Ad una settimana dalla consistente esondazione dei fiumi Bradano, Basento e Sinni che hanno interessato l’intera fascia meridionale della Basilicata, continuano senza sosta gli sforzi profusi dalla macchina dei soccorsi appositamente allestita dalla Prefettura di Matera. I volti degli appartenenti alle forze di polizia, dell’esercito, della protezione civile impegnati a vario titolo nel recupero dello stato dei luoghi sono visibilmente stanchi. Le loro uniformi, i loro capi di abbigliamento sono caratterizzati da un unico colore ovvero quello del fango che campeggia su tutto. Ma, nonostante le difficoltà, nonostante le ripetute emergenze e l’imperterrito accanimento della natura, gli stessi proseguono nella loro azione meritoria. Abbiamo deciso di trascorrere, insieme a loro, una intera giornata presso il centro operativo misto istituito dalla Prefettura di Matera, nel centro abitato di Bernalda e, più precisamente, nella località di Metaponto. Gli uffici, ubicati al primo piano fuori terra di una palazzina posta al centro di quella che era una ridente zona balneare, sono sempre presidiati e, ironia della sorte, anche qui è presente il fango. Già è proprio il fango che continua a preoccupare gli addetti ai lavori. Da una settimana le copiose piogge hanno flagellato l’intero territorio causando la morte di numerosi animali, l’allagamento di abitazioni, scantinati, aziende agricole, cedimenti di ponti e chiusure al transito di strade. Addirittura la furia dell’acqua ha causato il cedimento di un pilastro di sostegno di un ponte insistente al km 37+500 della SS 407 (Basentana), causandone la chiusura al traffico in entrambi i sensi di marcia. La zona interessata è quella proprio a ridosso del viadotto denominato “Calciano 2” che, di fatto, ha letteralmente isolato le due province lucane. Potenza ora è raggiungibile per il tramite della vecchia statale 7 “Appia” anch’essa stravolta dalle frane e dall’incuria. Ma negli uffici, nonostante tutto, si cerca di stare quanto più possibile tranquilli. Le numerose richieste di intervento vengono attentamente valutate, viene stilata una lista delle maggiori priorità e quindi si cerca, per quanto possibile, di risolvere la criticità segnalata. La gente comune, i proprietari terrieri, i titolari delle varie aziende agricole, i proprietari delle abitazioni allagate, sostano nella piazzetta antistante alla porta d’ingresso dello stabile. Tutti vorrebbero che il loro sito fosse destinatario delle giuste attenzioni da parte dei soccorritori e loro, ovvero i soccorritori, vorrebbero esaudire le loro accorate richieste ma le stesse passano comunque in secondo piano perché è impellente la necessità di raggiungere una fattoria allagata posta a poche centinaia di metri dalle Tavole Palatine, anch’esse purtroppo ricoperte d’acqua, al cui interno è segnalata la presenza di un centinaio di carcasse di animali in avanzato stato di decomposizione. L’allerta sanitaria è grave e c’è il serio pericolo dell’insorgere di infezioni. Ed allora i militari del Genio Militare del nostro esercito, i Vigili del Fuoco i Carabinieri, i Poliziotti e gli appartenenti al Corpo Forestale dello Stato unitamente al personale della protezione civile raggiungono la zona interessata. Davanti a loro, davanti a noi inviati sul posto, si presenta una scena apocalittica. Una enorme distesa d’acqua con profondità che superano il metro di altezza cingono per un raggio di oltre cento metri di ampiezza, una azienda agricola sul cui tetto notiamo la presenza di un cavallo marrone e di una mucca bianca e nera visibilmente terrorizzati. I due animali destano il loro sguardo e lo dirigono verso di noi. Sono forse in grado di sperare in un nostro intervento risolutore? Che cosa vorrebbero dirci? Che cosa vorrebbero che si facesse per loro? Hanno forse fame o sete? Sono tanti gli interrogativi che ci poniamo. Uso il plurale perché anche se da poco giunta in Basilicata mi sento ormai parte integrante di questo gruppo di soccorso. Entrano in gioco gli ingegneri dei Vigili del fuoco e dell’esercito. Convocano sul posto alcuni volontari che, a bordo di ruspe scortate dai Carabinieri, iniziano a costruire con delle pietre una strada di fortuna che possa assicurare il raggiungimento dell’azienda. Passano le ore e la strada inizia a prendere forma. C’è euforia e la fame e la stanchezza passano in secondo piano. Si accendono i gruppi elettrogeni e l’intera zona viene illuminata a giorno. Nel cuore della notte, finalmente, transita sulla strada realizzata in meno di 24 ore un camion. A bordo dello stesso vi sono diverse persone civili e militari. Non si distinguono le uniformi perché oramai sono tutte marroni. Si marroni come il colore del fango che regna in tutta la zona. All’alba avviene il ritorno del camion sullo stesso solo animali morti. La posizione innaturale delle carcasse interessate oramai dalla rigidità cadaverica evidenzia la furia delle acque che hanno disseminato terrore e morte. Il cavallo marrone e la mucca bianca e nera sono ancora sul terrazzo! Il recupero delle carcasse è ultimato. Si procede all’evacuazione degli animali ancora vivi. Per fortuna non sono pochi! Ed allora, in rigoroso silenzio, si assiste a quella che potrebbe essere descritta come una vera e propria fase di ritorno alla vita. Sembra l’arrivo dell’Arca, si, quella di Noè! Galline, pecore, maiali, capre, mucche e cavalli raggiungono un recinto appositamente allestito dove trovano paglia per riscaldarsi. Per ultimo il proprietario della fattoria con lui la mucca bianca e nera ed il cavallo marrone ma, a seguire, un piccolo vitello la cui andatura è molto incerta. Giuseppe, è questo il nome del titolare, commosso e ancora con le lacrime agli occhi mi raggiunge e con voce rauca mi sussurra: “ è nato ora”.
Anna Brunetti
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