Quarant’anni di ascolto e di servizi. Ascolto dei bisogni e risposte tradotte in servizi per chi è senza casa o senza lavoro, per i rifugiati o per chi è in carcere o in ospedale, per le vittime di guerre, di calamità naturali e di violenze. Un lavoro capillare e continuo, arricchito dall’ispirazione cristiana e dal radicamento al territorio, che si svolge nelle comunità, vicino alle famiglie ed alle persone. E’ con un bilancio in attivo sul versante della giustizia sociale che la Caritas Italiana si prepara a festeggiare il suo 40/o compleanno. A volere questa grande ‘agenzia della solidarieta”, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, fu papa Paolo VI. Fu lui ad attribuirle una novità rispetto alle sue consorelle nel mondo, la “funzione pedagogica” che la rende ancora oggi unica. Suo obiettivo, quindi, non solo la realizzazione di interventi di qualità verso i più bisognosi, ma stimolo propositivo per la promozione di una società dell’accoglienza. Difficile stimare numericamente le azioni e le persone sostenute dalla Caritas Italiana da quel 2 luglio 1971, giorno della sua nascita. Certamente milioni, in Italia e nel mondo. Migliaia sono gli operatori e i volontari ora attivi; 220 le Caritas diocesane al lavoro tutti i giorni. Una rete di interventi che si muove secondo il principio: “adeguati ai tempi e ai bisogni”. E proprio i Centri d’ascolto sono il fiore all’occhiello della Caritas Italiana, le prime ‘sentinelle’ del disagio sociale. Sono 316 sul territorio nazionale, presenti nel 97% delle Caritas diocesane; vi sono impegnati 3 mila operatori, il 90% sono volontari. Nel periodo 2001-2009, le Caritas diocesane hanno realizzato oltre mille progetti in vari ambiti; il 78% realizza una attività stabile di osservazione delle povertà. La Caritas Italiana è sempre presente, direttamente o indirettamente, nelle grandi emergenze internazionali; lo è stata, ad esempio, in occasione dello tsunami del 2004 o del terremoto di Haiti del 2010; due aree dove è ancora operativa. C’é un’attenzione ai giovani; oltre 100 mila gli obiettori di coscienza e oltre 6 mila hanno svolto il servizio civile volontario presso la Caritas. Giovani che si sono impegnati nella promozione dei diritti umani e di cittadinanza, nel sostegno delle persone in stato di disagio e nella sfida dell’immigrazione. L”ascoltò dei bisogni della società italiana delinea da sempre l’impegno della Caritas Italiana. Da anni, la rete è concentrata su tre grandi aree, attraverso non solo servizi ma anche denuncia sociale: l’aumento della povertà delle famiglie italiane, il riconoscimento della questione immigrazione e la necessità di dar vita ad un sistema concreto di protezione sociale. Per tutti i suoi interventi, la Caritas Italiana nel 2010 ha speso poco più di 44 milioni di euro; quasi 25 per le attività in Italia, circa 15 per quelle nel mondo. Il 48,6% delle risorse utilizzate nel nostro paese è andato alle emergenze (fra queste il terremoto dell’Aquila); mentre nel mondo (circa il 40% va a progetti di sviluppo in America Latina e Caraibi) il 67,1% a interventi socio-economico e sanitari e il 23,9% alle emergenze. All’estero, la promozione umana e sociale delle popolazioni si realizza anche attraverso i MicroProgetti di sviluppo, 13 mila in 40 anni.
Agnese Malatesta
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