Scritto e diretto a quattro mani da Roberto Andò e Moni Ovadia e ispirato al Mercante di Venezia di Shakespeare, questo spettacolo s’inserisce a pieno titolo nel solco di quel teatro musicale su cui Moni Ovadia ha da sempre incentrato la propria ricerca espressiva, fondendo l’esperienza di attore e di musicista.
In scena, nel ruolo di Shylock, un interprete di eccezione: Shel Shapiro. Pioniere della musica rock in Europa e, a partire dagli anni Sessanta, leader dei The Rokes, ha proseguito la sua carriera come autore arrangiatore e produttore per approdare negli ultimi anni sulle scene teatrali con il recital Sarà una bella società su testi di Edmondo Berselli.
In una sorta di hangar, che potrebbe essere un mattatoio o un teatro, un regista attende di incontrare un misterioso uomo di affari che l’ha ingaggiato per proporgli di mettere in scena un testo che ha lungamente e vanamente inseguito, Il Mercante di Venezia di William Shakespeare.
In un moderno gioco meta-teatrale, il Regista, che vorrebbe cambiare il finale del testo restituendo a Shylock la libbra di carne che gli è stata negata cinquecento anni fa, e l’Impresario, che vorrebbe ottenere la sua personale libbra appropriandosi del cuore di un artista, si fronteggiano, vestendo ciascuno alternativamente ora i panni di Shylock ora quelli di Antonio. Attraverso la vicenda del Mercante di Venezia, i due protagonisti, affiancati da musicisti, attori e attrici che entrano ed escono dal proprio personaggio, daranno il via a riflessioni sull’antisemitismo e sulla storia, sul denaro e sul teatro, sul concetto stesso di arte, con suggestioni che spaziano dalla cultura ebraica a quella pop, grazie anche a un variegato repertorio di canzoni inserite in quella che tra le opere di Shakespeare è annoverata come commedia, anche se possiede tutti i connotati di una tragedia.
«Si parte da Shakespeare, ovviamente, per tradirlo senza tradirlo, anzi mettendo in pratica il suo metodo: guardare al lavoro degli altri per poi ricrearlo. Così questo Mercante si sofferma soprattutto sulla figura dell’ebreo più famoso del mondo, Shylock appunto, ma gli crea attorno un mondo immaginario, un incubo che parte da lui e a lui ritorna. In questa ipotetica villa della scalogna pirandelliana dove i personaggi vivono come fantasmi, Shylock è un vecchio possente al quale un inedito Shel Shapiro regala forte fisicità e presenza».
Maria Grazia Gregori, l’Unità
«Parlare di antisemitismo e di cosa significa essere ebreo, parlare di una società dove, ieri come oggi, l’“ornamento” è la falsa verità che “i tempi astuti indossano per intrappolare i saggi”. Parlare del significato ultimo di essere uomo, della vendetta, arma spuntata contro chi si reputa nemico. Parlare della legge e della giustizia piegate al denaro e al potere. Parlare di argomenti dolorosi facendo spettacolo, tra rito, musica e canzoni, commedia e tragedia, è la difficile impresa riuscita a Moni Ovadia, con Roberto Andò, autore e regista dell’interessante Shylock. Il mercante di Venezia alla prova».
Magda Poli, Corriere della Sera
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