È come portarsi l’universo in tasca. E non un universo qualsiasi, bensì il più vivace e dinamico che si possa immaginare: quello visto con gli occhi sensibili ai raggi gamma del telescopio spaziale della NASA Fermi. Grazie a una app realizzata ad hoc, d’ora in avanti basterà qualche ditata sullo schermo dell’iPhone per visitare gli oggetti più esotici ed energetici del cosmo: pulsar e supernovae, blazar e lampi di raggi gamma. Tutti a portata di touch.
“Fermi Sky”, questo sarà il nome dell’applicazione a breve disponibile nell’App Store della Apple, verrà presentata in anteprima lunedì 9 maggio a Roma, nell’Aula Magna della Sapienza, durante l’inaugurazione del terzo simposio internazionale dedicato all’omonimo satellite della Nasa, così battezzato in onore del Nobel italiano Enrico Fermi. Costo della app? Zero. «Certo, sarà gratuita», conferma Patrizia Caraveo, direttore dell’INAF-IASF di Milano e responsabile per l’INAF dello sfruttamento scientifico dei dati del satellite. «Gli astrofisici lavorano con soldi pubblici, e questa applicazione vuole essere un piccolo riconoscimento per coloro che, pagando le tasse, ci permettono di fare il mestiere più bello del mondo».
Al momento solo per iPhone, “Fermi Sky” dovrebbe essere presto riprogrammata per poter funzionare anche su dispositivi Android. Pensata per il pubblico non professionista, la app permetterà di navigare in modo semplice e divertente fra i più recenti risultati della missione, alla quale l’Italia collabora con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Quegli stessi risultati sui quali si confronteranno, dal 9 al 12 maggio, i circa 400 scienziati in arrivo da ogni parte del mondo per partecipare al simposio romano.
Risultati che, raccolti da Fermi in nemmeno tre anni di osservazione del cielo (il satellite è stato lanciato l’11 giugno 2008), hanno segnato una svolta decisiva per l’astrofisica delle alte energie. «Una disciplina che negli ultimi anni», dice Caraveo, «si è evoluta moltissimo: è diventata grande, matura. E questo proprio grazie a Fermi e al piccolo satellite italiano AGILE, che ci permettono di avere una visione in tempo reale di ciò che succede nel cielo gamma. Il cielo gamma è caratterizzato da una grandissima variabilità, perché noi studiamo i fenomeni più energetici dell’universo, fenomeni che durano un tempo relativamente limitato. Così, un giorno vediamo accendersi una galassia, il giorno dopo se ne accende un’altra, poi magari il cielo s’illumina per un lampo gamma… è una visione molto, molto dinamica. E la dobbiamo a questi due satelliti in orbita. È quella che io chiamo la rivoluzione, in astronomia gamma».
I lavori del simposio avranno inizio lunedì mattina con una serie di presentazioni dedicate ai “due Fermi”: al Fermi satellite, con un talk sullo stato della missione dell’astrofisica Elizabeth Hays (NASA), e al Fermi scienziato, con interventi di Steve Shore (Università di Pisa), Giovanni Bignami (IUSS, Pavia) e Ugo Amaldi (Università di Milano Bicocca). E proseguiranno, con decine e decine di presentazioni, per quattro giorni. A Giovanni Bignami è affidata anche la public lecture di chiusura del simposio, “Da Roma all’Universo: Fermi in orbita”. La conferenza è aperta al pubblico, e avrà inizio giovedì 12 maggio, alle 18.30, sempre nell’Aula Magna della Sapienza.
Marco Malaspina -Inaf
Lascia un commento