Successione Berlusconi, Pasquino (prof. Uni. Bologna): “Berlusconi non ha potuto tollerare alcun successore e non ha saputo costruire nulla in questi termini, non c’è una persona che possa succedere perché non è stata designata. Berlusconi è un despota politico e imprenditoriale. Renzi e Calenda? Ego non solo spropositati ma permanentemente in erezione”
Gianfranco Pasquino, politologo e professore emerito di scienza politica dell’Università di Bologna, è intervenuto nella trasmissione “Base Luna chiama terra” condotta da Lorenzo Capezzuoli Ranchi in onda su Cusano Radio Campus
Riguardo la sua critica alle critiche pregiudiziali, senza dimenticare che Giorgia Meloni ha fatto queste scelte dicendo di premiare le competenze tra queste anche quella di Giuseppina Di Foggia, il primo vero nome di una donna amministratore delegato nelle partecipate pubbliche.
“Molto bene per la prima donna, ce ne potevano essere di più. Probabilmente ce ne saranno molte nel Consiglio d’amministrazione e questo va benissimo. Io credo che quando si forma una maggioranza di governo anche con una coalizione che comprende più partiti si abbia il diritto di scegliere le persone che devono applicare una parte del programma con la quale il governo ha vinto le elezioni e quindi sulla base dell’esperienza di quelli che vengono cooptati. Parlando con riferimento alle euro-competenze, non escludo che possano esserci anche appartenenze politiche, nel senso che è giusto che siano persone affidabili che vengano riconosciute come tali nel governo del suo insieme”
Lei nel suo articolo di oggi ha ricordato le radici dello spoil sistem, che riguarda il termine degli spogli dei vinti che vengono spartiti dai vincitori. Questo è utile per capire che non bisogna condannare in via preventiva questi nomi prima che abbiano messo in campo qualsiasi manifestazione alla guida delle loro società.
“Condannare no, criticare si potrebbe quando si dimostra di non avere competenze adeguate, o nessuna esperienza pregressa o che non garantiscono che sono coloro che guidano davvero le aziende partecipate e che quindi ricevono imput da luoghi che noi non possiamo controllare. Se il procedimento è trasparente il governo nomina coloro che attuano i programmi. Il parlamento può intervenire in corso d’opera ma alla fine saranno i direttori dicendo di aver scelto delle buone persone, di aver fatto delle politiche efficaci”
Sembra che Giorgia Meloni abbia ceduto su qualche nome agli alleati di governo, Lega e FI l’avrebbero spuntata su nomi come quelli di Scaroni e Cattaneo. Il suo parere su quanto sta accadendo in FI, c’è e torna il tema della successione di Silvio Berlusconi, che ne sarà di questo partito secondo lei?
“Sia FI che Lega hanno ottenuto qualcosa e è giusto che si attribuiscano compiti agli alleati perché fanno parte della coalizione di governo. È colpa di Berlusconi, non ha potuto tollerare alcun successore e non ha saputo costruire nulla in questi termini, non c’è una persona che possa succedere perché non è stata designata. Berlusconi è un despota politico e imprenditoriale. Quello che succederà non lo so, ma è chiaro che alcuni hanno già anticipato la fine di Berlusconi e se ne sono andati, come Gelmini e Carfagna, dipende dall’insieme di FI, se qualcuno è in grado di riconoscere qualche capacità di coordinamento dell’attività, ma mi pare un’operazione difficile perché non hanno risorse economiche e non hanno potuto sviluppare esperienza di organizzazione e coordinamento”
Si parlava di una campagna acquisti, tanto da FI che Lega, ma anche una che poteva cominciare dal terzo polo, in particolare non solo da Azione che ha già acquistato Gelmini e Carfagna ma anche Renzi, che alcuni vociferavano cercasse di entrare in una maggioranza. Un progetto del terzo polo che sembra essere naufragato.
“Sì. Qualcuno anticipando le debolezze di FI se n’era andato e se ne è andato dove avrebbe trovato seggi sicuri, questo è l’esempio di Lucio Malan, che era a FI, fermamente berlusconiano, quando ha capito che l’aria non era buona è andato a parlare in giro e ora è capogruppo di Fratelli d’Italia in Senato. Io non parlerei di campagna acquisti o parlamentari in vendita anche se abbiamo visto che qualcuno si è venduto ai soldi notevoli di Berlusconi. C’è stato un piccolo tentativo del terzo polo – che noi chiamiamo impropriamente così ma sarebbe un quinto polo – di acquisire qualcosa dal centro, come Gelmini e Carfagna, due parlamentari non irrilevanti che hanno accettato di andare con Calenda. Ma Calenda verrebbe dal PD. È un’operazione fatta da due ego spropositati, molto al di sopra delle loro capacità, che sono quello di Calenda e quello di Renzi che non ha prodotto quasi nulla. Perché? Perché in politica ci vuole anche di cultura politica, raccontavano delle storie che non hanno fondamento, che loro sarebbero il partito liberal democratico che vanno a cercare dentro Berlusconi altri liberali ma quello di Berlusconi non è un partito liberale, semmai un partito grossomodo centrista. Questa narrazione non può essere condotta così, è sbagliata, prima finisce meglio è per il sistema politico italiano”
Ha parlato di due ego spropositati, quelli di Renzi e Calenda come il più grande ostacolo per la formazione di un progetto centrista, è stata una questione solo di ego che ha causato questa implosione?
“No non solo di ego anche se si tratta di ego non solo spropositati ma permanentemente in erezione. Questo complica la vita a loro e a coloro che ci si rapportano. Si tratta di progetti diversi: Renzi vuole fargliela pagare al PD, Calenda invece vuole dimostrare qualcosa al PD, che loro (PD) dovrebbero rivolgersi a lui perché ha grande capacità. Questo non è vero e loro si trovano in difficoltà. Renzi vuole fare molte cose, tra cui guadagnare, Calenda ha altre mire, cercando di attuare qualche politica vera”
Esiste questo elettorato di centro oppure è una creatura mitologica? Renzi è ancora affidabile?
“Sulla seconda domanda mi esibisco con tristezza e cattiveria: Renzi non è mai stato affidabile, ha giocato tutte le carte sulla sua persona, sui suoi rapporti interpersonali, facendo conferenze ben pagate e libri molto brutti, facendo discorsi scintillanti per il tasso di istrionicità che contengono. Quale sia la sua visione politica è ignoto a me e a lui. È inaffidabile: aveva detto che se perdeva il referendum usciva dalla politica.
Sulla prima domanda c’è un dibattito anche in scienza politica. Molto dipende dalle regole del gioco, se spingono in direzione bipolare oppure no. Se c’è il proporzionale c’è chi si colloca al centro. Ma non basta che ci sia l’elettorato del centro, c’è bisogno di chi organizza quell’elettorato, che fa delle offerte. L’elettorato di centro non saprei definirlo, ma non gradiscono gli eccessi né a destra né a sinistra. Possono essere convinti di volta in volta. C’è un elettorato moderato che può essere raggiunto con determinate proposte: se ci sono collegi elettorali uninominali, la proposta è il candidato. Sarà il candidato a decidere se vuole quei voti e come raggiungerli. Definire un elettorato che non si muove dalla moderazione mi pare un errore”.
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