Chissà quante volte ci passiamo davanti: chi ogni giorno, chi almeno una volta alla settimana.
Eppure, magari, non la notiamo: forse perché è lì da tanto tempo, da più di mezzo secolo; forse perché è una «semplice» stazione di rifornimento.
E invece è anche un piccolo pezzo di storia aquilana contemporanea, tanto da diventare un riferimento toponomastico orale che, nella parlata popolare, è noto come «Quaianni»; un’espressione che, dal cognome del fondatore, è passata ad indicare comunemente anche il bivio tra la S.S. 17 e la S.S. 80, dove sorge il fabbricato del distributore.
Una stazione di servizio costruita molti decenni fa, all’ingresso ovest dell’Aquila, nel punto dove s’incontrano le due strade statali.
Quasi come se fosse un cippo, o una pietra miliare, questa piccola e particolare costruzione asseconda il bivio con la sua forma triangolare dalla punta arrotondata; sembra la prua di una piccola nave che viaggia verso la città, con la sua linea aerodinamica.
E, se la guardiamo ancor più attentamente, ci accorgiamo che non è un semplice «gabbiotto» ma la testimonianza di un periodo del Novecento, di un certo «stile» («design») che caratterizzava quell’epoca; un linguaggio di progettazione architettonica – industriale e commerciale – talora con risultati più che apprezzabili, anche se si trattava di stazioni di rifornimento e di aree di servizio.
Probabilmente un esemplare unico, di quel tipo, nella nostra Città e dintorni.
La costruzione è realizzata in cemento, con un’ampia copertura-tettoia sagomata e sporgente, eppure, vista di lato, appare con un profilo molto «leggero», «scattante», anche grazie alla sua piccola e pratica volumetrìa. Un triangolo dalla punta arrotondata, una specie di segnale stradale che indica la direzione di Viale Corrado IV e sembra dire ai passanti: «- proseguite dritto, da lì si entra in città! -».
La colonna-pilastro che si trova sulla punta è addirittura rifinita da tante rigature orizzontali, quasi come un richiamo contemporaneo a un «bugnato» rivisitato.
Un piccolo pezzo di architettura e di storia urbana contemporanea che ci ricorda una certa epoca, una pagina di storia dell’architettura novecentesca, e ci mostra come la progettazione di edifici industriali e commerciali – Ieri come Oggi – può essere un’«arte» che, oltre all’aspetto pratico, guarda con attenzione anche alla cura estetica; ovviamente sempre tenendo conto del contesto circostante.
Mauro Rosati
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