“Abbiamo perso ampiamente le elezioni”. José luis Rodriguez Zapatero lo ha ammesso, annunciando che non ci saranno elezioni anticipate e spingendo per proseguire sul cammino delle primarie. In Spagna la batosta elettorale per i socialisti è andata ben oltre le loro peggiori aspettative. Il voto amministrativo, che ha una evidente valenza nazionale per la vicinanza delle elezioni politiche (2012), ha poclamato un 10 percento di differenza fra la destra del Partido popular che ha colorato di blu quasi tutta la cartina iberica nel voto di regione e in quello dei municipi. I socialisti perdono anche il sindaco di Barcellona: non capitava da 32 anni. Perdono le Asturie. In crisi in Extremadura.
Nei Paesi baschi Bildu, che il governo socialista voleva fuori dai giochi dopo aver killerato l’altra lista indipendentista Sortu, ha fatto il pieno dei voti, conquistando la palma per il numero degli eletti e posizionandosi al secondo posto dei partiti più votati alle spalle del Partido nacionalista vasco, che però raccoglie meno eletti. In una delle tre provincie, quella di Guipuzkoa, Bildu è prima forza assoluta.
I giorni del voto, e le ore dei risultati, vedono le piazze di Spagna occupate dal nuovo movimento 15 maggio, che non ha reagito con nessuna emozione ai dati, come raccontano le cronache da una delle piazze più significative, quella di madrid, alla Puerta del Sol.
Il Partito popolare di Mariano Rajoy a livello nazionale raggiunge e sorpassa il 37,5 per cento dei consensi, staccando di dieci punti il partito socialista. Il voto amministrativo mantiene gran parte della sua specificità ‘territoriale’ e di conoscenza del candidato, ma il segnale che si preannunciava è arrivato ancora più amplificato. I socialisti, che affronteranno una campagna elettorale nazionale fra pochi mesi senza Zapatero si trovano con una indicazione di dieci punti percentuali di svantaggio. Pagano la crisi internazionale, ma anche un secondo mandato di Zapatero meno brillante e obbligato a restare spesso sulla difensiva.
L’affluenza alle urne, sopra il 66 percento. Un ottimo dato, comparato con le elezioni precedenti, che induce a riflettere sul Movimento 15 maggio e su quanto si sia mobilitato il più fedele elettorato di destra rispetto alle istanze più progressiste, che hanno votato partiti minori e locali, o che si sono astenuti.
Infine il dato basco. Bildu, coalizione che unisce Eusko Alkartasuna con Alternatiba (una scissione di Izquierda unida basca) dai banchi processuali di chi voleva eliminarla dalla competizione balza al secondo partito più votato in tutte le provincie e primo partito per numero di eletti nelle elezioni municipali: oltre 1130. Un successo che si annunciava dopo l’esclusione del nuovo partito della sinistra basca Sortu, con i voti convogliati sulla coalizione capace di esprimere la politica di svolta e il desiderio tenace di un cammino di soluzione dialogata. Il verde, colore di Bildu, ha colorato decine di municipalità, da dove spariscono socialisti e popolari, che pagano duramente il ritorno di una lista da poter votare legalmente per un settore minoritario ma importante della società basca.
Angelo Miotto-PeaceReporter
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