Il mondo dello sport italiano è in lutto: nella giornata di martedì 29 ottobre 2024, la giovane promessa dello sci alpino Matilde Lorenzi si è spenta a 19 anni a seguito delle conseguenze di una caduta in allenamento. A dare notizia della morte dell’atleta, facente parte del gruppo sportivo dell’Esercito, è stato il Ministero della Difesa. La componente della squadra junior femminile originaria di Villarbasse (Torino), militante in Coppa Europa, è rimasta vittima di un incidente mentre scendeva sulla pista Grawand G1 in Val Senales.
Questa la fredda cronaca.
“Muor giovane chi è caro agli dei”, cosi’ proclamava il greco Menandro, cui ha fatto eco Leopardi, 21 secoli dopo, nel suo canto Amore e morte: «Muor giovane colui ch’al cielo è caro». Ci credevano, entrambi e tutti coloro che ripresero in seguito questo motto? O sono parole consolatorie dette così per dire, soprattutto nel periodo della Grecia antica, e più ancora arcaica, quando si dovevano giustificare le morti di tanti giovani nelle sue interminabili guerre (che le morti per stupro e violenza delle giovani non erano degne di menzione)?
Così si esprime l’eroe Achille, sotto le mura di Troia, consapevole di essere di fronte a un duplice destino; se resto a combattere, mormora tra sé, «è precluso a me il ritorno, ma avrò gloria immortale; se invece andassi a casa nella cara terra dei padri, sarebbe perduta per me la nobile gloria…» (Il. IX, 413-415). Ma 19 anni sono maledettamente pochi per morire e poco consola pensare che è accaduto mentre volava sotto il cielo esprimendo la sua gioia più grande e più pura: sciare.
Amante della fotografia, della moda, della lettura e dell’uncinetto, praticato come antistress prima delle gare, le vette erano il suo rifugio: “La montagna è un posto dove sentirsi liberi e lasciarsi andare. Mi piace anche senza neve, per correre e andare in bici”. Questo aveva scritto pochi giorni prima. Quella montagna l’ha tradita o forse così amata da stringerla troppo. Di certo dal 29 scorso il cielo brilla di una luce in più.
Sul vasto pendio, sotto le montagne che nel settembre del 1991 restituirono lo scheletro di un uomo di 5.300 anni fa, ribattezzato Oetzi, c’è la pista Grawand dove sono posizionate le porte rosse e blu. Squadre e sci club tracciano ognuno il proprio percorso. La pista Grawand nr. 3, dove si è consumata la tragedia di Matilde, è lunga 850 metri con un dislivello di 200, è classificata rossa ma non difficile, anche perché dopo un tratto iniziale ripido, diventa più facile. È proprio sul tratto pianeggiante, precisamente sul cambio di pendenza, che si è verificato l’incidente. Si dice quando è destino! Io credo che ogni destino ha un senso anche quello più tragico. Penso che il cielo avesse più bisogno della terra del giovane sorriso di Matilde e se l’è preso.
Carlo Di Stanislao
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