C’è un piccolo asteroide che in questi giorni sta sfrecciando sopra le nostre teste. Denominato 2011 AN52, ha dimensioni molto piccole: il suo diametro, inizialmente stmato tra i 5 e i 10 metri, si è rivelato di appena tre metri, a valle dell’analisi della luce del Sole riflessa dalla sua superficie. Nonostante le dimensioni ridotte gli astronomi sono comunque riusciti a determinarne l’orbita e la distanza minima dalla Terra: circa 300.000 chilometri, poco meno della distanza della Luna.
Se oggi riusciamo a individuare oggetti così piccoli è merito dei nuovi sistemi di monitoraggio, capaci di rilevare corpi di pochi metri che fino a poco tempo fa sarebbero sfuggiti ai nostri telescopi. Aspettiamoci quindi un proliferare di scoperte analoghe a quella di 2011 AN52.
“Passaggi a distanze inferiori a quella della Luna da parte di asteroidi di pochi metri avvengono con una frequenza di circa 80 al giorno, al punto tale che individuarne uno non si può considerare una notizia”, afferma Giovanni Valsecchi, astronomo dell’INAF-IASF di Roma ed esperto di asteroidi, che ha inoltre sottolineato l’infondatezza degli allarmismi legati a questi piccoli pezzi di roccia. “Le piccole dimensioni li rendono ancora meno pericolosi dello scontro di un elefante con una mosca. Anche se entrano in collisione con la Terra, non arrivano al suolo perché bruciano in atmosfera. L’unica vera notizia sta nel fatto che la scoperta di asteroidi così piccoli dimostra come i nuovi sistemi di avvistamento da terra siano sempre più efficienti”.
Per quanto riguarda gli asteroidi di dimensioni maggiori, ben più pericolosi, non mancano annunci di prossimi impatti, che puntualmente si rivelano senza fondamento se non addirittura inventati. “Non c’è alcun grande asteroide del quale preoccuparci”, continua Valsecchi.”Va inoltre detto che se continueranno ad essere messe in campo le risorse che finora sono state dedicate a questo settore, saremo in grado di prevedere eventuali impatti futuri con il margine di tempo necessario a preparare le necessarie contromisure”.
Proprio le possibili contromisure rappresentano uno degli aspetti più interessanti e curiosi, come dimostrano alcune delle soluzioni proposte dagli scienziati negli ultimi anni. Tra le più creative: avvolgere l’asteroide con materiale riflettente in modo da sfruttare la pressione esercitata dalla radiazione solare per spingerlo pian piano su di un’altra traiettoria. Oppure lanciare un gran numero di sonde da ammassare nelle sue vicinanze in modo da creare un unico corpo di grande massa che con la sua forza gravitazionale attrae e devia l’asteroide. Sconsigliato invece il bombardamento, spesso protagonista di romanzi e film di fantascienza, perché tra i vari frammenti prodotti dall’esplosione ne potrebbero rimanere alcuni ancora in rotta di collisione. Per Giovanni Valsecchi c’è un metodo che potrebbe funzionare: “Analogo a quanto fece la sonda Deep Impact con la cometa Tempel 1. Consiste nel lanciare contro l’asteroide un oggetto non troppo piccolo a ipervelocità, ovvero a una velocità relativa di 10 o più chilometri al secondo. Gli studi preliminari hanno dimostrato che questo corpo impattatore può deviare l’orbita dell’asteroide, a patto che quest’ultimo non sia superiore ai 500 metri di diametro e che sia abbiano alcuni anni di tempo per preparare la missione. Non è ancora stata raggiunta un’implementazione definita del metodo, perché risulta costoso e chiaramente vi sono al momento altre priorità. Però possiamo dire che non saremmo completamente inermi di fronte a un pericolo di questa natura.”
Luca Nobili – INAF
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