Nella prima uscita davanti alle telecamere, dopo il rinvio a giudizio per concussione e prostituzione minorile, Silvio Berlusconi ostenta sorrisi e tranquillità, evita qualsiasi sfogo contro la magistratura e, affiancato dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, vuole dare l’immagine di un governo che lavora nonostante i suoi guai giudiziari, grazie all’asse con Umberto Bossi che, assicura, lo porterà a concludere la legislatura. Come sintetizza Roberta Calò sul Giornale di Puglia, il Cav non si mostra preoccupato nè dal punto di vista politico nè dal punto di vista giudiziario ed anzi, per lui, non esiste neanche una vera opposizione da fronteggiare. Ieri, il voto “diviso” del Fli sulle Milleproroghe e l’uscita dal gruppo del senato (ridotto a soli nove membri e a rischio sussistenza) di Giuseppe Valditara, gli hanno dato di nuovo ragione: una temibile opposizione, dura e coesa, davvero non esiste. Quanto al Partito democratico, che intanto non si accontenta della voragine scandalistica che sta risucchiando la sua vita privata, ma va oltre, decidendo di raccogliere firme che “serviranno a sostenere una mobilitazione straordinaria, consentiranno ai cittadini di porre la firma e di rendersi a loro volta protagonisti della raccolta delle firme per le dimissioni del presidente del Consiglio”, con un documento che verrà portato a palazzo Chigi l’8 Marzo visto che “Considerata la forte adesione degli italiani all’iniziativa che il Pd ha promosso in ogni città d’Italia e anche tra gli italiani all’estero, tutto lascia prevedere che potrebbe essere addirittura superata la meta dei dieci milioni di firme”; continua ad essere poco sostanzioso e molto, molto fumoso. Gli unici veri problemi, per Berlusconi, sono internazionali e di credibilità estera con rischio di appannamento della’immagine complessiva del Nostro Paese. La BBC osserva: “In quasi tutti i paesi europei” il premier “si sarebbe dimesso”. BBCnews, in un editoriale dal titolo “Lo show di Berlusconi” scrive che il “dramma politico che ha stretto l’Italia in queste settimane ora ha una data, il 6 aprile”. In “quasi tutti i Paesi europei – si legge – dal premier ci si aspetterebbero le dimissioni” ma “la vergogna non condurra’ Berlusconi fuori dal suo ufficio”. Il Financial Times dedica al caso Berlusconi-Ruby una grande foto di prima pagina e, in un articolo di commento, titola “Gli scandali conducono l’Italia ad una crisi più profonda” e scrive che, il premier “potrebbe sfidare coloro che chiama magistrati comunisti, determinati a portare avanti un golpe contro di lui o potrebbe indire elezioni anticipate. In ogni caso, l’Italia affrontera’ un prolungato periodo di incertezza politica”. Come sintetizza Rai News24, le cose non vanno meglio su altri giornali di altre nazioni. “Berlusconi affronta una crisi ancora piu’ grande dopo che la saga sessuale con la minorenne va a processo” scrive il New Yok Times, mentre il Guardian osserva che “la tumultuosa relazione tra l’Italia e il suo premier individualista entra in una fase pericolosa” anche perche’ “la decisione di processarlo rappresenta l’ultimo di una serie di colpi devastanti al politico milionario”. Il Paese dove è maggiore l’attenzione della stampa per il caso Ruby, almeno in Europa è certo la Germania. La Sueddeutsche Zeitung dedica alla vicenda un editoriale intitolato “Soltanto imbarazzante. Silvio Berlusconi e’ una vergogna per l’Italia, dovrebbe dimettersi”. Sarebbe una “ironia della sorte” se alla fine cadesse “per colpa della sua libido incontrollata”, commenta invece Welt, che titola ‘Libido giudicabile’. La Frankfurter Allgemeine Zeitung titola sull’ ‘agonia di Berlusconi’ e scrive in un commento: “Sembra che si aggrappi alla sua carica solo per motivi personali. Questo puo’ portare a una lunga agonia”. Anche in Spagna tutti i quotidiani mettono la notizia in prima pagina, con foto del premier. El Pais titola: “L’opposizione chiede a Berlusconi di dimettersi” e in un articolo di spalla, ricorda i grandi scandali “di potere e sesso”: da Bill Clinton al presidente nicaraguense Daniel Ortega. El Mundo dedica all’Italia un duro editoriale nel quale sostiene che è tale “la perdita di prestigio” del paese e “la sua paralisi sta danneggiando tanto la malandata economia” italiana “che Berlusconi dovrebbe dimettersi o convocare elezioni anticipate”. Vanguardia, in un articolo dedicato al “pragmatismo femminile” e intitolato “Alzati, imbecille”, cita anche il premier italiano e scrive: “le donne mostrano che il loro Paese non puo’ piu’ tollerare il discredito causato dal veterano libertino e la trasformazione della colta Italia in un reality dove trionfano solo le donne belle e obbedienti”. In Francia, Le Monde apre la sua pagina web sul caso e titola “Berlusconi e la giustizia: i procedimenti in corso” ripercorrendo con una galleria fotografica tutti i casi in cui il premier “ha avuto a che fare con la giustizia”. Le Figaro riporta la vicenda con un articolo di cronaca, mentre Le Parisien scrive: “Rubygate, un duro colpo per Berlusconi”. In una intervista sul Corriere, l’ex venerabile Licio Gelli, oltre ad indicare in Andreotti il referente politico dell’Anello, un’organizzazione simile a un servizio segreto parallelo, definisce Berlusconi un debole e Fini un uomo senza carattere, affermazioni senza dubbio personali e non condivisibili, ma che ci dicono quale credibilità questi personaggi hanno rispetto ai veri detentori e manovrati del potere, anche se in periodi passati. Neanche la destra più conservatrice e reazionaria riconosce in loro elementi di traino futuro ed anche se mancano alternative alla sostituzione, la credibilità internazionale del Paese determinerà un cambiamento che l’Italia, da sola, non riesce a fare. Mentre i sondaggi ci dicono che, nonostante tutto, oltre il 50% degli Italiani ancora non chiede le dimissioni del premier, dopo l’intervista a CNN di Nicole Minetti, Los Angeles Times e New York Times si chiedono come possa un uomo nella sua situazione guidare una Nazione e come, la stessa, non richieda decisamente le sue dimissioni. Minetti è apparsa sicura e fiduciosa durante l’intervista, come quando è scoppiata a ridere nel negare di aver mai preso parte in toppless ai famosi dopocena. Ma è apparsa altrettanto evasiva in due momenti e cioè quando dapprima, parlando della generosità del Berlusconi, ha preferito non rispondere sui soldi ricevuti da Berlusconi e secondo, quando ha definito dettagli “privati” quelli relativi ad una eventuale relazione sessuale col Premier. Tutto questo, secondo i giornali statunitensi e inglesi, è già sufficiente per minare a fondo la credibilità del premier, ma evidentemente gli italiani la pensano diversamente dal resto del mondo. O forse la maggioranza di noi davvero si identifica con lui e se ne sente rappresentato. Alberto Cecchini su Free Italian Press, ricordando l’assioma di Joseph de Maistre che sostiene: “ogni nazione ha il governo che si merita”, afferma che gli italiani hanno voluto e vogliono Berlusconi e, ancora, che non credono vi siano valide e più probe alternative, convinti che almeno il Cav sia più efficiente di una opposizione totalmente inetta, verbosa e strafottente, immobile e spesso corrotta, “in tutt’altre faccende affaccendata”, tale da far riporre ogni illusione e ridurre le speranze che qualcosa possa cambiare in meglio e in tempi ragionevolmente brevi, con persone diverse dal lui. E, come naturale conseguenza, potere, soldi, sesso, sono divenuti i simboli di quel che la gente, pensa sia ciò che va chiesto alla vita e vede in Berlusconi il prototipo di tutto questo. Ha 74 anni, si sfoga sessualmente con delle minorenni o con donne molto più giovani di lui, ha potere politico ed economico, è pieno di soldi, mette in posti chiave i propri “sudditi”, che abbiano qualifiche oppure no, pensa che può ancora fare quello che vuole con magistrati, politici e via discorrendo. E su queste basi, sembra quasi naturale che rappresenti il sogno di molti italiani che mai hanno imparato ad essere società seria, adulta e matura. Come è stato detto dai più avvertiti osservatori, Berlusconi è il prototipo ideale dell’ italiano medio, perché attraverso l’ occupazione indebita dei canali televisivi ha forgiato l’ italiano medio a sua immagine e somiglianza, ovviamente tenendo conto di una certa preesistente predisposizione, derivante da secoli di servitù, di pane amore e fantasia, di pruderie tutte cattoliche, risolte spiando dalle serrature. In questo modo, applicando al meglio gli insegnamenti di Marshall McLuhan, Berlusconi ha creato negli anni, razionalmente e meticolosamente, con l’aiuto di malefici geni mass-mediali (Ricci prima e Costanzo poi), l’ italiano medio, che crede al complotto dei magistrati comunisti, crede che il settantenne malato di cui sopra cerchi le nipotine di Mubarak per fare beneficenza, crede nel re taumaturgo che con la bacchetta magica pulisce Napoli, ricostruisce l’Aquila e fa comparire il ponte sullo Stretto di Messina e crede, ancora, di doverlo sostenere, anche contro ogni evidenza. McLuhan afferma che “nelle ere della meccanica, avevamo operato un’estensione del nostro corpo in senso spaziale. Oggi, dopo oltre un secolo di impiego tecnologico dell’elettricità, abbiamo esteso il nostro stesso sistema nervoso centrale in un abbraccio globale che, almeno per quanto concerne il nostro pianeta, abolisce tanto il tempo quanto lo spazio” (Mc Luhan, Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano, 1967). Con Berlusconi la traiettoria teoretica e pratica è andata ancora più oltre, rendendo possibile un controllo sui singoli sistemi nervosi, sui singoli pensieri, sulle singole scelte. Insomma, con Mediaset prima ed i giornali poi (Il Giornale, Libero, Chi), Berlusconi ha applicato il “narcisistico torpore” che porta coloro i quali non abbiano sufficienti anticorpi intellettuali, a bersi tutto ciò che vede o legge, considerando ciò che dal principe viene come oro colato, che consola, conferma e, soprattutto, “inchioda”. Come sosteneva Noam Chomsky al punto 8 della lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media, spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti è stata uno operazione lenta, astuta e riuscitissima, che spiega come, ancora adesso, più del 50% di noi sostiene Berlusconi. E la cosa più grave e che la conseguenza di questa capillare diffusione di strategia mediatica, sarà quella di fare accettare le nuove condizioni socioeconomiche connesse al neoliberismo, imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ’90 e che hanno portato, come si voleva, inevitabilmente, a stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi. Tanti cambiamenti diluiti nel tempo, sapientemente e scrupolosamente e che avrebbero provocato, se fossero state applicate in una sola volta, una vera e propria rivoluzione. Ed, ancora, è stato bravissimo l’anchorman Berlusconi, ha applicare e trarre profitto dalla cosiddetta “strategia del differire”: un modo molto furbo per far accettare una decisione impopolare, presentandola come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. Ma, soprattutto, ciò che Berlusconi ha applicato, è la regola prima del controllo mediatico sul pubblico: la strategia della distrazione, che consiste nel deviare l’attenzione dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. E, in questo, ha avuto una mano anche dai cosiddetti oppositori.
Carlo Di Stanislao
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