“Non ci saranno diktat sui Paesi sicuri. La materia è oggetto di approfondimento. Ma è certo che non spetta alla magistratura conferire questa patente, e la sentenza della Corte dice proprio che è compito dello Stato”. Lo dice il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervistato da ‘Repubblica’, all’indomani della polemica per le sue parole sulla sentenza definita “abnorme” del Tribunale di Roma sui migranti che erano stati trasferiti in Albania e sui giudici che “esondano” dalle loro funzioni. “Il governo non vuole imporre un bel niente, se non la regola della separazione dei poteri” sottolinea il ministro spiegando che “il giudice dev’esser solo la bocca della legge, altrimenti interferisce con il potere legislativo, espressione della volontà popolare, alla quale deve rispondere. Nel mio mondo ideale i magistrati non dovrebbero criticare le leggi e i politici non dovrebbero criticare i processi. Ma la diatriba l’hanno iniziata loro, basta ricordare le apparizioni dei pm di Milano ai tempi di Biondi e di Conso. Talvolta hanno persino minacciato scioperi contro le decisioni del Parlamento. E la politica dovrebbe tacere?”.
Il ministro Carlo Nordio osserva che “la sentenza della Corte Ue non è stata disapplicata da noi, ma male interpretata dai nostri giudici. La definizione di Paese sicuro non può spettare alla magistratura, ma è una valutazione politica pur nei parametri del diritto internazionale”. Quanto alle opposizioni, che ieri hanno chiesto le sue dimissioni, Nordio commenta: “Hanno tutto il diritto di chiedere quello che credono. Loro facciano del loro peggio, che noi faremo del nostro meglio”. Infine assicura: “I giudici, e nemmeno i pm, non saranno mai succubi del governo. Per me, ex magistrato, sarebbe un sacrilegio. Ma devono applicare la legge. Quello è il loro unico compito”.
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