Sarkozy ha promesso che affronterà l’argomento rom oggi a Bruxelles al vertice europeo, ma ha già incassato il sostegno di Silvio Berlusconi: “La signora Reding avrebbe fatto meglio a trattare la questione in privato con i dirigenti francesi, prima di esprimersi pubblicamente come ha fatto”, ha dichiarato il premier italiano a Le Figaro, incurante del richiamo ad una tutela dei diritti di tutti, venuto sia dalla Merckel che da Obama. Ed entra in campo, dalla parte dei duri, anche Il leader della Lega, Umberto Bossi, che commenta i provvedimenti anti rom del governo francese dicendo: “Sarkozy sta facendo bene sulle espulsioni. La maggior parte dei furti li fanno i rom, certo non sono il demonio però chi lavora, torna a casa e la trova buttata per aria, non è molto allegro”. Al question time di ieri si sono defilati tanto Frattini che Maroni ed è toccato al Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, rispondere, a nome del Governo, sugli accordi tra Italia e Libia in tema di cooperazione e immigrazione. Vito, lasciato da solo in trincea, ha detto di rispondere sulla base degli ”elementi in possesso del ministero degli Esteri” dopo la stipula degli accordi di collaborazione con le autorità libiche per il pattugliamento delle coste del Mediterraneo che hanno visto ”specifiche intese – ha sottolineato – siglate nel 2007 dall’allora ministro Amato” e poi dal ministro Maroni poi e che prevedono la ”donazione di alcune motovedette ed il comando libico delle stesse con la presenza a bordo di personale italiano”. Accordi, ha ricordato Vito che il ”trattato di amicizia italo-libico non ha modificato”. E ha aggiunto che nonostante le autorità libiche hanno ”formalmente presentato scuse ufficiali” ed avviato un’inchiesta per accertare responsabilità, il governo italiano approfondirà come apportare i necessari correttivi da apportare agli accordi mentre avvierà con le autorità di Tripoli un ”approfondimento” per la tutela dei natanti da pesca italiani. Ma sulla vicenda si spacca anche la destra, con Stefano Stefani, della Lega, che dice che non bastano semplici scuse e molti che cominciano a preoccuparsi dell’amicizia fra Berlusconi e Gheddafi, che offre appigli critici all’opposizione che oggi può dire, sul Manifesto ad esempio, che questo governo permette lo sforamento anti-unione delle quote latte per garantire l’elettorato leghista del Nord, ma anche lo sparare ad altezza d’uomo da parte dei libici, senza nessuna garanzia per i pescatori del Sud, per non dispiacere all’alleato africano a cui ha appaltato la questione immigrazione. Per il Vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, si spara con troppa facilità e si assiste “a una vera e propria inerzia del governo italiano”. Nella veste anche di presidente del Consiglio Cei per gli Affari giuridici, il prelato commenta la vicenda del motopeschereccio siciliano bersagliato dai colpi di una motovedetta libica aggiungendo:”Quello che preoccupa molto è che non ci sia nessuna iniziativa politica che metta mano quanto meno ad affrontare la questione della competenza circa le acque del Mediterraneo”. ”Noi siamo molto preoccupati – aggiunge – per la facilità con cui si mette mano alle armi e si attenta alla vita delle persone”. Ma anche questo pare consentito al colonnello Gheddafi nei confronti della nostra genuflessa Nazione. Insieme a queste amare constatazioni, leggiamo oggi che, stando non alla stampa comunista, ma alla Confindustria, siamo i peggiori in Europa quanto a ripresa. La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sintetizza la situazione economica del paese intervenendo al convegno sulle previsioni d’autunno del centro studi e spiega che “il Csc stima una crescita per il 2010 dell’1,2%, per il 2011 dell’1,3% quindi, il peggio e’ alle spalle e la recessione non c’e’ più, la capacità di crescita e’ ancora bassa” e “siamo ancora in una situazione incerta”. E contrariamente ai trionfalismi di Berlusconi e Tremonti, la presidente aggiunge che “se guardiamo alla Germania, che nel 2010 crescerà del 3,4 per cento e alla media europea che è dell’1,7 per cento, ci rendiamo conto di come ancora una volta il problema vero dell’Italia è una bassa crescita”. Questo “vuol dire anche una capacità di riassorbire la disoccupazione più lenta” tanto che “noi stimiamo di arrivare a un 9,1 per cento di tasso di disoccupazione nel 2011”. Poi la leader degli industriali è tornata sulle deroghe al contratto dei metalmeccanici per il settore auto. “Come tutte le trattative complesse – ha osservato – sono abbastanza delicate. Però noi stiamo procedendo. Ieri c’è stato il primo incontro, stiamo ragionando come primo punto sulle deroghe da fare al ccnl dei metalmeccanici per permettere all’accordo di Pomigliano di stare nel contratto nazionale”. Ma “al di là di questo” il tavolo aperto tra Federmeccanica, Fim e Uilm è nato “per cercare – non solo per Fiat ma per tutte le imprese metal meccaniche del paese – nuove regole” che “ci aiutino ad avere maggiore flessibilità e competitività” e “dove ci sarà maggiore crescita, a pagare salari maggiori”. Come dire che da un lato siamo in mano ad un governo inaffidabile che incrementa (i dati sono di Bankitalia, pubblicati due giorni fa) il debito pubblico non tagliando spese e istituzioni inutili (Provincie ed enti clientelari) e riduce le entrate fiscali, preoccupandosi di sopravvivere alla meno peggio e stringendo alleanze con personaggi (Gheddafi e Putin, ad esempio) per lo meno discutibili. Dall’altra, la classe imprenditoriale del nuovo rampantismo, minaccia un ritorno di fatto al medioevo, con principi onnipotenti e servi che non possono far altro che accettare tutto, per il fatidico tozzo di pane. E per quanto concerne il centrosinistra, continua a non macinare consensi, nonostante la visibile crisi della destra. Nel Pd, ad esempio, da una parte ancora una volta D’Alema e si dice d’accordo con l’ex leader del Pd, Walter Veltroni (“Anch’io temo alchimie elettorali che aggirino i problemi del Pd”), ma dall’altra invita a rafforzare la leadership di Bersani. Sulla sponda opposta lo stesso Veltroni critica l’attuale impostazione di partito (“dà l’immagine di un partito senza bussola strategica”) e poi ribadisce: “Per me il leader è Bersani”. Salvo poi invocare un “papa straniero”: “Non escludiamo di cercare il candidato fuori da sé, un leader che possa federare, qualcuno che venga dalla società. Il Pd e il centrosinistra non devono escludere di cercare il ‘papa straniero’, come fu Romano Prodi”. Davvero un gran casino anche di parole oltre che di intenti, proprio quello che non ci serve in un’Italia a picco, con cattivi alleati e imprenditori orientati solo al profitto.
Carlo Di Stanislao
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