per tutta l’umanità. Ed a questo punto Narducci sembra sintetizzare l’avventura umana come l’Occasione Perduta della scoperta dell’amore vero. L’amore vero è quello che nasce dalla terra umida, la terra che ha conosciuto il pianto. La sua poesia assurge così a significato universale e, superando i limiti dell’egoismo, della fruizione egoistica della felicità dell’incontro, diventa un forte messaggio umanitario. L’amore donato all’altra, agli altri perché sboccino nuovi fiori. La Speranza irrompe nei versi attraverso la rosa rossa di vita e passione.

La pittrice LINDA LUCIDI, in piena empatia e simbiosi mentale con il poeta ed i suoi versi, lancia, attraverso le linee ed i colori del suo dipinto, LA ROSA ROSSA DELL’AMORE come l’ultima pennellata sul quadro che dipinge l’intrigo dei rami, il traballio delle foglie, la mescolanza di luci ed ombre dell’ideale bosco dell’umanità. Dove manca, necessita e si attende la ventata dell’AMORE.

Il bosco di LINDA LUCIDI, in un traballante silenzio, sembra attendere un evento che dia nuovo respiro alla natura. E la pittrice, bravissima, schiaffeggia gli alberi, il suolo, la terra umida di pianto con la Rosa Rossa, quasi sanguinante, della scoperta più grande dell’uomo sulla terra: l’Amore, come dono e non come fruizione edonistica ed egoistica.

In questo splendido finale dell’Omaggio a Spoleto, che pure aveva già regalato molte emozioni e molti sentimenti, la poesia e la pittura veramente si sono incontrati su una strada di grande attualità. La ROSA ROSSA dell’amore da Spoleto e dai suoi artisti è un piccolissimo petalo della grande fioritura della Speranza: l’amore tra tutti, la pace nel mondo.

Voglio concludere con un commento di MARIO NARDUCCI, che illumina il senso dell’incontro con la Poesia. “Quando ci si riconosce anche in un solo verso di una poesia, avviene in fondo questo miracolo relazionale. Ecco perché nella poesia gioia e dolore hanno parte dominante, perché non solo ne sono l’anima, ma ne escono purificati. Un dolore puro e completo è impossibile, come è impossibile una gioia pura e perfetta, diceva Tolstoj. Bene, nella poesia è possibile anche questo miracolo.” Nel mondo dell’Arte anche la Speranza è un evento puro e perfetto.

ANNA MANNA

***

LA POESIA DI MARIO NARDUCCI

MONTELUCO

Da questo bosco

sacro di lecci e d’amore

ho colto manciate

di terra umida

per dar vita ai tuoi fiori.

Lascia allora che tra le mie dita

scivoli la terra

come chicchi di grano

e mi resti nella mano

solo il dolore di pietre inutili

ch’io possa guardare con tristezza

prima che per sempre le allontani.

A te le cose più buone

tu sola porti fiori negli occhi neri

e tra i capelli ti stanno

le margherite che non sfoglio

perché temo il dolore

di rifiuti autunnali.

Prendi la mia terra allora

fanne rose rosse per chi vuoi.

Io sto soffrendo da oggi

il rito di giorni perduti.

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