Pressing d’agosto

Vacanze slittate e governo in piena attività anche in questo inizio di agosto. Così come si sacrifica Napolitano (che blocca il suo stipendio e tassa di 15 milioni di euro le spese del Quirinale), Berlusconi si è detto, a quanto pare, dopo un lungo pressing del Pd, disponibile per una informativa sulla situazione economica, che […]

Vacanze slittate e governo in piena attività anche in questo inizio di agosto. Così come si sacrifica Napolitano (che blocca il suo stipendio e tassa di 15 milioni di euro le spese del Quirinale), Berlusconi si è detto, a quanto pare, dopo un lungo pressing del Pd, disponibile per una informativa sulla situazione economica, che dovrebbe tenersi mercoledì pomeriggio, prima alla Camera poi al Senato. Nel pomeriggio dello stesso giorno si svolgerà anche un confronto fra le forze di opposizione con sindacati e imprese,  ma in un tavolo separato rispetto a quello governativo. La scorsa settimana le parti sociali avevano lanciato un appello comune al governo, inedito e dai toni drammatici, chiedendo subito un patto per la crescita, per dare un segnale di discontinuità ed evitare che la dinamica dei mercati finanziari porti a una situazione insostenibile per il Paese. Fissato, pertanto,  per giovedì, l’incontro fra governo e parti sociali su questo scottante tema, così come annuncia sul “Corriere” il ministro Sacconi, auspicando che la “comune assunzione di responsabilità dia luogo a un tavolo operativo in modo da accelerare i cambiamenti che servono alla crescita. Tutti insieme – dice il responsabile del Welfare – possiamo superare le resistenze corporative anche con opportune compensazioni o gradualità. Ci attendiamo che diventi un tavolo facilitatore”. Così, dopo l’approvazione della manovra e nonostante le ferie incombenti, il governo avvia il confronto con lo scopo di condividere in particolare le responsabilità degli attori istituzionali, economici e sociali, per la crescita dell’economia e dell’occupazione. Per prima cosa, spiega Sacconi, “occorre ridurre le tasse con il disegno di legge delega, sostenere l’ internazionalizzazione delle imprese attraverso l’integrazione tra struttura diplomatica e rete Ice, stimolare l’impiego dei giovani attraverso la norma sul forfait del 5% e infine avviare una stagione di liberalizzazioni e privatizzazioni”.  Secondo punto – prosegue -, occorre monitorare gli investimenti alle imprese e vanno superati tutti i colli di bottiglia che rallentano la realizzazione delle opere pubbliche. Il terzo argomento, afferma il ministro, “riguarda il ruolo delle banche e della finanza di impresa: bisogna esaminare quali fondi pubblico-privati sono stati avviati”. Il quarto punto in agenda “sono le relazioni industriali, e quindi gli ammortizzatori sociali e la gestione delle crisi, compreso lo statuto dei lavori”. Un aspetto significativo – sottolinea poi Sacconi – riguarda anche il tema della tregua sociale e quindi come regoliamo lo sciopero in presenza di investimenti. Infine la detassazione e la decontribuzione della parte del salario espressa dalla contrattazione locale. Il quinto tema del confronto – conclude – è la sobrietà democratica, ovvero il taglio dei costi della politica. Sempre nella intervista al Corriere Sacconi ci diene anche a dire che “non c’è alcun caso Tremonti” e che invece il ministro della economia ha la piena fiducia del governo e della maggioranza ed è saldamente sul ponte di comando. Ma, come nota anche il Tempo, di fatto Tremonti è per lo meno “sfastidiato”, perchè, al netto dei suoi indubbi e madornali errori quanto meno di comportamento,e dell’increscioso pasticcio nel quale si è messo anche nei rapporti con la Guardia di Finanza, si vede ora  in qualche modo additato pure da Fini, con Di Pietro pronto per una nuova mozione di sfiducia. Ieri, intervenendo su SkyTG24, Cicchitto, rispondendo alle dichiarazioni di Fini e Casini che dai giornali attaccano il governo, chiedendo un passo indietro di Berlusconi e un nuovo esecutivo di unità nazionale, ha detto secco e determinato la loro “è incredibile demagogia. Il governo ha avvertito la crisi prima dell’opposizione tant’è che ha tagliato la spesa pubblica negli ultimi tre anni.”  Secondo Cicchitto la linea di Casini (che chiede un governo di unità nazionale) “è sul terreno della totale irresponsabilità, propone un salto nel buio” e, naturalmente, per far vedere che invece il governo c’è e lavora alacremente in piena luce, è anche opportuno rinviare le vacanze. E  sull’appello lanciato da tutte le parti sociali, da Confindustria fino ai sindacati e alle banche, per un cambio di rotta del governo, il capogruppo del Pdl ha risposto che: “le banche e le imprese sarebbe auspicale facessero fino in fondo la loro parte” e, in generale, sulle critiche piovute sul governo nelle ultime settimane, nessun non può notare che “c’è “un’orgia di faziosità e di settarismo”. Anche Pier Ferdinando casino, sempre sul Corriere, dice che “se c’è bisogno non andremo in vacanza” e con toni pacati ma fermi, pur definendo “infantile” l’atteggiamento dell’Idv che urla di votare l’ ennesima sfiducia a Silvio Berlusconi, dice che bisogna “fare qualcosa subito contro la stagnazione”. Così in queste ore di vacanze rinviate e di pressing, torna di moda parlare di governo tecnico, certamente idea non italiana, ma divenuta nel tempo una delle nostre specialità. Come ricorsa Angelo Panebianco, possiamo identificare due categorie di sostenitori del governo dei tecnici. La prima è composta da quelli che vorrebbero sbarazzarsi di Berlusconi e sono alla ricerca di una qualunque risorsa che serva allo scopo. È stravagante che spesso gli stessi che oggi accarezzano l’idea di un governo dei tecnici si presentino, in altre fasi, come i paladini della democrazia parlamentare nella forma prescritta dalla Costituzione: è infatti difficile immaginare qualcosa di meno compatibile con la democrazia parlamentare del governo dei tecnici. Ma la loro posizione è comprensibile: lo scopo è politico (abbattere Berlusconi), i mezzi si equivalgono. Sempre Panebianco vaticina, dalle pagine del suo “Corriere”, che è possibile, e forse anche probabile, che questo governo non riesca a completare la legislatura; ma in tal caso, c’è da scommettere, sarà ancora una normale soluzione politica quella che si troverà in Parlamento o nelle urne, senza tecnicismi che non porterebbe a niente. Ce lo auguriamo.

Carlo Di Stanislao

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