Il 18 aprile, giorno dell’uccisione di Melania, Salvatore Parolisi “doveva avere in qualche modo un chiarimento con la moglie” sulla sua relazione con la soldatessa Ludovica, dato che questa, di lì a qualche giorno, lo aspettava a casa dei suoi. E’ l’ipotesi che fa il gip di Ascoli Carlo Calvaresi nel descrivere i momenti precedenti l’omicidio, per cui è accusato lo stesso Parolisi. “L’ipotizzabile discussione tra i coniugi, culminata inizialmente in un gesto di stizza della donna che getta in terra l’anello di fidanzamento, in un successivo momento decanta e si spegne – scrive il gip nell’ordinanza – con un atto di ‘riappacificazione’ (o almeno così ritenuto dalla sventurata vittima) consistito in un bacio e nell’offerta di un rapporto intimo al marito, per suggellare detta ‘tregua’ o per far capire all’uomo la propria volontà di proseguire comunque il rapporto matrimoniale”. “A questo punto, la proditoria aggressione omicida con arma da taglio può essere stata determinata – ipotizza ancora il gip – da una insana reazione incontrollata dell’uomo, che non ha saputo gestire psicologicamente le due ‘pressioni’ contrapposte: quella di Ludovica da un lato (donna con la quale comunque il Parolisi, da quanto emerso dalle indagini, voleva stringere un legame duraturo, preferendola alla moglie) e quella di Melania, dall’altro (moglie decisa a difendere l’unione coniugale con forza e che in passato l’aveva duramente ‘umiliato’ sull’argomento infedeltà coniugale). “In base ad una diversa ricostruzione, altrettanto plausibile in base agli elementi accertati, il gesto di stizza – seguita il gip – può aver seguito il gesto del contatto labiale ed il denudamento spontaneo, ciò implicando che la donna, nel tentativo di tenere ancora legato a sé il Parolisi, potrebbe essersi a offerta lui, denudandosi e baciandolo ed in tal modo superando il suo elevato senso di pudore; vista poi l’inutilità di tali profferte per la resistenza o il disinteresse del marito, avrebbe potuto gettare in terra l’anello di fidanzamento. Nel corso di tale fase litigiosa potrebbe essersi verificata la proditoria aggressione omicida, mentre la donna volgeva le spalle, stizzita, al marito. In entrambe le ipotesi potrebbe sussistere una variabile interpretativa, nel senso che il ‘contatto’ tra le labbra della vittima e la cute del Parolisi potrebbe implicare non un bacio, ma una mano posta sulla bocca della donna, per evitare le urla, durante la fase dell’aggressione, ed in particolare durante il tentativo di sgozzamento”. “…In definitiva, se gli ultimi atti della povera Melania hanno implicato amore, stizza e comunque intimità e confidenza, potevano essere rivolti esclusivamente all’indagato, suo marito”, conclude il gip, riferendosi in particolare al fatto che Melania aveva pantaloni, collant e slip volontariamente abbassati e che sulla sua bocca sono state trovate tracce del Dna del marito, depositate poco prima della morte della Rea. Particolare solo parzialmente consolatorio, Vittoria, la bimba dei Parolisi, “era sicuramente nell’auto”, ma “ad una certa distanza dalla scena del crimine, e non si è resa conto di quanto stava accadendo, forse perché dormiente”.
Melania Rea: Parolisi quel giorno doveva avere un chiarimento
Il 18 aprile, giorno dell’uccisione di Melania, Salvatore Parolisi “doveva avere in qualche modo un chiarimento con la moglie” sulla sua relazione con la soldatessa Ludovica, dato che questa, di lì a qualche giorno, lo aspettava a casa dei suoi. E’ l’ipotesi che fa il gip di Ascoli Carlo Calvaresi nel descrivere i momenti precedenti […]
Sinceramente posso dire che solo un mostro, una bestia, può fare tutto questo e Parolisi si è dimostrato in tutti i modi di essere lui l’assassino. Ricordo il giorno dei funerali di Melania, che attegiamento strano, si è presentato con i capelli rasati, sembrava un martire dietro la bara ma era solo una finzione e si capiva benissimo che stava recitando. Gli avvocati dovrebbero lasciarlo solo altro che preparare una difesa perchè non c’è proprio nulla da difendere e guarderei bene anche l’alibi dell’amante.
Certo, la verità che potrà emergere al termine del procedimento penale, non potrà essere di sicuro peggiore di quanto già ipotizzato validamente dai PM della Procura e dal GiP di Ascoli Piceno, con la sua ordinanza d’arresto di Salvatore. La speranza per la bimba che il babbo possa essere assolto da un crimine così efferato ed odioso, non va lasciata perire per il ben e della piccola, ma prevedo fin d’ora che sarà molto diificile che Parolisi ne esca indenne. Ma mi chiedo e domando a tutti i cittadini che si sono interessati a questa tristissima storia coniugale, culminata nella violenza e nel sangue di una giovane mamma, che ha visto spezzata la sua vita ed ha privato un’innocente della mamma, se non sarebbe stato molto meglio per i due, Salvatore e Melania, se avessero disatteso di conformarsi ed attenersi ad un codice di amore possessivo, di gelosia e di onore della famiglia classica, che in Italia non esiste praticamente quasi più, piuttosto che lottare dalla parte muliebre per non perdere a tutti i costi un marito, anche se non ti ama più, e dall’altra maritale per non vedersi sottrarre un’amante, che si crede a torto od a ragione, poco importa, di amare più della moglie. Ma del senno di poi son piene le fosse, ha scritto il Manzoni nei Promessi sposi, se non erro nel ricordo. Per fare più il moderno, dico apertis verbis, fuori dalle righe, ma saggiamente, non era meglio una sana separazione coniugale, ed eventualmente un divorzio successivo consensuale, che avrebbe anche potuto portare ad un salutare ravvedimento del marito focoso, ed oggi avremmo una bella mamma ancora viva ed una bimba felice, anche con i genitori a famiglia allargata, come si dice oggi, piuttosto che avere e piangere ben due vite rovinate, una dalla morte e l’altra dalla galera!?