Le smart grids, reti intelligenti di distribuzione dell’energia a livello locale e regionale, collegano tra loro impianti solari, eolici, geotermici, a biogas (e altre biomasse sostenibili) che possono così fornire la stessa energia di una centrale tradizionale, ma con maggiore efficienza e flessibilità, e con minori emissioni di CO2. Le super grids usano invece linee ad alta tensione in corrente continua per trasferire elettricità a enormi distanze con grande efficienza. Lo studio presenta anche un piano di ammodernamento ed espansione dell’attuale rete elettrica europea dal Mare del Nord al Mediterraneo.
“Le smart grids applicano l’idea di internet al settore elettrico. – spiega Sven Teske, Esperto di energia di Greenpeace International – Il rinnovamento della rete è un’enorme opportunità economica, specialmente per il settore informatico. In Europa gli investimenti necessari si aggirano attorno ai 5 miliardi di euro all’anno, meno di cinque euro per ogni abitazione europea. Ma occorrono urgenti politiche per sbloccare gli investimenti a supporto di un futuro 100% rinnovabile nel settore della produzione elettrica”.
“E’ possibile sviluppare una rete intelligente espandendo, contemporaneamente, la fornitura di energia da rinnovabili. – afferma Christine Lins, Segretario Generale di EREC – Il mercato delle rinnovabili può crescere a doppia cifra fino al 2050 e superare in dimensione l’industria fossile. Attualmente il mercato delle rinnovabili vale circa 120 miliardi di dollari e raddoppia ogni tre anni”.
Il mercato globale dell’energia eolica nel 2009 ha perfino superato di 7.000 MW le previsioni di Greenpeace del 1999, con una potenza installata nell’anno di 37.000 MW. In Italia l’eolico, continua a registrare una discreta crescita, nonostante gli ostacoli tra i quali le strozzature di una rete elettrica inadeguata.
In Italia – unico Paese dell’Ue a non aver ancora presentato le previsioni per il “Piano delle rinnovabili” da adottare a giugno – l’inadeguatezza della rete elettrica in alcune regioni viene gestita oggi “staccando” dalla rete le centrali eoliche nei momenti di congestione. Ciò limita l’effettiva produzione eolica di queste aree del 30% circa: 0,7 TWh di energia perduta, ovvero una quota del 12% della produzione nazionale da eolico, secondo le analisi tecniche presentate da Anev al Ministero Sviluppo Economico.
“Le nostre analisi indicano una grande possibilità industriale per l’Italia sulle rinnovabili. Registriamo invece segnali crescenti di boicottaggio da parte del Governo, fortemente impegnato nella direzione sbagliata, il ritorno al nucleare per favorire gli interessi di alcune lobby industriali” conclude Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia.
A cura di Greenpeace Italia
Lascia un commento