L’acqua è salva! Un libro ne parla!

Claudio Jampaglia, autore con Emilio Molinari di “Salvare l’acqua” vai alla scheda libro, Feltrinelli Editore, ci ha inviato questo comunicato alle 15.15 del 13 giugno, appena dopo la chiusura dei seggi: “Col quorum che ancora batte e lascia senza fiato i tantissimi che hanno voluto e fatto questa campagna referendaria (e prima ancora hanno costruito un’idea […]

Claudio Jampaglia, autore con Emilio Molinari di “Salvare l’acqua” vai alla scheda libro, Feltrinelli Editore, ci ha inviato questo comunicato alle 15.15 del 13 giugno, appena dopo la chiusura dei seggi: “Col quorum che ancora batte e lascia senza fiato i tantissimi che hanno voluto e fatto questa campagna referendaria (e prima ancora hanno costruito un’idea di cittadinanza sui beni comuni), io penso a Genova 2001, al Forum Sociale Europeo di Firenze, alle manifestazioni pacifiste contro la guerra in Iraq e a tutte le riappropriazioni di parola e comportamenti sui territori che hanno segnato questi dieci anni di protagonismo civile. Penso al “cuore d’Italia“ che “da Palermo ad Aosta si gonfiava in un coro di vibrante protesta”. Locale, tematica, cocciuta. Ma senza la paura della sconfitta, di vivere nella domenica delle salme delle ideologie e della storia. In questi dieci anni i movimenti hanno scosso pazientemente la vita di questo paese, diventando maggioranza d’opinione ad esempio sulla guerra o comunità granitiche come le montagne della Val Susa. Ma in questi dieci anni, la solitudine dei movimenti, le loro “belle anime” non avevano mai portato a casa, nel Paese, un risultato toccabile, un prima e dopo per tutti. Oggi succede. E da stamattina giornali, tv, siti, cominciano a riadattare la lettura della realtà alle loro certezze: il peso dei partiti, lo spaesamento civile, la discesa inesorabile dell’epopea berlusconiana… “cosa dice veramente questo voto?”. Le oltre 25 milioni di persone che sono andate a votare a chi dobbiamo intestarle? Al comitato referendario, all’alleanza sociale catto-verde-rossa e chi più ne ha più ne metta, alla spinta finale dei morti di Fukushima… Il dibattito è aperto. Ma ciò da cui difficilmente si può sfuggire è l’affermazione di un nuovo e vecchio senso comune. Che almeno per l’acqua è la rivincita del “pubblico”, determinata dagli stessi cittadini a cui è stato detto per un ventennio di diffidare massimamente del pubblico per affidarsi all’interesse. C’è un motto ghandiano, assunto dai referendari dell’acqua in questo anno e fischia (dalla raccolta delle firme ad oggi): “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci”. Non conta chi ha perso: Berlusconi, Bossi, i privatizzatori del Pd (tanti), gli affaristi, gli speculatori, il partito del mattone… Il risultato più grande è che ciascun elettore possa dire, “questo voto è mio”, perché serve e servirà a qualcosa. Il tempo dei limiti, dell’impossibilità al cambiamento, del dover rinunciare a qualsiasi aspirazione in nome di una asfittica “normalità” culturale del paese, sono finiti. Un gruppo di cittadini ha ridato la parola e la possibilità di esprimersi a tutti. I cittadini italiani in maggioranza hanno colto l’occasione. Si sono ripresi lo spazio pubblico. Non perdiamoci di vista.

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