Con oggi sono trascorsi cinquanta anni dalla morte di Martin Luther King, il “Ghandi americano” che costrinse con la forza delle parole gli Stati Uniti e il mondo a chiedersi se il razzismo potesse essere il sentimento giusto a guidare la civile convivenza. E sembra che questo anniversario sia stato in qualche modo anticipato dalla storia: prima, la morte di Winnie Madikizela-Mandela lunedi’ scorso, che col marito Nelson Mandela rappresentarono la lotta al segregazionismo in Sudafrica. Poi, ieri sera all’Auditorium Parco della musica di Roma, il concerto di Bob Dylan, la cui carriera fu lanciata anche grazie alla partecipazione alla marcia di Washington del 1963, e alle canzoni che accompagnarono e amplificarono la protesta. Quel 28 agosto di 55 anni fa, nella capitale degli Stati Uniti, tra le 200 e le 300mila persone sfilarono per chiedere il rispetto dei diritti civili, un evento storico per la societa’ civile americana. E fu in quell’occasione che King, a capo di un movimento politico di ispirazione cristiana, pronuncio’ il discorso “I have a dream”. Il suo sogno era porre fine all’intolleranza e alle discriminazioni contro gli afroamericani, superando il concetto stesso di razza: “Non ci sara’ in America ne’ riposo ne’ tranquillita’ fino a quando ai negri non saranno concessi i loro diritti di cittadini”, scandi’ il leader.
Ma subito avverti’: “Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di liberta’ bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento”. “Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima”. A Washington, il 24 marzo scorso, 800mila persone sono tornate a manifestare pacificamente contro la diffusione delle armi dopo l’ennesima sparatoria in un liceo americano. Una protesta invocata dai movimenti studenteschi che si e’ svolta in contemporanea in altre 863 citta’ americane. Sebbene altrove proseguono le guerre per il controllo delle risorse economiche, o le violenze di natura etnica o religiosa, i fatti dimostrano che l’eredita’ di questo leader non e’ stata dimenticata.
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