Padova 7 gennaio 1610, ore 18: una data storica per l’Astronomia e la civiltà occidentale. Il cattolico Galileo Galilei scopre, grazie al suo cannocchiale, tre nuovi mondi intorno al pianeta Giove; puntando per la prima volta il cannocchiale verso Giove, Galilei compie un rivoluzionario gesto scientifico per l’umanità. Passano le ore e, come per magia, due nuovi satelliti che poi verranno chiamati Io ed Europa, poco prima “fusi” insieme in un’unica immagine stellare, si doppiano sulla lente del cannocchiale, rivelando la loro natura fisica. I mondi scoperti da Galilei intorno a Giove, sono effettivamente quattro, e con grande meraviglia danzano intorno al pianeta più grande nelle ore e nei giorni seguenti. Dalla sua residenza padovana messere Galileo Galilei scrive una nuova entusiasmante pagina della scienza. Una data e un’ora precise nel secondo millennio cristiano, una giornata memorabile per la rivoluzione scientifica “galileiana” seguita all’invenzione del telescopio. Dopo le emozionanti osservazioni lunari delle ultime settimane, effettuate con un “occhiale il quale me la rappresenta di diametro venti volte maggiore di quello che apparisce con l’occhio naturale”, Galilei decide di puntare il suo telescopio sulle altre “stelle fisse” molte delle quali invisibili a occhio nudo, descritte per secoli da filosofi e saggi come astri infiniti nel mare della Via Lattea. E quella storica sera, osservando Giove, gli era sembrato di notare alcune stranezze. Così le descrive: “Et oltre all’osservationi della Luna, ho nell’altre stelle osservato questo. Prima, che molte stelle fisse si veggono con l’occhiale, che senza non si discernono; et pur questa sera ho veduto Giove accompagnato da 3 stelle fisse, totalmente invisibili per la lor picciolezza, et era la lor configurazione in questa forma né occupava non più d’un grado in circa per longitudine. I pianeti si veggono rotondissimi, in guisa di piccole lune piene, et di una rotondità terminata et senza irradiatione; ma le stelle fisse non appariscono così, anzi si veggono folgoranti et tremanti assai più con l’occhiale che senza, et irradiate in modo che non si scuopre qual figura posseghino”. Grazie ai nostri planetari elettronici, è possibile ricostruire fedelmente al computer il cielo sopra Padova quella sera e soprattutto cosa effettivamente vide Galilei; mettendo a confronto il cielo elettronico con il reale aspetto della configurazione Giove-satelliti medicei, calcolata per la stessa data, osservata e disegnata dall’illustre scienziato, ci accorgiamo che Galilei, in effetti, vide solo tre delle quattro lune di Giove poiché in quel momento due di esse (Io ed Europa) si trovavano in una congiunzione così stretta da essere percepite come un unico punto luminoso a causa della limitata “potenza” delle lenti del suo cannocchiale.
Con un pensiero sempiterno all’immane tragedia del terremoto di L’Aquila (Mw=6.3) del 6 aprile 2009, dopo aver celebrato l’Anno Galileiano Internazionale dell’Astronomia dedicato dalle Nazioni Unite (AD 2009) alla “regina” di tutte le scienze ed alle prime osservazioni al telescopio di Galileo Galilei, l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), la Specola Vaticana e i Musei Vaticani, ha realizzato due mostre dedicate ai ricercatori italiani protagonisti dei grandi progetti internazionali rivolti allo studio dell’Universo.
L’esposizione “Astri e Particelle: le parole dell’Universo”, rimane aperta al pubblico fino al 14 Febbraio 2010 presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma, uno dei più importanti spazi espositivi italiani. Poi verrà trasferita al Parco della Scienza di Teramo e costituirà parte integrante del Museo della Fisica e dell’Astrofisica (“Galileium”). Sulle tracce di Galileo Galilei, ancora oggi grazie ai nuovi telescopi astronomici (a terra e in orbita) si cerca di dare una risposta alle domande fondamentali: rispetto all’Universo rappresentato presso i popoli antichi, qual è lo scenario (nuove stelle, nuovi pianeti, nuovi sistemi solari) che ci presentano le conoscenze scientifiche attuali? Dalla combinazione dei quattro elementi naturali (fuoco, terra, aria, acqua) alla fisica delle particelle elementari, dalla visione geocentrica, con il “mondo terrestre” ed il “mondo celeste”, alla moderna cosmologia, dalla Genesi alla complessa teoria del Big Bang, nel corso dei secoli l’Uomo ha cercato di immaginare forma e dimensioni dell’Universo nel quale è immerso, basandosi ora sulla Fede ora sulla Ragione. Ma solo da 400 anni, grazie all’opera dello scienziato cattolico Galileo Galilei, l’umanità è protesa all’investigazione ragionata della Natura con metodo scientifico. Fede e ragione collaborano perfettamente.
Oltre ad illustrare le strumentazioni scientifiche realizzate con il contributo degli Istituti di ricerca e delle industrie italiane, l’esposizione presenta il lavoro quotidiano degli scienziati, dalle profondità delle caverne sotterranee del Laboratorio Nazionale del Gran Sasso dell’Infn e del Cern di Ginevra, dove si studiano i segreti dell’infinitamente piccolo, alle alte catene montuose dove i più potenti telescopi astronomici scrutano le profondità dell’Universo. “La chiarezza è l’integrità morale della mente”, diceva Gaetano Salvemini. La mostra è interattiva per condurre il visitatore in un viaggio attraverso le ultime scoperte dell’affascinante “cono-Scienza” dell’Universo. Realizzata con la direzione scientifica di Roberto Battiston, l’evento proietta il visitatore in un viaggio nello spazio-tempo dialogico. Incontriamo Galilei, quattro secoli fa, quando puntava per la prima volta verso il cielo il suo cannocchiale, spalancando per sempre i nostri occhi sull’Universo, aprendo la finestra della conoscenza ad un nuovo modo di osservare le cose del mondo e dello spazio infinito. Nessuno, prima di Galilei, avrebbe potuto prevedere allora la straordinaria evoluzione della nostra capacità di scrutare le profondità del Cosmo e di interpretarne i messaggi, con strumenti e metodi sempre più sensibili e raffinati (consiglio la lettura del libro del prof. Antonino Zichichi, Galilei divin uomo, ediz. il Saggiatore). Per celebrare quel rivoluzionario “gesto scientifico”, l’Azienda Speciale Palaexpo, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, l’Istituto Nazionale di Astrofisica e l’Agenzia Spaziale Italiana presentano al Palazzo delle Esposizioni di Roma una grande mostra che fa vivere la scienza, gli uomini e i grandi esperimenti che oggi studiano l’Universo. Qui è possibile trovare telescopi e rivelatori di radiazione cosmica, ospitati negli ambienti più estremi del pianeta per decifrare e interpretare le parole dell’Universo: la luce e le particelle elementari che ininterrottamente ci raggiungono ed attraversano (come i neutrini), eco di eventi remoti, immani esplosioni galattiche di ipernovae avvenute a distanze, luoghi e tempi lontanissimi e irraggiungibili. Questi segnali sono rivelati con esperimenti situati nelle profondità del mare, nelle viscere delle montagne (come ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn in Abruzzo), sugli altopiani più elevati del pianeta o in immense distese desertiche. E oltre, nello spazio, dove sofisticati osservatori orbitano intorno alla Terra e sulla Stazione Spaziale Internazionale, puntando i loro occhi verso le profondità del cosmo. Durante il percorso dell’esposizione siamo coinvolti nel lavoro degli scienziati che ascoltano e interpretano i messaggi del Cosmo per misurare le dimensioni e l’età dell’Universo e studiare la sua composizione, per immaginare come si evolverà o risalire indietro nel tempo fino ai primi istanti della sua vita, ricreandoli, addirittura, in laboratorio. Gli scienziati di oggi e di ieri accompagnano il pubblico per scoprire soprattutto quello che non sappiamo, quali siano le grandi sfide scientifiche del nostro tempo che impegnano i ricercatori di tutto il mondo grazie anche al nostro aiuto. La ricerca, infatti, deve rispondere direttamente alle domande dei cittadini. E le domande sono ancora aperte sui misteri che da sempre hanno affascinato l’uomo anche quando, per guardare verso il cielo, aveva solo i suoi occhi. Siamo soli nell’Universo? La mostra si arricchisce di uno speciale catalogo edito da Codice, con una breve storia degli Enti di ricerca che in Italia studiano la fisica delle particelle elementari, l’astrofisica e le scienze spaziali e numerose interviste a scienziati italiani sulle frontiere della conoscenza dell’Universo.
Anche il Vaticano partecipata attivamente all’iniziativa con l’evento: “Astrum 2009: Astronomia e Strumenti: Astronomia e Strumenti: Il patrimonio storico dell’astronomia italiana da Galileo ad oggi”, allestito ai Musei Vaticani, presso la sala polifunzionale (Roma, 16 ottobre 2009 – 16 gennaio 2010). La mostra, organizzata dall’Inaf in collaborazione con la Specola Vaticana e i Musei Vaticani, con il patrocinio della Società Astronomica Italiana, ha lo scopo di far conoscere e valorizzare il ricco patrimonio storico dell’astronomia italiana, conservato in larga parte negli Osservatori astronomici. A testimonianza dell’eccellente tradizione di questa scienza nel nostro territorio. L’Osservatorio Astronomico di Teramo ha messo a disposizione per l’occasione, alcuni strumenti storici di particolare interesse appartenenti al “Museo di Collurania”. Ideata nel contesto dell’Anno Internazionale dell’Astronomia e del quarto centenario delle prime osservazioni telescopiche del cielo, l’esposizione è organizzata dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), dalla Specola Vaticana e dai Musei Vaticani che la ospitano. E’ posta sotto l’Alto Patronato del Cardinale Segretario di Stato e del Presidente della Repubblica Italiana e gode del patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, dell’Accademia Pontificia delle Scienze e del Ministero per l’Università e la Ricerca (Governo Berlusconi). Il taglio dell’iniziativa è strettamente storico-scientifico ed è incentrato sulla storia, sul funzionamento e sull’evoluzione di questi macchinari. Nella mostra vengono esposte opere e strumenti creati dall’uomo nel corso di dieci secoli per l’osservazione del cielo e l’individuazione delle stelle e dei corpi celesti. Il progetto, nato nell’ambito del Servizio Musei dell’Inaf, intende conferire visibilità al ricchissimo e, purtroppo, poco conosciuto materiale storico (strumenti, libri, carte d’archivio) in possesso di ciascuna Specola e che, spesso, nella storia e nelle vicissitudini del tempo, hanno corso il rischio di andare perdute per sempre in assenza di una corretta catalogazione scientifica. Un lavoro importantissimo eventualmente anche per individuare e recuperare oggetti “smarriti”. Nella mostra viene presentata una selezione significativa dei più preziosi e rari strumenti di osservazione astronomica, attualmente conservati in musei, depositi ed osservatori italiani. Si tratta di oggetti di proprietà dell’Inaf, di grande valore storico, realizzati fra l’XI e il XX secolo, del tutto sconosciuti al grande pubblico. A questi si aggiungono altri materiali di proprietà della Specola Vaticana, della Biblioteca Apostolica Vaticana, alcune importanti opere (dipinti, globi celesti e terrestri di varie epoche) conservate nei Musei Vaticani e ulteriori oggetti provenienti da biblioteche, musei e collezioni private italiane, anche dalla Specola di Collurania. Una ghiotta occasione di conoscenza per tutti, in particolare per le scuole.
Nicola Facciolini
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