O il governo prende la fiducia o si và al voto anticipato. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, parlando con i giornalisti al Quirinale, dove ha preso parte alla cerimonia di premiazione dei nuovi ‘Alfieri del Lavoro’. Gli fa eco Maroni che, nel corso della registrazione di Matrix, ha dichiarato: “”La Lega non è disponibile ad entrare in una maggioranza che tradisca il voto degli elettori che hanno mandato al governo noi e il Pdl”. Anche Ignazio La Russa, ministro e coordinatore del Pdl, rispondendo ai giornalisti a Montecitorio afferma lo stesso concetto e fissa nel 27 marzo la data per votare, cos’ come suggerito ieri anche da Bossi. Pdl e Lega, quindi, compatti e molto sicuri di loro, mentre Bersani spera che la spallata del 14 dicembre apra ad un governo di larghe intese, un raggruppamento di transizione che riformi la legge elettorale e guidi in Paese alle prese con urgentissimi problemi. Oggi, sia in ambienti di opposizione che di maggioranza, sono in molti a ravvisare la necessità di un governo super-tecnico a guida del governatore di Bankitalia Mario Draghi, ma è anche vero che è l’11° volta che si prova a mandare a casa Berlusconi e la cosa è riuscita una volta sola e grazie a Bossi. Il 14 dicembre, in un giorno solo, si decideranno le sorti della legislatura. Non solo perché ci sarà il voto contestuale di Camera e Senato sulla mozione di sfiducia al governo a Montecitorio e sulla mozione di sostegno a Berlusconi a Palazzo Madama, ma anche perché proprio per quel giorno è atteso il pronunciamento della Corte Costituzione sul legittimo impedimento. Per allora sarà già legge la finanziaria, grazie all’accordo siglato oggi dal Presidente del Senato Renato Schifani e dal Presidente della Camera Gianfranco Fini al termine dell’incontro al Quirinale con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: varare la legge di stabilità entro la prima decade di dicembre, prima di affrontare la crisi. Ieri, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ha risposta da Bruxelles alle preoccupazioni di Napolitano sulle turbolenze finanziarie, affermando: “L’Italia ha una posizione solida e non è un problema, ma parte della soluzione”. Per il ministro bisogna ringraziare per questo “la politica di responsabilità”, che è “essenziale continuare” oltre che “le famiglie, il risparmio, le banche solide, la manifattura e il lavoro”. Nella riunione di Ecofin in cui si è parlato di Portogallo e Grecia, Tremonti ha ostentato sicurezza e ha ricordato che “l’unica grande criticità dell’Italia è il debito pubblico” e che “bisognerà continuare con la politica della responsabilità adottata finora”. Sulle elezioni anticipate non si è pronunciato, non ha commentato i richiami del presidente della Repubblica ma sul peso che le elezioni in marzo avrebbero sui mercati ha tranquillizzato con un secco “i mercati incorporano la democrazia”, come a voler dire che gli investitori scontano già nei prezzi e rendimenti dei BTp la vita politica del paese. Per quanto riguarda il mancato accordo del bilancio 2011 Tremonti dice che si tratta di “una rottura non voluta da noi, una rottura non appropriata in un periodo non appropriato. Se non c’era era meglio”, ma Tremonti è sereno in quanto ritiene che un accordo verrà raggiunto per evitare l’esercizio provvisorio. Ma come scrive Giovanni Carloni su “Professione Finanza” e dichiara Enrico Letta su La7, il fatto è che l’Italia è battuta solo da Haiti (e a causa del terremoto), come non crescita nell’ultimo decennio: un decennio in cui la destra e Berlusconi hanno governato per l’80%. Secondo un dossier apparso su “El Pais” il 4 novembre dal 2000 al 2010 il Belpaese si è contraddistinto, tra 180 paesi del Mondo, per la crescita zero, piazzandosi al penultimo posto. L’economia italiana resta ancora la settima economia mondiale per quanto concerne il PIL, ma quanto tempo manterrà tale posizione se non ricomincia a crescere? Il quotidiano El Pais, riferendosi alla nostra penisola, delinea la seguente situazione: “crescita zero, disoccupazione, conti pubblici in pessimo stato, e conseguente perdita di competitività. Gli economisti avvertono: se non si adotteranno le giuste misure per uscire dalla crisi, questo quadro economico bloccato potrebbe diventare la norma”. Questa situazione, unita al fatto che il debito pubblico è tra i più alti nel pianeta ed ormai prossimo ai 1’900 miliardi di euro (cifra non molto distante dai 1.843 miliardi di euro rilevati da Bankitalia ad agosto), dovrebbe davvero far riflettere gli italiani e la loro classe dirigente. Crescita zero, disoccupazione, conti pubblici in pessimo stato e conseguente perdita di competitività: questo il ciclo descritto dal quotidiano spagnolo, una fotografia impietosa, ma anche autentica e molto preoccupante. Due giorni fa, su l’Occidentale, Carlo Lottieri notava che il rischio di default non è più qualcosa di completamente teorico e negli ultimi giorni si è fatto anche più concreto. La terribile congiunzione astrale dell’acuirsi del dissesto finanziario irlandese e della crisi tutta politica che sta investendo la maggioranza governativa italiana aumentano le probabilità di un innalzamento dei tassi di interesse del debito. Il caos che investe Europa e Italia non può dare fiducia ai mercati. Ma il giorno in cui rimborsare i titolari di Bot e Cct diventasse ancora più oneroso di quanto già non lo sia ora, il crollo della nostra finanza pubblica si farebbe drammatico. Tutto questo in un contesto economico davvero molto complesso che stà mettendo a dura prova la vita delle famiglie. In Italia, ad esempio, è boom di richieste di prestiti senza garanzie, richiesti da persone che hanno un lavoro precario e che hanno bisogno di liquidità per affrontare la normale vita quotidiana.In questo contesto, infatti, anche pagare le bollette o una rata del mutuo sembra essere diventata una cosa non alla portata di tutti. Ma Tremonti dice che va tutto bene e Berlusconi si prende ancora del tempo.
Carlo Di Stanislao
El Pais farebbe meglio a parlare della crisi spagnola piuttosto che crearsi alibi con la situazione Italia.
Non mi sembra che la Spagna se la stia passando meglio!
Per me ha regione Tremonti: in questo momento bisogna resistere e mantenere un minimo di welfare.
Se poi cade il governo allora si che saranno “lacrime e sangue” come i vecchi governi di sinistra (Amato docet!) sanno imporre e convincere i cittadini.