In un momento in cui pare che nessuno abbia più niente di nuovo da dire le voci dal cratere per la seconda volta pronunciano le parole del presente. Lo fanno tramite linguaggi sconosciuti a chi è abituato a vivere nella nostalgia di un passato che non tornerà mai e di un futuro cieco e lontano il cui progetto è affidato solo a potenti e ad archistar.
La gioventù tellurica delle voci dal cratere invece si muove tra le macerie e i nuovi quartieri provando a vivere in questa “landa” con disincanto, amarezza e passione. A metà tra cruda poesia e cronaca l’album è un prodotto più maturo e variegato rispetto la prima edizione. Molte sono le basi originali che danno vita ad una valida e interessante proposta musicale, volta ad esprimere tramite testi eccezionali, le sensazioni personali e collettive che ruotano intorno per lo più ad un senso di spossessamento e allo stesso tempo di riappropriazione.
Niente parla meglio ad esempio, del cuore pesante di Zirko, 15 anni, gli ultimi due vissuti “dopo tutto” sulla costa pescarese lontano dalla città che amava.
Gli “Anonima” invece raccontano attraverso i loro occhi di “non morti” la desolazione di una città fantasma in cui “abbiamo solo sistemazioni affinché il sistema funzioni”
Collasso della Zona Rossa Krew invece ci parla della sua difficoltà a vivere nei panni del rapper impegnato che qualcuno del “Rez Zone Rap Management” sembra avergli messo.
Devon ex zona rossa anche lui, ci parla della sua vita in città fatta di scorribande e bevute quando già “sono passati due anni dalla terra che tremava ma il futuro è ancora nero come il fumo del Ketama”
Un album che è riuscito a riunire più generazioni di rapper dai 14 ai 35 anni suonati. Tornano alla ribalta infatti dopo anni di assenza i souleloquy con “Manifesto” che vista la situazione non ce la facevano più a stare zitti. La loro è una testimonianza diretta dalla trincea:“fateci passare” grida MeccaLacca alla Polizia in Piazza (e potrebbe essere la voce di qualsiasi aquilano) per poi continuare la dura denuncia con le parole in studio. Gli fa eco Tettaman con “ridono di noi” che inizia con l’audio delle manganellate di Roma del 7 Luglio riprese dalla MediaCrew di Case MAtte.
In questa traccia gli aquilani sono considerati dai potenti come “cafoni e poveracci” di cui ridere e da manganellare nell’evenienza si ribellino: “è sulla nostra pelle la nostra ultima frontiera”.
VDCvol.2 è una compilation di autofinanziamento degli spazi sociali autogestiti aquilani,organizzata e promossa da ZRK&3e32.
Alessandro Tettamanti
Lascia un commento