Un testimone diretto dell’epoca, 《un certo》 Buccio di Ranallo, ci racconta che prima del 1362 la fiera e la festa di San Massimo ad Aquila si tenevano il giorno di San Luca l’evangelista, ossia il 18 ottobre.
In quello stesso giorno – però – si teneva fiera anche all’Isola (oggi Isola del Gran Sasso d’Italia), sicché se ne ricavava poco per via della concomitanza.
Scrive il nostro Buccio:
《Avevamo la feria, dico, lo Santo Luca;
Per la feria dell’Isola non valea palluca.》.
San Massimo d’Aveja, patrono dell’Aquila e del Quarto di San Giovanni, è anche patrono di Isola del Gran Sasso e di altri centri come Opi di Fagnano e Penne.
Possiamo osservare, inoltre, che ottobre è un mese molto impegnativo per i lavori della campagna (ad es. semina, raccolta dello zafferano) prima della pausa invernale; per cui gli abitanti del Contado avevano probabilmente difficoltà a recarsi in città per partecipare alla fiera e ai festeggiamenti del Santo patrono.
Così gli Aquilani pensarono di traslare la fiera da ottobre a maggio, insieme ai relativi festeggiamenti in onore del Santo, e ne fecero richiesta al Re e alla Regina di Napoli.
Continua Buccio:
《Divisaro Aquilani che ad magio se conduca,
et sia fatta sì bella, como sole traluca.
Ad dece dì de magio se devìa commensare,
In festa de santo Maximo si sse degia affermare,
Et otto dì da poi essa degia durare,
Et tucte le Arti de Aquila in piacza degia stare.》.
Il racconto di Buccio di Ranallo prosegue con la descrizione della fiera e dei festeggiamenti di San Massimo nel maggio del 1362, con la quale si conclude la sua bella Cronaca rimata.
Nota. I versi citati in questo contributo sono tratti dall’edizione della Cronaca di Buccio di Ranallo curata da Vincenzo De Bartholomaeis (1907), pp. 299-300.
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– Il diploma di reale assenso del 1361: la fiera e la festa vengono traslate da ottobre a maggio.
Il De Bartholomaeis cita in nota (pp. 299-300) il diploma di reale assenso che autorizza la traslazione della fiera da ottobre a maggio.
Il diploma di assenso, spedito ad Aquila in data 16/06/1361 dal re Luigi I d’Angiò di Napoli (Luigi di Taranto) e dalla regina Giovanna I di Napoli, ci fornisce i dettagli della fiera di ottobre e di quella di maggio:
per concessione del re Roberto d’Angiò (《ex concessione clare memorie domini regis Roberti》, la fiera di ottobre si teneva nel giorno di San Luca l’evangelista (《in festo Sancti Luce》, 18 ottobre) per una durata di dodici giorni (《per dies duodecim》); su richesta degli Aquilani si autorizzava lo spostamento della fiera all’ottavo giorno di maggio, due giorni prima della festa di San Massimo (10 maggio), per la durata di dieci giorni e includendo anche la festa di San Pietro confessore (ossia San Pietro Celestino, 19 maggio, compatrono dell’Aquila e patrono del Quarto di San Giorgio).
– Il diploma di reale assenso del 1363: la fiera viene traslata da maggio a giugno.
Due anni dopo, nel 1363, sempre su richiesta degli Aquilani, un nuovo diploma di reale assenso autorizza lo spostamento della fiera dal mese di maggio al mese di giugno e, come ipotizza lo storico aquilano Anton Ludovico Antinori (1704-1778), anche la festa di San Massimo seguì la fiera, e passò dal 10 maggio al 10 giugno.
Il De Bartholomaeis cita in nota questo nuovo diploma, dato il 25/04/1363 e concesso dalla regina Giovanna I di Napoli (il re Luigi I era morto nel maggio del 1362). Il diploma autorizza la traslazione della fiera (con la festa) dal mese di maggio al mese di giugno, con durata dall’ottavo giorno del mese fino al quindicesimo (《ab octavo usque ad quintum decimum diem dicti mensis iunii》).
Lo storico aquilano Anton Ludovico Antinori, citato sempre dal De Bartholomaeis, riferisce che la fiera fu novamente trasferita a maggio nel 1456 《per privilegio di Alfonso d’Aragona》 e che restò confermata in tal modo anche dall’imperatore Carlo V nel 1520.
Possiamo forse ipotizzare che la festa religiosa non abbia seguito nuovamente la fiera in questa nuova traslazione e che pertanto la memoria di San Massimo sia rimasta al 10 giugno fin da allora:
quattro secoli dopo, l’Antinori riferisce che al suo tempo (XVIII secolo) San Massimo si celebra 《a’ 10 di giugno》, come lo celebriamo anche noi tutt’oggi.
La nuova fiera di San Massimo del giorno d’oggi si tiene nello stesso giorno della festività religiosa, ossia il 10 giugno.
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Il 10 giugno, tra l’altro, è l’anniversario di un importante evento storico, sempre legato al culto di San Massimo d’Aveja:
il 10 giugno dell’anno 956, Ottone I di Sassonia (Ottone I il Grande, imperatore dei Romani dal 962) e papa Giovanni XII si recarono in visita alle spoglie di San Massimo presso 《Civita Sancti Maximi》 (Civita di San Massimo) che oggi conosciamo come Civita di Bagno, all’epoca sede della Diocesi di Forcona di cui abbiamo oggi testimonianza materiale nei resti dell’ex cattedrale di San Massimo presso Civita di Bagno.
Come sappiamo, nel 1257 la Diocesi di Forcona venne traslata ad Aquila dal vescovo Berardo da Padula, e con essa il titolo di San Massimo che venne unito a quello del già esistente patrono San Giorgio nella Cattedrale aquilana (come da recenti studi e articoli di Sandro Zecca).
Cattedrale aquilana che, da allora, è intitolata ai Santi Massimo e Giorgio
Mauro Rosati
Riferimenti bibliografici e sitografici:
-《Cronaca Aquilana rimata di Buccio di Ranallo》, a cura di Vincenzo De Bartholomaeis, Forzani e C. Tipografi del Senato, Palazzo Madama – Roma 1907.
-《San Massimo d’Aveia martire》, scheda a cura di don Claudio Tracanna;
in http://www.santiebeati.it/dettaglio/91218
(URL consultato in data 23/10/2022).
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