L’inchiesta della procura di Cremona sulle partite truccate continua a riservare sorprese. Dagli interrogatori di oggi davanti al Gip Guido Salvini di due degli arrestati sono venute conferme a quelle che erano solo finora ipotesi accusatorie dei fatti che riguardano il capitano dell’Atalanta, Cristiano Doni, e rischiano di inguaiare la società. Ipotesi già contenute nell’ordinanza con cui sono stati disposti gli arresti per sedici persone. Gianfranco Parlato, collaboratore esterno del Viareggio, e Giorgio Buffone, direttore generale del Ravenna, hanno sostanzialmente confermato i fatti a loro addebitati, compresi gli episodi che vedrebbero protagonisti Doni e in un caso, l’ipotesi di combine tra “due società”, come recita il capo di imputazione, l’Atalanta e il Padova. L’avvocato di Buffone, Alfonso Vaccari, si è limitato a spiegare che, durante l’interrogatorio, il suo assistito ha dato “una conferma della prospettazione accusatoria, riguardo la quale ha fornito le proprie spiegazioni”. Avrebbe partecipato al giro di scommettitori “per amore della sua squadra”, per salvarla dai debiti. “Pensate che si tratta di combine che non sono mai riuscite”, ha sottolineato il legale. Buffone, per l’accusa, “manteneva contatti con Santoni Nicola (preparatore dei portieri del Ravenna, ndr) perché contattasse Cristiano Doni, capitano dell’Atalanta, ai fini della manipolazione di Ascoli-Atalanta. Parlato, invece, è accusato, tra le altre cose, di “avere dato disposizioni al calciatore Gervasoni, perché intrattenesse rapporti con Cristiano Doni, capitano dell’Atalanta, con riferimento ad Atalanta-Piacenza dell’11 Marzo 2011. Vi è poi il capitolo riguardante Padova-Atalanta relativo ad entrambi. In questo caso, il medico odontoiatra Marco Pirani, “dopo essersi informato presso il Buffone circa l’eventuale manipolazione dell’incontro, comunicava a Massimo Erodiani (uno dei promotori dell’associazione a delinquere) l’esistenza di un accordo tra le due società”. “Erodiani – recita il capo di imputazione – confermava a Parlato l’accordo tra le due società, circostanza appresa da un ‘uomo di Doni’ che avrebbe scommesso 10 mila euro per conto di quest’ultimo”. Testimonianze, queste, che pur limitate al contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare, fanno dire in ambienti investigativi cremonesi che si è creata una “situazione molto critica per l’Atalanta”, almeno sul versante sportivo. Problemi sarebbero arrivati anche per Beppe Signori dalla testimonianza del commercialista Francesco Giannone (sentito per ultimo quest’oggi) nella stanza dello studio in cui si tenevano, secondo le accuse, le riunioni per preparare le combine delle partite del cosiddetto gruppo dei ‘Bolognesi’, sono stati trovati assegni per circa 400 mila euro a dimostrazione dello scambio di denaro all’interno del gruppo. Signori, che si trova agli arresti domiciliari, potrebbe essere sentito mercoledì prossimo dal gip, mentre la prossima settimana sarà fitta di interrogatori e si concluderà venerdì con uno dei principali protagonisti della vicenda, il portiere del Benevento, già della Cremonese, Marco Paoloni. Molti degli indagati che in questi due giorni di fuoco hanno risposto alle domande del giudice, hanno già preannunciato istanza di scarcerazione oppure di attenuazione della custodia cautelare: dal carcere ai domiciliari.
Stefano Rottigni
Bisogna metterli al fresco e buttare le chiavi, dopo che guadagnano tanti quattrini è vergognoso per i calciatori comportarsi in simili circostanze.