Con l’inconfondibile profilo delle sue torri, si erge a dominio della Val d’Elsa, su un colle di 300 metri, insediato dagli Etruschi e con una storia di gloria crescente a partire dal X secolo. San Geminiano, che l’otto maggio 1300 ospitò Dante Alighieri, ambasciatore della lega guelfa in Toscana, ora è il punto più lontano di aiuto per L’Aquila, un comune che non vuol dimenticare la tragedia della “consorella” medioevale e che, dal 31 marzo, nel giorno del mercato cittadino, raccoglie firme per la legge di iniziativa popolare per la ricostruzione della nostra città, all’interno di una commovente mostra fotografica itinerante nella provincia, allestita per non dimenticare quel dramma di due anni fa. Promotori il sindaco Giacomo Bassi e il consigliere provinciale, Niccolò Guicciardini, sostenuti dalla’intera città, così legata, da subito, al lutto e alla voglia di ripresa del capoluogo abruzzese. La proposta di legge è stata scritta inizialmente da cinquanta cittadini aquilani e successivamente è stata messa a disposizione di tutti, su una piattaforma Wiki, in modo che ognuno potesse dare il proprio contributo, modificando o implementando il testo. Ma, nonostante il grande impegno dei promotori e gli aiuti anche esterni, non si sono ancora raggiunte le 50.000 firme necessarie per sottoporla all’approvazione delle Camere. Come ha scritto sul sito del suo partito Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani, oggi la ricostruzione è ferma e, come denunciato dall’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, prosegue l’assegnazione di appalti attraverso ingiustificate procedure in deroga. Sino a quando L’Aquila non tornerà ad essere una questione di carattere nazionale, continueranno le debolezze istituzionali e le risse partitiche. La ricerca Microdis-L’Aquila, condotta su 15.000 terremotati e coordinata dagli atenei di Firenze, Marche e L’Aquila, ha dimostrato, infatti, che a la ricostruzione è più lenta che in Indonesia e, ancora adesso, mancano luoghi di ritrovo per una comunità morta, di fatto, assieme al sisma. Occorre subito una legge organica per la ricostruzione, che consenta di superare le criminogene gestioni emergenziali e riporti ad un governo democratico del territorio. Un progetto in tal senso è già pronto attraverso un lavoro dei deputati Radicali e si spera, nei prossimi giorni, che anche la legge popolare possa essere presentata. Come aquilani siamo pronti a ringraziare persone come il Presidente Giorgio Napolitano e il Sottosegretario Gianni Letta, ma ad esigere attenzione, velocità e trasparenza negli aiuti doverosi nella ricostruzione. E esigiamo chiarezza circa le diverse responsabilità. L’Associazione Libera(http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4515), ha pubblicato un dossier (http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/f%252Fe%252F8%252FD.dad048106ba6b4742216/P/BLOB%3AID%3D4515) nel quale muove dettagliate denunce sul post-terremoto: da “l’oro dei bagni chimici”, all’affaire macerie, dal “progetto C.A.S.E. soldi e cemento” alle “mani sugli appalti” fino “all’ordinanza cancella reati”. Ieri il Procuratore capo della Direzione nazionale antimafia, Piero Grasso ha visitato il comune di Onna “paese simbolo” del terremoto dell’Aquila, per rendersi conto in prima persona dello stato dell’arte a due anni dal sisma. E’ stata anche l’occasione – come ha riportato AbruzzoWeb- per parlare di infiltrazioni mafiose nel luogo conosciuto come “il più grande cantiere d’Europa”, della cui legalità si stanno occupando le istituzioni, tra mille difficoltà ed una gigantesca macchina, quella della criminalità organizzata, che lavora a pieno regime per entrare a far parte della ‘torta’ della ricostruzione pesante. A due anni dal terremoto la Procura della Repubblica dell’Aquila ha pressoché concluso il corposo lavoro di indagine che ruota intorno ai crolli del terremoto che hanno causato la morte di 309 persone. Quella che è stata definita ben presto la maxi inchiesta sul terremoto ha portato all’apertura di circa 215 fascicoli: di questi 15, tra cui quello sul crollo della casa dello studente, uno dei simboli più commoventi del sisma, sono procedimenti in corso che andranno a processo. La restante parte – circa 200 – o è stata archiviata oppure è oggetto di istanze di archiviazione” – afferma l’associazione fondata da don Ciotti. Occorre quindi vigilare, affinchè non si dimentichi, affinchè chi ha commesso errori venga chiamato a risponderne e chi deve intervenire nel presente lo faccia, con trasperanze e senza esitazioni. Occorre vigilare per dare un senso alle fiaccolate ed un sollievo alle immagini di lutto ed angoscia che ci circondano, ogni giorno, guardando i visi di chi, come nel docu-film “Ju Terramuto”, con dignità piange sommessamente, vedendo come gli sforzi di una vita siano divenuti pareti fatiscenti, scoprendo quanto vicino la morte gli sia passata e quanto lutto e desolazione, ancora, abbia lasciato, fra proclami d’intervento ed inerzia generale. Da non aquilano divenuto tale, in trenta anni passati in questa città stupenda, contraddittoria e difficilissima, ora che tramonta la luce su questo giorno di commemorazione e dolore, appassionato, amareggiato, ammirato, chiedo a quelli che chiamo ormai concittadini, un ulteriore scatto di orgoglio, una fierezza nell’esigere ed esercitare la democrazia, una attenzione non distante ma concreta ad iniziative, come la legge popolare, che ancora aspetta molte firme. E se dopo due anni non si vedono miglioramenti e questa città e il resto del paese sembrano capirsi sempre meno, chiedo a tutti gli aquilani di tener duro e di farsi sentire, perché la ragione è certamente dalla nostra parte.
Carlo Di Stanislao
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