Dopo il Vomano e il Tordino non poteva mancare all’appello il fiume Vezzola: per l’ennesima volta si devono registrare interventi scriteriati all’interno di un alveo fluviale con taglio a raso di tutta la vegetazione spondale, nonché interventi sempre in alveo di mezzi meccanici impegnati a rendere più rettilinea il corso d’acqua.
In questi giorni, a Teramo, nel tratto del parco fluviale antistante il Ponte degli Impiccati (via Vecchio Mattatoio) si sta procedendo a lavori di distruzione del torrente Vezzola.
Si ripete di nuovo una visione surreale: un parco fluviale con pochissima acqua (il Vezzola ormai in molti mesi dell’anno ha una portata quasi inesistente a causa delle captazioni) e senza piante!
La solita motivazione della tutela idraulica non può più essere sostenuta. Soprattutto alla luce della recente alluvione che ha fatto registrare danni ad opere eseguite proprio all’interno dell’alveo (vedasi gabbionature a protezione dei pilastri del “Lotto zero” in zona Carapollo sul fiume Tordino) dove erano stati realizzati interventi simili a quelli che si stanno realizzando sul Vezzola giustificandoli con la messa in sicurezza dello stesso fiume.
È noto a tutti che rendere artificialmente rettilineo un fiume non fa che aumentare la velocità dell’acqua in caso di piena con l’effetto di spostare i problemi di esondazione semplicemente di qualche chilometro.
Senza considerare, poi, che rendere rettilineo un corso d’acqua comporta una profonda modifica degli apporti di materiale solido indispensabile per ricreare la spiaggia colpita dall’erosione.
Interventi come quelli in corso di realizzazione sul Vezzola, dal punto di vista biologico, fa sì che il corso d’acqua, in assenza di vegetazione ripariale, perda la sua capacità autodepurante aumentando così il carico inquinante che arriva al mare.
Si tratta, oltretutto, di continuare buttare (letteralmente) soldi pubblici in acqua attraverso interventi molto costosi (nel caso odierno del Vezzola oltre 90.000 euro!) che durano pochissimi mesi perché alla prima pioggia il fiume riprende il suo tracciato originario.
Pino Furia
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