Questo il testo del messaggio di fine del presidente della Regione, Gianni Chiodi. “E’ il secondo anno che trascorriamo le festività natalizie insieme. Oggi ci conosciamo meglio, molto meglio di un anno fa. Vorrei condividere con voi qualche riflessione sul difficile periodo che abbiamo vissuto e su quello che ci attende che mi auguro essere migliore anche grazie ai sacrifici fatti da ognuno. La fine dell’anno è per tutti noi momento di speranza, di proponimenti e di riflessione. Solitamente il mese di dicembre è dedicato ai consuntivi, ai bilanci politici, ma, pur rinviando l’elenco dei numeri ad altra data e cioé a fine gennaio quando avremo compiuto due anni di governo, sento comunque la necessità di farvi partecipi dell’impegno che io, personalmente, come Presidente della Regione Abruzzo, l’intero Esecutivo e tutto il gruppo consiliare di maggioranza, abbiamo profuso per cercare di rispondere in maniera adeguata alle istanze di una comunità nella quale ingiustificati privilegi di pochi si traducevano in un danno per molti. E’ stato un anno difficile! La crisi economica internazionale, la “Ricostruzione” post-terremoto e i tanti problemi connessi a ciò, hanno catalizzato gran parte della nostre energie; abbiamo condiviso difficoltà, problemi, sofferenze ancora purtroppo legate alla crisi e al terremoto, ma anche speranze e successi che a volte, però, hanno rischiato di perdersi negli sterili meandri della polemica politica. Nonostante questo siamo riusciti a raggiungere obiettivi importanti e a portare avanti quanto programmato. Sembrava, per la verità, di essere riusciti a riemergere dal baratro in cui eravamo precipitati quando nel corso di questo anno si è presentato un nuovo buco nel sistema sanità, colpo di coda di una cattiva gestione del passato. Abbiamo risposto, cosa importante, schivando quel pesante inasprimento fiscale dell’Irpef e dell’Irap che temevamo di dover attuare – e che gli abitanti di Lazio, Campania, Calabria e Molise stanno subendo – ma che noi riusciremo a scongiurare se entro il 31 dicembre il Consiglio Regionale avrà approvato la Legge Finanziaria e di Bilancio 2011. Sarà la Legge di Bilancio più importante nella storia della Regione e non esistono alternative alla sua approvazione entro fine anno. Ove ciò non dovesse accadere, ove dovessero riproporsi i “giochetti” tipici della cosiddetta “politica politicante”, vorrà dire che l’Abruzzo è privo di una classe dirigente politica responsabile ed io sarò il primo a trarne le conseguenze affinché gli abruzzesi possano eleggerne una che lo sia. Insomma, abbiamo dovuto pensare più a riparare i danni del passato che ad investire in sviluppo e ricerca come invece avremmo voluto. Ma pure nel 2010, posso assicurare, ho cercato di essere vicino a tutti, senza dimenticare nessuno. Ho ascoltato e mi sono confrontato con ogni espressione della società civile. Non è stato semplice conciliare la volontà del cuore di “fare” per ogni singolo abruzzese, con la razionalità del cervello che mi sbatteva di fronte casse vuote di soldi ma piene di cambiali. Ed ho compreso che il miglior modo di sentire il mio cuore fosse quello di “fare” un bene più alto che salvaguardasse ogni singolo, ed ho fatto della battaglia ai privilegi il mio “scopo” ideale. Credo fermamente che i giovani meritino un sistema diverso, una pari opportunità per tutti, ove ci sia posto solo per i meriti e non per i privilegi. Questo ideale, mi ha condotto a prendere delle decisioni impopolari, criticate magari perché non comprese, e spesso mi sono dunque trovato da solo. Ma un uomo non è mai solo quando ha la forza del suo “ideale” e sono certo che l’anno che verrà mi porterà qualche piccolo riconoscimento. Certo, il sistema non cambierà in un solo anno ma come disse Schuman “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”; bene, da quello che stiamo facendo mi auguro possa sorgere un nuovo sistema è ciò sarà la cosa più grande che avremo realizzato per l’Abruzzo e per la dignità della sua classe “politica”.
“Non era più possibile che l’Abruzzo avesse 35 ospedali tra pubblici e privati, spesso cloni gli uni degli altri, a distanza ravvicinata, alcun dei quali con casistiche assai limitate, con alto numero di ricoveri impropri, con un numero elevatissimo di primari in pianta organica e, a sentire gli esperti, anche rischiosi per i pazienti. Il mantenimento di un tale Titanic assorbiva tutte le risorse invece di impiegarle nella qualificazione dei nostri ospedali principali attraverso investimenti in apparecchiature diagnostiche e tecnologia medica. Non era più possibile che avesse una sanità privata senza regole e senza controlli. Non era più possibile che l’Abruzzo avesse le Comunità Montane a livello del mare, né che avesse un numero di dirigenti esorbitante rispetto ad altre Regioni, né società di ingegneria regionali, aziende territoriali regionali, società partecipate come Abruzzo Engineering, il cui unico scopo era rispondere alle esigenze clientelari della politica. Né era più possibile che i membri del parlamento regionale avessero una indennità vitalizia vantaggiosissima rispetto a tutti gli altri. Né era possibile che si finanziassero sulle spalle degli abruzzesi sedi all’estero, corsi di formazione inutili, società di capitali operanti nello sport professionistico, enti di ricerca e progetti di ricerca auto-referenziali la cui “ricerca” non aveva prodotto applicazioni tecnologiche né citazioni o riconoscimenti internazionali. Non era più possibile, infine, che per anni l’Abruzzo avesse speso, ogni anno, dal 50 al 100 per cento in più di quello che avrebbe potuto permettersi per “accontentare” corporazioni e “territori” con l’effetto di indebitare le nuove generazioni di abruzzesi e sottraendo loro, ai giovani, ogni volta che lo si faceva, quote di futuro e di speranza. Per questo, credo, di aver compiuto importanti passi avanti per assicurare un futuro meno incerto alle giovani generazioni, ai nostri figli, che non meritano un’eredità fatta solo di conti da pagare. Ma anche per fare dell’Abruzzo una “Regione modello”, in cui i malati possano curarsi in strutture d’eccellenza a costi contenuti; in cui non si sprechino risorse per enti inutili; in cui meritocrazia, scuola, lavoro e sussidiarietà siano prioritari; in cui ci si possa identificare come territorio virtuoso perché tutti, e soprattutto i giovani, sanno che avranno pari opportunità e chi si impegna di più, chi studia di più, chi lavora di più, avrà maggiori possibilità di soddisfazione nella vita. Come sapete il Governo, dall’inizio dell’anno, mi ha anche affidato l’incarico di Commissario delegato per la Ricostruzione post terremoto. Un incarico di una complessità estrema perché richiede quella flessibilità necessaria per affrontare con la stessa determinazione il problema della collettività come quello di un singolo. In questa veste ho sempre incalzato il Governo nazionale, fino ad abbandonare polemicamente il tavolo di confronto, ottenendo risorse e trattamenti fiscali commisurati alle esigenze di cittadini colpiti da un evento drammaticamente grande. Agli abruzzesi, agli aquilani, voglio dire, in questa occasione, che il loro benessere, la loro serenità, il loro futuro sono in cima ai miei pensieri. Non c’é momento della mia giornata in cui dimentichi questi obiettivi. E’ il benessere di tutti gli abruzzesi che è nel mio cuore e, dunque, nel mio impegno quotidiano. Un buon padre di famiglia vuole solo il meglio per i suoi cari. Ma come ogni genitore accorto, devo anche saper chiedere dei sacrifici. I conti da me ereditati, frutto di un’amministrazione assai discutibile, non mi consentono di investire in altri settori come invece vorrei. Chiedo, invece, a tutti gli abruzzesi, dignitosi, comprensivi e lungimiranti, di affiancarmi e sostenermi in questa ardua lotta agli sprechi e ai privilegi. Solo dopo aver risanato il “rosso” potremo liberare ulteriori risorse finanziarie – oltre quelle dei fondi europei e dei Fas – per potenziare di più le infrastrutture, per rilanciare di più l’economia, per destinare più fondi alla ricerca, alla cultura ed alla famiglia”
Vi assicuro, comunque, che in questa fase di programmazione economica e finanziaria, chiedo austerità e rigore per tutti i settori, ma non per il sociale -irrinunciabile per il quotidiano di ognuno di noi – e la cultura – già oggetto di forti tagli negli anni precedenti-. Di una cosa gli abruzzesi possono essere certi: che il mio impegno per loro mai verrà meno. Ma, mio malgrado, non ho soldi in cassa, per cui sono costretto a fare delle scelte che, come sempre accade, accontentano alcuni e ne scontentano altri. Sono un uomo. In qualche occasione, forse, le richieste pervenutemi come Governatore o come Commissario non hanno trovato la risposta che ci si aspettava. Ma fa parte della fallacità umana alla quale ha dato man forte un’opposizione non sempre collaborativa quando non ostruzionistica. Nella giungla di problemi che, quotidianamente, mi propone la mia agenda c’é tuttavia sempre una piccola casella che mi strappa un sorriso: una statistica positiva per l’economia, un nuovo cantiere che si apre, una famiglia che rientra a casa, una persona che guarisce grazie alle competenze dei nostri ospedali, un giovane grato per un ‘mutuo’ che non avrà sulle spalle a prescindere. In Europa, in Italia, in Abruzzo, non viviamo tempi tranquilli. Ma proprio per questo dobbiamo rinsaldare la nostra coesione, la nostra comunità. E’ necessaria, pertanto, una severa condanna di quella politica urlata, faziosa e litigiosa. Ed una condanna, altrettanto severa, della politica del “dire” e non del “fare” Quando si è all’opposizione – e io ci sono stato – non c’é differenza, perché si è impossibilitati ad agire; quando si è al governo, le azioni concrete sono tutto ciò che conta, ma spesso sono ostacolate da una burocrazia asfissiante, dalla frustrazione e dallo sconforto. Credetemi, non si può fare più politica in maniera convenzionale. Le doti che portano in vetta alla Regione o al Parlamento nazionale, non sono necessariamente le stesse che servono a gestire una Regione o un Ministero con migliaia di impiegati e budget miliardari. Insomma le doti che servono oggi per governare una Regione o lo Stato sono diverse da quelle che erano richieste il secolo scorso. Oggi, però, il mio pensiero va, prima di tutto, a coloro che soffrono per la solitudine, per la povertà, per chi è senza lavoro e chi ancora porta i segni indelebili del sisma come, più di tutti, i familiari delle vittime. A dire il vero, ho nella mente tanti altri pensieri, propositi, preoccupazioni che vorrei esprimervi a conclusione di questo anno. Con questo spirito, un mio speciale augurio va ai cassintegrati, ai giovani affinché non perdano mai la speranza di costruirsi un futuro lavorativo per realizzare le loro capacità, un lavoro che li appassioni e che desiderino “fare bene”. A queste persone voglio dire che sono al loro fianco, e lo sarò sempre, tutti dovranno avere le stesse “chance” a prescindere dal ceto sociale. Non dovranno vedersi scavalcati da privilegiati ma da coloro che si saranno impegnati di più di loro. Lavorare di più, studiare di più, impegnarsi di più, questa è la parola d’ordine per entrare nel “futuro” della società di domani ed è per questo che dovrò farlo anch’io, più di quanto abbia fatto in questi due anni: ancora una volta non avrò orari, ancora una volta non ci saranno giorni festivi, ancora una volta chiederò scusa alla mia famiglia, alle mie figlie che saranno comprensive nell’accettarmi nel mio attuale ruolo che comporta il dovere di essere d’esempio. Vi è una piena di sentimenti nel mio animo, mentre vi sto scrivendo. Voi soprattutto, cari giovani, dovete aver fiducia: esistono tutte le condizioni. Siamo sulla strada giusta: il debito degli Abruzzesi diminuisce; cresce la produzione industriale, cresce il fatturato delle imprese, crescono le esportazioni dell’Abruzzo. Nel secondo semestre del 2011 inizierà a diminuire la disoccupazione. Dico sempre che l’Abruzzo sarà quello che noi sapremo essere come comunità. Una comunità che difende i diritti ma non i privilegi spacciati per diritti, che sa che a ogni diritto corrisponde un correlato dovere, che è pronta a fare sacrifici per il futuro dei propri figli, che crede nel merito, nelle regole e che tutti debbano avere le stesse chance di partenza. Una comunità, insomma, dove l’umanità è apprezzata più della furbizia Ed è proprio così. La mia esperienza di Sindaco prima e di Presidente di Regione poi, mi ha insegnato una cosa in particolare: prima pensavo che la politica non avesse nulla a che fare con le emozioni personali; immaginavo che un uomo forte dovesse dissimularle. Poi ho capito che forte è chi appare nella sua verità. Ho capito che l’umanità è una forza, non una debolezza. Ed è la forza anche di una comunità e di un popolo. In chiusura di questo mio saluto permettetemi di attribuire un doveroso riconoscimento all’intero Esecutivo e al Consiglio regionale. L’opinione pubblica può pensare che i politici di oggi siano persone meno integre di quelli di una volta. Stupidaggini: la differenza è che l’esame è più impietoso e la trasparenza che ci si aspetta è di natura completamente diversa. Io dico, invece, che assessori e consiglieri possono andare fieri, perché insieme abbiamo avviato grandi cambiamenti, sia politici sia culturali, dando una svolta al modo in cui la Regione era governata. In questi ultimi giorni dell’anno, dunque, sospesi tra il vecchio e il nuovo, vi giunga l’augurio di un Felice 2011 con l’invito a guardare con fiducia, con più fiducia, al nuovo anno che verrà. Auguri a tutti voi!”.
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