“A fronte di 36 milioni di consumatori di alcol in Italia abbiamo circa otto milioni di consumatori a rischio, quindi che eccedono le linee guida”. Lo ha spiegato all’agenzia Dire il direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Emanuele Scafato, a margine del workshop internazionale ‘Alcohol prevention day’, organizzato dall’Istituto superiore di sanità in collaborazione con il ministero della Salute, la Società italiana di alcologia (Sia), l’Associazione italiana club alcologici territoriali (Aicat) e Eurocare Italia.
“Il problema del binge drinking- ha proseguito- è ancora molto presente: abbiamo tre milioni e 700mila consumatori che bevono per ubriacarsi e per quanto riguarda comportamenti a rischio c’è anche il consumo fuori pasto che è in forte aumento, soprattutto tra le donne, tra cui le ultra 85enni”.
“È un fenomeno abbastanza diffuso- ha evidenziato Scafato- e nel corso degli ultimi dieci anni abbiamo visto una sostanziale stabilità ma in un canale di crescita di tutti i principali fattori di rischio. Per quanto riguarda soprattutto i giovani riscontriamo circa 680mila minori che sono consumatori a rischio e 104mila nella fascia 11-17 anni che bevono per ubriacarsi”.
“I ricorsi al Pronto soccorso- ha inoltre reso noto- sono circa 39mila l’anno per quanto riguarda l’intossicazione alcolica e sono numeri sottostimati perché gran parte delle intossicazioni resta fuori. Ma di queste, il 10%, ovvero circa 4mila ricorsi al Pronto soccorso, sono richiesti da minorenni. È dunque un problema da gestire ovviamente in termini di identificazione precoce del rischio a livello di tutta la popolazione, perché è un fenomeno che si è esteso ed è dilagato anche alle classi produttive”.
“Altri problemi emergenti- ha sottolineato il direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità- sono quelli che riguardano le ospedalizzazioni, il maggiore ricorso all’ospedalizzazione che, però, non riesce a soddisfare una domanda. Noi, ad esempio, abbiamo 770mila consumatori dannosi e, di questi, solo 63mila sono quelli in carico ai servizi per l’alcol dipendenza”.
“Questo- ha concluso- significa che il 92% di coloro che si trovano in necessità di trattamento non viene sottoposto allo stesso trattamento e quindi non riesce a essere identificato dalle strutture e dai professionisti del Servizio sanitario nazionale”.
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