La Croce del Perdono: 717 Perdonanza Celestiniana

Ogni anno, il 28 e il 29 agosto a L’Aquila, si rinnova il rito della Perdonanza Celestiniana. Un evento storico-religioso, un Giubileo, unico al mondo che trova origine nel lontano 1294 e che ha il suo culmine con l’apertura della Porta Santa della Basilica di Collemaggio. Una tradizione che neanche il tremendo terremoto del 2009 […]

Ogni anno, il 28 e il 29 agosto a L’Aquila, si rinnova il rito della Perdonanza Celestiniana. Un evento storico-religioso, un Giubileo, unico al mondo che trova origine nel lontano 1294 e che ha il suo culmine con l’apertura della Porta Santa della Basilica di Collemaggio.
Una tradizione che neanche il tremendo terremoto del 2009 è riuscito ad interrompere. Pietro Angelerio da Morrone, raggiunto dalla notizia della sua elezione a Papa in un eremo vicino Sulmona all’età di 79 anni, scelse come luogo dell’incoronazione la città dell’Aquila. Fu incoronato così Pontefice con il nome di Celestino V, il 29 Agosto 1294, nella Basilica di S.Maria di Collemaggio, e decise per questo evento di concedere la Grande Perdonanza, ovvero il perdono di tutti i peccati. L’indulgenza plenaria, la più antica della cristianità, emanata con una Bolla di Papa Celestino V, potrà essere ottenuta dai fedeli entrando – “sinceramente pentiti e confessati” – proprio da quella porta, aperta solo per 24 ore tra la sera del 28 e quella del 29 di agosto.
Prima del rito religioso, la Bolla del Perdono universale del Pontefice, poi santificato, viene letta dal Sindaco dell’Aquila, al termine di un corteo composto da centinaia di figuranti in costume d’epoca e da rappresentanti istituzionali. L’artista Laura Calendo, coniugando tradizione ed innovazione, dal 2000 realizza la «Croce del Perdono», un omaggio dell’artista alla cittadinanza aquilana e destinata ai cardinali designati ogni anno all’apertura della Porta Santa. Grande attesa per l’opera 2011 che il Sindaco della città donerà al cardinale delegato al termine del corteo della Bolla.
Si tratta dell’undicesima croce pettorale, realizzata, come le altre, in due unici esemplari, di cui uno sarà indossato dal cardinale durante le funzioni dell’annuale Giubileo aquilano e l’altro sarà esposto nella mostra permanente allestita all’Aquila nello show room dell’artista, sito nel centro Polifunzionale “Pegaso”, Scoppito(AQ). Splendidi gioielli da collezionisti, tracce di una figura di amatore, capace di trasformare il suo itinerario in un percorso di lettura dell’arte. Ogni collezionista, con il suo sforzo intellettuale di avvicinarsi all’opera di un’artista, di capirne le ragioni e di pensare di acquistare e poi conservare l’oggetto della creazione, scopre la complessità di vivere il sistema dell’arte e misura con amara consapevolezza le conseguenze e le ragioni di un grande o di un piccolo contenitore. La verità dell’opera in questo caso è il contatto stesso che il collezionista stabilisce in un tempo prolungato con l’opera, come oggetto fisico e come messaggio artistico. L’opera è la costante materialità del suo senso, essa è sempre uguale a se stessa ed al suo divenire, fisicamente composta della sua forma, del suo contenuto e del suo rinnovarsi, ieri come domani, domani come oggi.
Essa appare, ma contemporaneamente “è”, nella sua autenticità e nel suo stato di visione. Il collezionista, incamminandosi verso l’opera, si incammina verso la sua verità. Essa rispecchia il suo passato, che in breve si vivifica e si rinnova attraverso il nostro presente. Ma poiché il presente è la contingenza dell’opera, il futuro è il suo stato di conservazione! Con l’opera cade l’unico muro ordinario che divide passato e futuro della forma, della matericità e dell’esistenza stessa del manufatto. Infatti, soltanto la memoria del passato dà senso all’esistenza di una qualsiasi collezione e fa nascere il desiderio della durata.
Come può un’opera, e dunque una collezione, perdere il passato? Il racconto di questa piccola storia è nel percorso di vita e nell’esperienza di Laura Caliendo. Artista aquilana che ha esordito negli anni Ottanta con la progettazione e la creazione di gioielli unici e preziosi, attraverso un gioco di luci, degli abbinamenti e dei contrasti. Nel 1997 con il “Codice del Perdono” inizia a realizzare i gioielli dedicati alla Perdonanza Celestiniana Aquilana. Seguono i “4 quarti in quattro gioielli”, il Collare, il Pastorale e dall’ anno 2000 la serie di Croci Pettorali.
Dalla 711 Perdonanza del 2005 la Croce del Perdono viene presentata con la giovane “Dama della Croce” che porta nel corteo la Bolla, il prezioso dono che il Sindaco dona al Cardinale delegato.
La Caliendo prescinde dai personalismi e guarda dritto alla riorganizzazione della memoria storica ed al progetto futuro per rigenerare un’attività che ha propalato stili, tendenze, pensieri, idee e interpretazioni di opere del tutto intelligibili alla loro eteronomia.
Un’arte che badi molto al nous, all’intelletto, ovvero all’atto stesso dell’intendere artistico e quindi considerare effettivamente l’azione della noesis come il gradino più alto della conoscenza artistica.
Non considerare, quindi, l’opera d’arte come un manufatto in sé e per sé, ma come un oggetto volontario che riesce a stimolare l’intellezione, il grado più aperto e ampio del conoscere, pensando alla radice antropologica dell’oggetto dell’arte come ad una totalità aperta e sempre pronta ad interagire col pubblico.
Proprio per questa attenta ricerca della Caliendo cresce l’attesa per l’ undicesima “Croce del Perdono” della 717 Perdonanza Celestiniana. Si attende di sapere quale è stata la forte carica di idealità, la forma resa dei significati, dei sentimenti e delle espressioni che hanno pervaso e animato il gioiello di questa edizione, ma bisogna attendere……..

Luisa Stifani
www.portfoliomagazine.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *