All’inizio è prevista soltanto la devoluzione di tutti i tributi statali sugli immobili, ma una volta entrato a regime il nuovo fisco municipale si reggerà su cinque assi portanti. E’ quanto scrive il Sole 24 Ore che anticipa oggi i contenuti della nuova costruzione della finanza locale, così come illustrata ieri in bicamerale dal ministro Calderoli. Il primo tassello sarà una compartecipazione al gettito dell’imposta sostitutiva sugli immobili, fissata al 23% sui canoni liberi ed al 20% su quelli concordati. Una parte di quel 3% (fino a un tetto di 400 milioni) alimenterà un fondo con cui finanziare interventi a favore degli inquilini con un occhio di riguardo per i nuclei numerosi.
Dal 2014 il secondo pilastro sarà rappresentato dall’imposta municipale (Imu) sul possesso: una versione riveduta e corretta dell’attuale Ici sulla seconda casa che assorbirà anche l’Irpef sui redditi fondiari. A determinare l’aliquota non sarà più un dpcm ma direttamente la legge di stabilità. Sempre dal 2014 i singoli consigli comunali potranno affiancarle un’imposta municipale secondaria, con cui sostituire una serie di tributi minori: Tosap, canone di occupazione di spazi e aree pubbliche, imposta comunale sulla pubblicità.
Sembra, invece, destinata a tramontare l’Imu sui trasferimenti che avrebbe dovuto accorpare in un unico contenitore imposta bollo, di registro, ipotecaria e catastale e di successione. Al suo posto i Comuni potranno utilizzare il 30% del gettito derivante dalle compravendite, che dovrebbero essere tassate al 9% o, in caso di abitazione principale, al 2 per cento (fatta eccezione case di lusso, castelli e ville). Gli introiti attesi parlano di circa 1,2 miliardi a cui si aggiungeranno i quasi 4 attesi da una compartecipazione Irpef al 2,5 per cento, che in un secondo momento si trasformerà in addizionale con una parte fissa e una variabile.
Completa la nuova struttura delle entrate comunale la tassa di soggiorno invocata che sul modello di quanto concesso a Roma capitale sarà compresa in una ‘forchetta’ tra 50 centesimi e 5 euro, in base ai requisiti fissati da un successivo regolamento governativo. Invece, per i centri minori l’ultima parola sull’introduzione dovrebbe spettare alle province.
Per far tornare i conti i Comuni potranno contare inoltre sui proventi dell’evasione fiscale: vengono raddoppiate le sanzioni per chi non dichiara entro il 31 marzo di possedere una casa sconosciuta al fisco, e stabilito che il 50% di quanto incamerato resta a livello municipale. Mentre per i primi tre anni del nuovo sistema opererà un fondo di riequilibrio che non potrà essere inferiore ai trasferimenti statali cancellati, ed avrà un occhio di riguardo per le realtà con meno di 5mila abitanti. Tutto questo prima che ‘decolli’ il fondo di perequazione vero e proprio introdotto dal prossimo dlgs che la bicamerale esaminerà, quello sul fisco regionale e provinciale. (gp)
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