In stretta e significativa concomitanza con il sit-in organizzato davanti a Montecitorio “contro lo scippo dei referendum”, è stata presentata a Roma stamattina, presso la Federazione nazionale della stampa italiana l’ottava edizione di “Terra Futura“, la mostra convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità ambientale, economica e sociale, che si svolgerà dal 20 al 22 maggio alla Fortezza da Basso a Firenze. Terra Futura è promossa e organizzata da Fondazione culturale Responsabilità Etica Onlus per il sistema Banca Etica, Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell’economia sociale, in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete e Legambiente.
«Tanti torrenti e un unico fiume: questo è Terra Futura, che si è nutrita negli anni con il moltiplicarsi di iniziative e presenze, accreditandosi come tavolo di incontro e dialogo per soggetti diversi fra loro, ma tutti impegnati nella cura dei beni comuni» – ha detto Sabina Siniscalchi, consigliere di amministrazione di Banca Popolare Etica. «Il fallimento della finanza irresponsabile lontana dall’economia reale, l’emergenza legalità, la “primavera araba” (raccontata attraverso testimonianze dal Nord Africa): Terra Futura, quest’anno mette al centro la “Cura dei beni comuni” come esercizio di democrazia e pratica di cittadinanza attiva, contro la globalizzazione selvaggia e l’individualismo sfrenato. A dieci anni dal G8 di Genova e in coincidenza del compleanno di Mandela, che ricorderemo con l’ambasciatrice del Sudafrica in Italia presente alla Fortezza da Basso».
«È un momento particolare per la vita dell’Italia in relazione ai beni comuni. Nel Rapporto 2010 sulla libertà di informazione dell’Unesco, figuriamo 75simi sui 196 Stati in esame: siamo un Paese “parzialmente libero”, dunque parzialmente democratico. Ciò assegna alle nostre organizzazioni compiti e responsabilità precise» – ha puntualizzato Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli. «La libertà di informazione è uno dei grandi presidi per la tutela dei beni pubblici. Al contrario, le recenti vicende referendarie hanno testimoniato il bavaglio imposto ai media, nella speranza che i cittadini non discutano di beni essenziali come acqua o energia e si dimentichino del referendum, strumento decisivo per la qualità della democrazia. Terra Futura lavora anche affinché ognuno di noi si senta chiamato a partecipare immaginando forme nuove di cura dei beni comuni, che debbono essere non solo nella disponibilità di tutti, ma anche gestiti dalla società civile».
Il referendum sull’acqua al centro di alcune iniziative anche del Cigno Verde «È una risorsa primaria che non può sottostare a criteri commerciali, come quelli proposti dal “Decreto Ronchi” e del “Decreto sulla delega ambientale” che ne obbligano la privatizzazione. Il servizio idrico, infatti, deve continuare a rispondere a criteri di pubblica utilità con una gestione rigorosa e trasparente che ne garantisca a tutti il libero utilizzo» – affferma Maurizio Gubbiotti, coordinatore segreteria nazionale di Legambiente. «Mettere in forse il referendum significa ridiscutere il diritto di voto e partecipazione dei cittadini. È una partita troppo importante». Gubbiotti invita a non abbassare i riflettori neppure sul nucleare: «A Fukushima sta accadendo quanto è successo a Chernobyl venticinque anni fa». Crisi economica e ambientale si legano indissolubilmente come emerge anche dal consueto Rapporto Ecoprofugo di Legambiente: a Terra Futura saranno presentati tutti i numeri di quanti sono costretti a lasciare il proprio Paese a causa di disastri climatico-ambientali.
Fra crescita illimitata e decrescita esiste una terza via basata sulla tutela dei beni comuni: «Le nostre classi dirigenti non sono né attrezzate né interessate a un simile cambiamento, ma dal basso la consapevolezza della sua necessità è sempre più diffusa. A provarlo sono anche i referendum che si terranno a breve, frutto non di giochi politici di palazzo, ma sollecitati da una mobilizzazione di migliaia di cittadini» ha aggiunto Paolo Beni, presidente di Arci nazionale. «Il referendum sull’acqua pubblica è stato chiesto da un milione quattrocentomila cittadini, a fronte della soglia delle cinquecentomila sufficienti. La risposta di politica e istituzioni è non solo insoddisfacente, ma addirittura deprimente: cercano di depotenziare questo appuntamento di partecipazione popolare, oscurandolo in ogni modo. Solo ieri sera infatti, con una settimana di ritardo rispetto alla scadenza di legge, la Commissione di Vigilanza Rai ha approvato il regolamento sulle trasmissioni televisive sul referendum; e questo per la reiterata volontà da parte di alcune forze politiche di far mancare il numero legale della Commissione. Terra Futura semina pensiero critico, promuovendo il confronto su questi temi per dimostrare che il cambiamento è possibile anche dal basso».
Lo provano anche i 160 progetti di microcredito in Italia e le centinaia di microprogetti di sviluppo in Italia e all’estero, delle oltre 200 Caritas diocesane, molti dei quali in rassegna a Firenze: «Le microazioni sviluppano macrovalori. Occorre puntare sulla “pedagogia dei fatti” basata sulla concretezza delle esperienze delle realtà locali: gesti di accoglienza, assistenza e servizio che animano comunità e territori, e sono in grado di migliorare la cultura del nostro Paese. Il volontariato resta, in tal senso, strumento di promozione della cittadinanza attiva e della solidarietà: prenderci cura gli uni degli altri, per prenderci cura della Terra». A parlare don Andrea Regina, responsabile dell’area macroprogetti di Caritas Italiana, che ha aggiunto: «Al contrario di quanto si pensa, il volontariato non è affatto in crisi, ma rimane una risorsa fondamentale per il progresso sociale ed economico: dal recente censimento degli organismi socioassistenziali sono oltre 100mila i volontari impegnati nei soli servizi di welfare promossi dalla Chiesa».
Anche il lavoro è un bene comune ed è fortemente interconnesso ai diversi temi della sostenibilità. «Sta qui il senso dell’essere presenti come sindacato a Terra Futura; riteniamo che fra i nostri compiti rientri quello di avere cura anche di chi, non vivendo di rendita, ha bisogno di altre tutele» ha detto Bruna Massa, segretaria regionale di Fiba Cisl Toscana, ricordando che «la conflittualità interna di istituzioni e forze sociali fa oggi molto più rumore dell’impegno unitario dei sindacati in molti ambiti. Non è un caso se a Terra Futura le federazioni dei bancari di Cisl, Uil e Cgil rifletteranno assieme sulla nuova rappresentazione del lavoro nel mondo che cambia».
Alla Fortezza da Basso, un ampio panorama delle buone pratiche già esistenti e sperimentate nelle nostre città e sui territori: prodotti, progetti e percorsi, frutto di scelte e azioni di vita, di governo e di impresa che sono l’unica strada possibile verso un futuro più equo e sostenibile. Nella vasta rassegna espositiva, articolata in 13 diverse sezioni tematiche, numerosi i settori rappresentati: tutela dell’ambiente, energie alternative, finanza etica, commercio equo, agricoltura biologica, edilizia e mobilità sostenibili, turismo responsabile, e ancora consumo critico, welfare, impegno per la pace, solidarietà sociale cittadinanza attiva e partecipazione. Un mondo che sa produrre nuova economia e generare occupazione.
L’evento propone anche un programma culturale fitto, fra seminari, dibattiti e convegni con esperti e testimoni dei diversi ambiti; e ancora numerosi workshop e laboratori, per far sperimentare ai visitatori come sia possibile declinare la sostenibilità a partire dal quotidiano di ciascuno. Circa 600 le aree espositive e oltre 5000 enti rappresentati; 280 gli appuntamenti culturali che vedranno l’intervento di quasi 1000 relatori. Tra i progetti speciali di Terra Futura: la Borsa delle Imprese Responsabili, incontri one to one per favorire nuove opportunità di green&social business per tutti gli attori di sistema (pubblico, privato eticamente orientato e non profit), il Premio Architettura e Sostenibilità e Terra Futura per la Scuola. [GB -Unimondo]
WOJTYLA SANTIFICO’ UN NAZISTA
Come ripeteva papa Wojtyla “La Chiesa cattolica non è una democrazia” , ma ciò che più spaventa è che con simile ideologia i vescovi hanno occupato lo Stato italiano e decidono per noi in tutti i campi della vita personale, civile e repubblicana! OGGI LO ABBIAMO VISTO E SENTITO.
Papa Wojtyla stesso ha acconsentito indirettamente a tutte le uccisioni, di Serbi, Zingari, Ortodossi ed Ebrei: affogati, squartati, decapitati, crocifissi e seppelliti vivi, in nome del “suo Dio unico, invisibile ed irrappresentabile”, allorché ha deciso per la beatificazione di Stepinac nel 1998. Al fine di perpetuare se stessa, l’Ekklesia è pronta ad appoggiare e poi a nascondere qualsiasi vergognoso genocidio, pur di affermare se stessa come l’unica e onnipotente, per volere divino! . Del resto, Papa Giovanni Paolo II ha chiesto la santificazione di Pio XII, e Papa Ratzinger sta portando a termine quella di ambedue.
«In occasione del primo viaggio in Croazia di Giovanni Paolo II, il quotidiano italiano la Repubblica taceva su tutto quanto sopra raccontato, però scriveva: “… Ma il contatto con la folla fa bene a Giovanni Paolo II. I fedeli lo applaudono ripetutamente. Specie quando ricorda il cardinale Stepinac, imprigionato da Tito per i suoi rapporti con il regime di Ante Pavelic, ma sempre rimasto nel cuore dei Croati come un’icona del nazionalismo. Wojtyla, che sabato sera ha pregato sulla sua tomba, gli rende omaggio, però pensa soprattutto al futuro…” (la Repubblica, 12/9/1994). Tre anni dopo, lo stesso papa proclamava beato il nazista Stepinac, con una pomposa cerimonia alla quale partecipava pure Franjo Tudjman, regista della cacciata di tutta la popolazione serba delle Krajne nella versione di fine secolo della “Croazia indipendente”» .
DA: LA RELIGIONE CHE UCCIDE
COME LA CHIESA DEVIA IL DESTINO DELL’UMANITÀ
(Nexus Edizioni)
517 pagine, 130 immagini, € 25
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http://www.unilibro.it/find_buy/findresult/libreria/prodotto-libro/autore-di_benedetto_alessio_.htm
http://alessiodibenedetto.jimdo.com/novita-2010/
http://alessiodibenedetto.blogspot.com/2010/04/fuori-della-chiesa-non-ce-salvezza.html