Sono trascorsi due anni, 730 giorni, 17.520 ore.
Le lancette del tempo scorrono inesorabilmente, ma i nostri cuori e le nostri menti sembrano essere ancora fermi lì. Alle 3.32 di quel maledetto 6 aprile 2009. Abbiamo conosciuto sulla nostra pelle il dolore per la perdita di 309 nostri concittadini, lo smarrimento, ogni tipo di disagio, fisico e psicologico. Abbiamo conosciuto la straordinaria solidarietà, che ci ha lenito in parte le ferite.
Le nostre vite sono cambiate inesorabilmente. Oltre 39mila persone non vivono più nelle loro abitazioni, 23mila sono negli insediamenti del progetto CASE o nei MAP, 2mila aquilani sono ancora ospiti tra hotel e caserme. Il 68%, da una recente indagine condotta dalle Università di L’Aquila, Firenze e Ancona, non è soddisfatto dell’attuale abitazione . La cassa integrazione è salita di sei punti percentuali. Il 46% degli aquilani denuncia un calo drastico di reddito. I medici segnalano un abuso di psicofarmaci. Mancano spazi aggregativi per giovani ed anziani.
Eppure in troppi cercano di dipingere uno scenario diverso. Parlano di miracolo, tentano di ammaliare l’Italia con una parvenza di efficienza e celerità nella ricostruzione. In questa logica rientrano le comparse pagate a Forum, che per 300 euro recitano a soggetto un copione scritto ad arte per imbambolare gli spettatori; le immagini false dei Tg di Minzolini, le dichiarazioni di un ministro della Lega che paragona gli aquilani a pesi morti. Le recenti dichiarazioni fatte in una conferenza stampa al riparo delle stanze romane, dove si fa l’apologia di se stessi e si scredita l’operato del Comune, affermando che si è fatto leva sulla disperazione.
Ma qui c’è vera disperazione. Per le tasse che stiamo pagando da un anno e per quelle che dovremmo tornare a pagare, nonostante le tante rassicurazioni. Per la zona franca, di cui si sono perse le tracce, mentre migliaia di attività sono al palo.
Per la ricostruzione pesante che non decolla, perché c’è chi, con due anni di ritardo, firma un accordo sulle procedure per la ricostruzione delle case E. E’ disperato chi viene allontanato dall’albergo o dalla caserma o dall’alloggio provvisorio in cui vive, senza alcun ammortizzatore, pur in presenza di gravi disagi sociali. È disperato chi un alloggio ce l’ha, ma non basta per contenere le esigenze familiari. È disperato chi cerca di riconquistare a stento una normalità.
A lenire questa disperazione è stato l’abbraccio caloroso che gli aquilani si sono regalati questa notte. Nella notte del dolore e del ricordo, le fiaccole che hanno brillato in centro storico hanno in parte illuminato il buio della disperazione, regalando a questa città un momento di commozione , di speranza e di rinnovata forza ad andare avanti, a crederci, a non mollare, anche e soprattutto per rispetto a chi ora non è più con noi.
Stefania Pezzopane
Assessore Comune dell’Aquila
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