I medici italiani tornano a esprimere le loro perplessità sulle ‘pagelle’, il sistema di valutazione introdotto dalla riforma della pubblica amministrazione voluta dal ministro Brunetta, che riguarda anche i dipendenti del Servizio sanitario nazionale. Secondo i sindacati della dirigenza medica – che compatti hanno sottoscritto una nota congiunta – il sistema, così com’è pensato, non va. E, nel caso le aziende sanitarie procedessero imperterrite nell’applicare questo sistema senza ascoltare le loro ragioni, minacciano di esercitare tutte le iniziative sindacali e giudiziarie a tutela dei professionisti del Ssn.Il nuovo sistema di valutazione del personale del Ssn, sperimentato in 22 aziende sanitarie e ospedaliere della Penisola, più le 17 aziende della Sicilia, prende in esame le tre fasce di merito stabilite dalla riforma Brunetta sulla pubblica amministrazione, che ‘rivoluziona’ la distribuzione dei premi. La riforma, in termini generali, attribuisce metà degli incentivi al 25% del personale più meritevole, l’altra metà al 50% dei dipendenti con performance intermedie e lascia senza premi il restante 25% del personale. Ma ai dirigenti del Ssn il sistema non convince. “I dati della sperimentazione del sistema, recentemente ufficializzati – sottolineano le sigle sindacali – hanno dimostrato l’impossibilità di applicare una metodologia eccessivamente rigida e burocratica alle sofisticate e specifiche professionalità presenti in un mondo, come quello della sanità, troppo complesso ed articolato per essere costretto nella semplicistica formuletta del 25-50-25 del ministro Brunetta”. I sindacati lamentano anche la mancanza di un confronto. “Siamo costretti – denunciano – ad affidare le nostre critiche a un comunicato dal momento che il Dipartimento per la funzione pubblica della presidenza del Consiglio e il ministero del Lavoro e delle politiche sociali hanno organizzato un convegno insieme ad Agenas, Fiaso e Formez al quale hanno pensato bene di non invitare le organizzazioni sindacali direttamente coinvolte in questo processo, bensì la Fnomceo (Federazione ordine dei medici) che, è bene ricordare, non svolge funzioni di supplenza”. E ancora. “Non possiamo evitare di stigmatizzare la pervicacia con cui il Governo e le altre Istituzioni coinvolte continuano a escludere i legittimi rappresentanti dei dirigenti del Ssn da un confronto su una materia, concernente la disciplina del rapporto di lavoro, in merito alla quale la dirigenza del Ssn ha adottato, fin dal 1996, in recepimento della legislazione di riferimento, regole originali e all’avanguardia per la pubblica amministrazione, peraltro largamente eluse dalle aziende sanitarie”.I sindacati auspicano quindi che “le Regioni, sempre attente a difendere le loro prerogative costituzionali, ma finora silenziose e passive di fronte a evidenti ‘invasioni di campo’ che pretendono di dettare le regole di un gioco che pure si vuole federativo, sappiano contrastare con la loro indipendente legislazione un modello non adatto alla dirigenza del servizio sanitario. Nel caso le aziende sanitarie, nonostante i nostri richiami alla legislazione speciale e ai contratti ancora vigenti, dovessero procedere in maniera acritica – concludono – eserciteremo tutte le iniziative sindacali e giudiziarie al fine di salvaguardare i diritti delle categorie professionali del servizio sanitario”. La nota è siglata da Anaao Assomed; Cimo-Asmd; Aaroi-Emac; Fp Cgil medici; Fvm; Cisl medici; Fassid; Fesmed; Anpo-Ascoti-Fials medici; Uil Fpl Federazione medici; Sds Snabi; Aupi; Sinafo; Fedir sanità; Sidirss.
Carlo Di Stanislao
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