Scoperte le cellule responsabili dei casi piu’ gravi di artrite reumatoide. A partire da questa scoperta, firmata da ricercatori della Facolta’ di Medicina dell’Universita’ Cattolica di Roma, le persone affette dalla grave malattia autoimmune, che non rispondono alle terapie oggi in uso, potrebbero beneficiare di nuovi farmaci e trattamenti piu’ personalizzati. Le cellule colpevoli sono linfociti B “duri a morire” che, resistendo tantissimo alle cure standard, riescono a operare un danno molto piu’ consistente alle articolazioni. L’importante risultato e’ frutto di uno studio condotto da Gianfranco Ferraccioli, Ordinario di Reumatologia e responsabile dell’Unita’ operativa di Reumatologia dell’Universita’ Cattolica- Policlinico A. Gemelli di Roma, pubblicato sulla rivista internazionale “Molecular Medicine”. Adesso e’ stato individuato il colpevole di questa prognosi piu’ grave: si tratta di una particolare popolazione di linfociti B, che producono gli autoanticorpi tipici della malattia. Questi linfociti B piu’ aggressivi sono identificabili in quanto espongono sulla propria membrana, come una “bandierina” di riconoscimento, una proteina particolare, chiamata “Zap-70”. Queste cellule non sono nuove ai medici perche’ sono presenti anche in alcune forme di leucemia (leucemia linfatica cronica) ed esistono gia’ dei farmaci utilizzati nella malattia ematologica per combatterle. Il motivo della loro maggiore aggressivita’ e’ che sopravvivono molto piu’ delle altre cellule, producendo quindi un’infiammazione persistente e un danno articolare maggiore. La scoperta e’ frutto di un’intuizione dei ricercatori della Facolta’ di Medicina dell’Universita’ Cattolica di Roma: “Il nostro sospetto sul conto di queste cellule ha preso le mosse dal fatto che i pazienti con leucemia linfatica cronica in alcuni casi sviluppano malattie autoimmuni – ha aggiunto Ferraccioli -; quindi abbiamo pensato che potesse esserci qualche collegamento tra la leucemia e l’autoimmunita’”. Sulla base di questo sospetto gli esperti hanno passato al setaccio tutti i linfociti B autoimmuni di vari pazienti con artrite reumatoide piu’ o meno grave e visto che nei casi piu’ gravi era, guarda caso, presente anche la cellula B malata contrassegnata da Zap-70 che si ritrova in alcune leucemie. Il sospetto dei ricercatori ha dunque trovato conferma in questa verifica, aprendo la strada a nuove possibilita’ di cure sempre piu’ personalizzate. “Stiamo studiando anche dei farmaci che possono attaccare queste cellule tramite la proteina Zap-70 che espongono al loro interno e che ci serve per riconoscerle – ha anticipato Ferraccioli – questi farmaci sono gia’ in uso per alcune leucemie, quindi l’iter di approvazione per il loro uso contro l’artrite reumatoide, se si dimostrassero efficaci contro di essa, sarebbe ben piu’ breve”. Per di piu’, ha concluso l’esperto, “queste cellule non sono responsabili solo dell’aggressivita’ dell’artrite reumatoide, ma anche in caso di altre malattie autoimmuni gravi come il lupus e la sclerodermia”.
Carlo Di Stanislao
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