Tra passato e presente debutta venerdì 17 settembre, a San Benedetto del Tronto, Teatro Concordia, alle ore 21,30, il nuovo allestimento che il Teatro Stabile d’Abruzzo ha coprodotto con Teatri d’Abruzzo Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello con Cristina Cartone, Tommaso Di Giorgio, Stefania Evandro, Federica Nobilio, Ottaviano Taddei, Alberto Santucci, Rita Scognamiglio, Giacomo Vallozza, costumi Chiara Curci e la regia di Antonio Silvagni.
Così è (se vi pare) è uno degli allestimenti che prende vita nell’ambito di “Progetto Abruzzo” la nuova attività che il TSA propone in collaborazione con le amministrazioni provinciali di Chieti, L’Aquila, Pescara, Teramo e che offre sinergie e sostegno alle realtà più prestigiose e dinamiche del panorama teatrale abruzzese su tutto il territorio nazionale.
La messinscena pirandelliana, che viene presentata nell’ambito del 16° Incontro Nazionale dei Teatri Invisibili, organizzato dal Laboratorio Teatrale “Re Nudo”, risente profondamente degli ultimi avvenimenti che hanno sconvolto l’Abruzzo: il terremoto, che per Pirandello era un pretesto per azzerare certezze e fisionomie, e un non luogo da cui far emergere la critica alle sicurezze preconfezionate, diventa ora punto di partenza imbarazzata e comica per un’inchiesta sul profondo dissidio tra verità e realtà, tra le ostentate certezze dei salotti televisivi e l’eterna fragilità dell’esistere.
Verità fluttuanti e identità incerte diventano tracce da scovare sotto le macerie del sisma .
Lo spaesamento di chi arriva da un luogo in rovina contrasta con la messinscena delle presunte verità; e la morbida ricerca di un equilibrio esistenziale da parte di coloro che arrivano dalla catastrofe appare follia a chi non ha ancora conosciuto il vuoto sotto i piedi.
Il terremoto della Marsica nel 1915 cui Pirandello fa un rapido accenno nell’opera Così è (se vi pare ) corrisponde nel presente allestimento al franare dell’architettura emotiva e psicologica del Signor Ponza e della Signora Frola, reduci volutamente anonimi e impegnati nella ricostruzione di un senso nuovo e possibile dell’esistere, ‘aperto a mille lampi’ se pur privo di una verità burocratica.
Il salotto Agazzi diventa così un microcosmo autosufficiente in cui personaggi creati da una realtà mediatica incarnano ruoli autoreferenziali, cui nulla importa della verità reale.
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