Forse non sono di sinistra (come li ha scherzosamente definiti il presidente del Consiglio) e nemmeno di destra. Ma certamente sono in confusione al centro… del campo. La terza giornata di serie A ha visto più di un direttore di gara sbagliare valutazioni (e, bisogna aggiungere, in almeno un caso con la complicità di qualcuno in mala fede). La pattuglia dei 20 da questa stagione affidati alla supervisione del responsabile della Can A, Stefano Braschi, ha diversi episodi contestati da andarsi a rivedere. Ed il turno infrasettimanale di mercoledì arriva al momento giusto per far riposare i protagonisti degli episodi contestati. Il più clamoroso è quello che ha portato l’arbitro Rocchi a decretare l'(ingiusta) espulsione del cesenate Colucci in Cesena-Lecce. Uno scambio di persona dettato dalla ‘soffiata’ di un avversario. Al 38′ del pt Nagamoto commette fallo su Munari, ma Rocchi mostra il rosso a Colucci (già ammonito), tratto in inganno da un giocatore del Lecce. A partita finita arrivano le scuse, con l’impegno di un referto che eviti la squalifica, come poi avviene. Ma intanto il danno è fatto. Che putiferio sarebbe scoppiate se il Cesena non avesse vinto? “Non un bel segnale” ha commentato il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete. Una mancanza di fair play che non farà felice nemmeno il presidente dell’Aia, Marcello Nicchi. Che ad inizio stagione aveva insistito sulla collaborazione, al fine di creare un clima il più possibile disteso. La spiata è il segnale che molto c’è ancora da lavorare. Ma a parte il caso di Cesena-Lecce, in cui l’arbitro è stato tratto in inganno (e poi ha insistito nell’errore, nonostante la possibilità di rivolgersi ai suoi assistenti), altri hanno reso amara la domenica della categoria. Come il fallo di mano in area di Zaccardo in Parma-Genoa, che l’arbitro Rizzoli ha punito giustamente con un rigore, ‘dimenticando’ però di espellere il giocatore del Parma, già ammonito. Nonostante il regolamento dica che “se un fallo di mano interrompe un’efficace azione d’attacco” merita il giallo. Valutazione discutibile anche quella di Damato in Fiorentina-Lazio, con il rigore generosamente concesso ai viola per un contatto Ledesma-Cerci che non appare evidente. Se Romeo avesse adottato lo stesso metro in Palermo-Inter avrebbe potuto concedere un penalty ai rosanero (contrasto Chivu-Nocerino) ed il presidente Zamparini (che ne ha visti ben quattro per la sua squadra) non avrebbe tuonato “l’Inter è la nuova Juventus”. Salvo poi chiarire che si riferiva al “potere mediatico”.
Arbitri quanti errori, ma in campo manca fairplay
Forse non sono di sinistra (come li ha scherzosamente definiti il presidente del Consiglio) e nemmeno di destra. Ma certamente sono in confusione al centro… del campo. La terza giornata di serie A ha visto più di un direttore di gara sbagliare valutazioni (e, bisogna aggiungere, in almeno un caso con la complicità di qualcuno […]
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