I rappresentanti dell’Anci lo avevano già ribadito in tutte le sedi istituzionali: “I criteri meritocratici impostati con la manovra rischiano di essere aberranti”. La conferma arriva adesso dai numeri che Ifel ha fornito al Sole24Ore: il Comune di Parma sesto nella classifica degli enti più virtuosi, Brescia al top, seguita da Iglesias. E i grandi capoluoghi del nord lontanissimi dalla vetta: Milano 45esima, Varese 57esima, Bergamo 62esima, Torino 74esima, Novara 92esima. “Tutte stracciate da Roma – scrive il Sole – che nonostante maxi-buchi e commissari veleggia al 35esimo posto”.
La classifca è stata costruita applicando in via sperimentale i 10 parametri prevista dalla manovra per premiare i Comuni virtuosi: tra questi parametri ci sono l’incidenza della spesa in conto capitale, del personale, del debito, il livello di autonomia finanziaria e il ricorso ad anticipazioni di cassa. E proprio dalle tabelle che risultano mettendo insieme questi parametri, emergono con forza i problemi che stanno alla radice dei criteri individuati per definire il tasso di virtuosità degli enti.
I Comuni contestano in linea generale l’insostenibilità dei tagli, che secondo Ifel rappresentano un meno 41% al fondo di riequilibrio, determinando anche problemi sul fronte della perequazione. Inoltre, l’esclusione dei ‘virtuosi’ non alleggerirebbe lentità del sacrificio chiesto all’intero comparto: il conto sarebbe semplicemente diviso tra meno enti, aumentando dunque il saldo da raggiungere proprio a quelli più in difficoltà.
Sui criteri, nello specifico, in molti casi si rischia poi di ottenere l’effetto opposto rispetto a quello previsto dalla manovra: se si considera ad esempio il parametro spesa corrente, succede che questa capitolo di spesa è più alto in molti Comuni del Nord, a causa di una maggiore presenza di servizi per i cittadini, erogati e gestiti direttamente dal Comune. Il criterio, dunque, penalizzerebbe quegli enti che danno più servizi e che non li esternalizzano. Altra stortura è quella relativa alle penalizzazioni per gli anticipi di cassa: questa opzione, in genere, costituisce un’avvisaglia di cattiva gestione. Ma la maggioranza degli enti sarà presto costretta a ricorrervi, per tamponare i ritardi nell’erogazione della prima rata del fondo di riequilibrio. (mv)
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