Al Festival di Roma grande interesse per Rai Trade, per Bollywood e per Morricone

A metà mese Mister Cattleya (alias Riccardo Tozzi, noto produttore cinematografico) ha chiaramente espresso la sua preoccupazione per il declino di Venezia rispetto al Festival di Roma. Nonostante la sua vita ancora breve (il festival della capitale è nato solamente 5 anni fa) Roma si fa davvero ‘ladrona’ con Venezia, almeno stando a quanto dice […]

A metà mese Mister Cattleya (alias Riccardo Tozzi, noto produttore cinematografico) ha chiaramente espresso la sua preoccupazione per il declino di Venezia rispetto al Festival di Roma. Nonostante la sua vita ancora breve (il festival della capitale è nato solamente 5 anni fa) Roma si fa davvero ‘ladrona’ con Venezia, almeno stando a quanto dice lo stesso Tozzi. Perché? La risposta è nel nome delle due manifestazioni. Se quella del Lido è considerata (e negli anni si è fatta un nome in questo senso) come ‘mostra dell’Arte del cinema’, il festival romano può invece considerarsi come un ‘festival di film’. Roma, quindi, ha un occhio maggiormente rivolto verso il mercato, verso il pubblico che affolla le sale, verso quel cinema che possiamo definire da ‘mangiare’ e non da ‘assaporare’. Cioè verso il cinema che ‘tira’. Ed i risultati gli danno ragione, in termini di fruizione, presenza in sala ed entusiasmo di pubblico e distributori. C’e’ grande interesse intorno al cinema italiano e la conferma di una netta ripresa e’ data dalle richieste arrivate a Rai Trade in occasione di ‘Business street’, la sezione della Festa del Cinema di Roma dedicata ai buyers ed ai broadcaster.   Rai Trade ha avviato trattative con distributori di Spagna, Germania, Inghilterra, Brasile e Corea per ‘Io sto con te’, il film su Maria e Gesu’ di Guido Chiesa girato in Tunisia che verra’ proposto all’Auditorium mercoledi’ prossimo. ‘La scomparsa di Pato’, invece, verra’ proiettata in Australia e, probabilmente, in Svezia e Giappone anche grazie alla popolarita’ di Andrea Camilleri, ‘padre’ del Commissario Montalbano.   “Business Street, il mercato del cinema alla festa del cinema di Roma – spiega Carlo Nardello, Amministratore Delegato di Rai Trade – , e’ cresciuto molto bene in questi primi 5 anni. E’ stata data a tutti noi distributori una opportunita’ per incrementare le vendite dei titoli del nostro listino.
Insieme con i miei colleghi abbiamo discusso in questi giorni con Roberto Ciccuto e Diamara Parodi Delfino ed abbiamo compreso che ci sono le potenzialita’ per un ulteriore sviluppo. Tra i film che Rai Trade ha continuato a proporre al mercato spicca ‘Gorbaciof’ di Stefano Incerti. La pellicola con Tony Servillo verra’ proiettata anche in Spagna e Scandinavia mentre forte e’ l’interesse dei distributori tedeschi con cui le trattative sono quasi arrivate a conclusione. A Business street Rai Trade ha proposto anche ‘I Malavoglia’, ‘Amore buio’, ‘Le cose che restano’, Noi credevamo’, ‘Una sconfinata giovinezza’, ‘Il primo incarico’ e, a partire dal 7 novembre, sara’ a Los Angeles dove portera’ ‘I Malavoglia di Scimeca’, ‘Amore Buio’ di Antonio Capuano e il documentario ‘Flajano’ presentato a Venezia. “La scomparsa di Patò”, film del regista ciociaro Rocco Mortelliti, tratto da un romanzo di Andrea Camilleri, è stato proiettato oggi. Ambientata a fine ottocento in Sicilia, la vicenda ruota attorno al personaggio del ragioniere Antonio Patò. Come ogni venerdì santo, in un piccolo paesino dell’agrigentino, viene allestita la rappresentazione della Passione di Cristo. Al ragioniere Patò, interpretato dall’eclettico Neri Marcorè, spetta la parte di Giuda, un ruolo che gli costa sempre minacce e insulti da parte degli spettatori. Questa volta però accade un vero colpo di scena: durante la scena dell’impiccagione, Patò sparisce dalla botola senza lasciar traccia di sè. Entrano così in gioco i due protagonisti, il Maresciallo Giummaro, interpretato da Nino Frassica, e il poliziotto Bellavia, a cui presta il volto Maurizio Casagrande. La scomparsa di Patò è un film “pirandelliano”, un giallo che racchiude diversi spunti di critica sociale molto attuali. Marcorè in conferenza stampa ha parlato del suo personaggio: “un ragioniere che ama le donne e che vorrebbe condurre uno stile di vita più libertino, ma le autorità giudiziari glielo impediscono”, facendo un riferimento non troppo velato al “Bunga bunga” del Presidente del Consiglio Berlusconi. Il regista Rocco Mortelliti ha raccontato invece di aver impiegato dieci anni per realizzare questo film, non per scriverne l’adattamento, ma per convincere i produttori a investire sul soggetto, ottendo numerosi dinieghi in quanto “interessati solo a Montalbano”.  Mortelliti, durante la sua lunga carriera teatrale, ha collaborato in più di un’occasione con Andrea Camilleri, che a sua volta ha ricambiato partecipando al film “La strategia della maschera”. A parte ciò, a me è sembrato notevole, lo scorso 27, l’incontro fra pubblico (in visibilio) e il re e di Bollywood Shah Rukh Khan Accolto sul red carpet da urla festanti, tra balli, fiori e colori della sua terra. L’attore, famosissimo nel suo Paese dove è considerato una sorta di gloria nazionale, si è intrattenuto con il pubblico prima della proiezione del film , My name is Khan diretto da Karan Johar e distribuito dalla Fox. La trama ruota intorno alla storia di Rizwan Khan, ragazzo autistico che alla morte della madre lascia l’India per raggiungere gli Stati Uniti dove vive il fratello, che nel frattempo si è integrato e ha fatto fortuna. La sindrome di Asperges, forma lieve di autismo, lo rende naif e accattivante agli occhi di Mandira, bella parrucchiera induista divorziata, che vive a San Francisco dove incontra Rizwan. I due si sposano e  sono felici fino all’11 settembre, quando il Mondo cambia all’improvviso e qualcosa tra loro due si spezza. Mandira scappa da Rizwan che, confuso e arrabbiato, comincia un viaggio attraverso l’America per raggiungere Washington, andare alla Casa Bianca, incontrare il Presidente Bush e dargli questo messaggio: “Mi chiamo Khan e  non sono un terrorista”.
Più di vent’anni dopo Rain Man e più di quindici dopo Forrest Gump il cinema, stavolta non hollywoodiano ma bollywoodiano, reinventa la figura classica del naif con qualità eccezionali, del diverso che ha qualcosa da insegnare a tutti. Qui in particolare l’autismo del protagonista si intreccia al tema del terrorismo e del terrore post-2001. Khan, indiano musulmano, dal suo parziale isolamento, non riesce a capire e non sopporta le logiche strampalate di un mondo in cui essere fedeli all’Islam è diventato all’improvviso sospetto. Capisce qualcosa che molti di noi altri normali non sono stati in grado di capire, è il messaggio. Abbandonati gli abiti fiammeggianti, i fiori colorati, i ballerini e le coreografie tipiche e ormai celebri di Bollywood che lo hanno portato al successo, Shah Rukh Khan si immerge diligentemente nel nuovo ruolo, dimostrando di aver studiato attentamente le mosse dei suoi predecessori Dustin Hoffman e Tom Hanks. Quanto ad oggio, 1° Novembre, all’Auditorium Parco della Musica, Ennio Morricone è stato intervistato da Antonio Moda, giornalista e scrittore che ha raccolto la vita del maestro in un libro: Lontano dai sogni, conversazioni con Antonio Monda, uscitop due anni dopo l’opera eccelsa del nostro Gabiele Lucci, presentata anche a New York. nnio Morricone, classe 1928, ha lavorato con i più importanti registi del panorama cinematografico italiano e  internazionale. Oltre ai western di Sergio Leone lo ricordiamo ne “Gli intoccabili“, “C’era una volta in America“, “Nuovo cinema paradiso“, “La leggenda del pianista sull’oceano“.
Carlo Di Stanislao

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