Mentre il nuovo governo di unità nazionale fatica a partire – la sua prima riunione è prevista per oggi -, l’ex presidente della Tunisia Ben Ali vorrebbe tornare in patria. Il premier Mohammad Ghannouchi gli ha detto però che un suo ritorno è ormai impossibile e di restare in ‘esilio’ in Arabia Saudita. Lo scontro telefonico fra il primo ministro e Zine el Abidine Ben Ali è stato rivelato da un ministro, dopo una giornata di mediazioni fallite per far rientrare i quattro ministri dimissionari ma anche di segnali forti lanciati per marcare una cesura col passato regime.Il presidente ad interim Foued Mebazaa si è impegnato intanto a compiere una “rottura totale col passato” e ha annunciato l’arresto degli “uomini dietro le violenze dei giorni scorsi”. Tutti i prigionieri politici sono stati liberati; arrestati 33 membri del clan di Ben Ali per “crimini contro la Tunisia”.
Su tg1 si legge che dopo il tracollo politico e la fuga, per Ben Ali e la sua famiglia arrivano i guai giudiziari ed economici. Un’inchiesta è stata aperta per acquisizione illegale di beni, investimenti finanziari illeciti all’estero ed esportazione illegale di valuta. Un’accusa che riguarderebbe soprattutto i parenti della moglie di Ben Ali, Leila Trabelsi. Non solo, la Svizzera ha deciso di bloccare eventuali fondi illegali del deposto presidente, mentre il ministro degli esteri italiano Franco Frattini giudica opportuna un’iniziativa europea per congelare i beni all’estero. La Banca Centrale della Tunisia, di cui è appena stato nominato il nuovo governatore, aveva bloccato nei giorni scorsi le carte bancarie internazionali dei tunisini, per impedire illegali trasferimenti all’estero di denaro da parte del clan di Ben Ali.
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