Omeopatia e ricerca sull’acqua: continua la discussione

Com’era prevedibile, divampa la polemica sull’ultima ricerca del Premio Nobel per la Medicina Luc Montagnier, che in un lungo articolo scientifico pubblicato sulla rivista ≪Journal of Physics≫ dimostra l’esistenza di una ≪memoria dell’acqua biologica≫, in grado di mantenere traccia del DNA batterico anche al di sotto alla soglia minima di presenza dello stesso, e quindi – sostengono […]

Com’era prevedibile, divampa la polemica sull’ultima ricerca del Premio Nobel per la Medicina Luc Montagnier, che in un lungo articolo scientifico pubblicato sulla rivista ≪Journal of Physics≫ dimostra l’esistenza di una ≪memoria dell’acqua biologica≫, in grado di mantenere traccia del DNA batterico anche al di sotto alla soglia minima di presenza dello stesso, e quindi – sostengono gli omotossicologi – può forse dimostrare anche la funzionalità di principi attivi farmacologici superdiluiti. Una nuova frontiera della ≪low-dose medicine≫ che porterà alla creazione di farmaci senza effetti collaterali, secondo un paradigma molto simile a quello dell’omeopatia, s’interrogano i medici?
Il prof. Giuseppe Remuzzi (Istituto Mario Negri di Milano) interviene scettico sul ≪Corriere della Sera≫ del 25 luglio (http://www.corriere.it/salute/11_luglio_25/remuzzi-polemicaomeopatia-memoria-acqua_380838e4-b6af-11e0-b3db-8b396944e2a2.shtml), criticando sia il lavoro di Montagnier che la rivista che l’ha pubblicato.

In replica a Remuzzi è intervenuto anche il Dott. Paolo Roberti di Sarsina, Esperto per le Medicine Non Convenzionali del Consiglio Superiore di Sanità, che riceviamo e pubblichiamo: «Non è accettabile e va respinta in modo assoluto la gravissima affermazione del prof. Remuzzi: “È capitato tante volte, malati di leucemia e linfoma per esempio o di malattie autoimmuni o di altre malattie gravi a cui medici o cultori di omeopatia hanno suggerito di sospendere terapie che li avrebbero guariti. Sono successi disastri. E’ così che l’omeopatia può far male o anche malissimo”».
Infatti è falso che «tante volte » sarebbe accaduto che in Italia medici omeopati o di Medicine Tradizionali abbiano suggerito ai loro pazienti di sospendere le terapie biomediche. Sarebbe comunque altrettanto falso che venisse affermato che «alcune volte» sarebbe accaduto la stessa cosa.
Mi rendo conto che con una sommaria generalizzazione del giudizio il prof. Remuzzi «insacchi » dentro il termine «cultori dell’omeopatia» tutto un mondo di professionisti ben differenti fra loro nelle competenze e nella formazione. Non mi risulta che medici italiani, titolari di una rigorosa e pluriennale formazione, clinicamente esperti ed esercenti Medicine Tradizionali e Non Convenzionali siano mai stati giudicati con sentenza passata in giudicato per avere redatto come prescrizione ai loro pazienti di «sospendere farmaci salva-vita».
Forse invece di concentrarci su queste polemiche polemiche prive di fondamento dovremmo interrogarci sul perché Medicine e Saperi di Salute al quale si riferiscono con fiducia oltre 11 milioni di pazienti in Italia (dati Eurispes), oltre 150 milioni nell’Unione Europea (dati Consorzio CAMbrella) e centinaia di milioni nel mondo (dati OMS) siano, in Italia, tutt’ora escluse dall’organizzazione formale del Servizio Sanitario Nazionale e dal curriculum formativo obbligatorio delle Facoltà di Medicina, a differenza di quanto accade in vari paesi dell’Unione Europea.
La richiesta di Medicine Tradizionali e Non Convenzionali è in forte aumento da parte dei cittadini europei e l’Unione Europea finanziando il Consorzio CAMbrella, nell’ambito del Settimo Programma Quadro (FP7) ha preso atto dell’importanza di un’impostazione della sanità pubblica centrata sulla persona.
Le Medicine Tradizionali e Non Convenzionali sono richieste per promuovere e mantenere la buona salute in Europa sia dei giovani sia della popolazione anziana in quanto non sono solo efficaci ma anche molto sicure.
E’ patrimonio comune, ampiamente consolidato a livello nazionale e internazionale, che le Medicine Tradizionali e Non Convenzionali hanno definitivamente acquisito un ruolo stabile d’innovazione nel campo della salute.
Va ricordato che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS-WHO), in occasione del Congresso Mondiale sulla Medicina Tradizionale tenutosi a Pechino nel 2008, ha emanato la «Dichiarazione di Pechino sulla Medicina Tradizionale» in cui si richiede, tra l’altro, «la necessità di azione e cooperazione da parte della comunità internazionale, dei governi, nonché dei professionisti e degli operatori sanitari al fine di assicurare un utilizzo corretto della medicina tradizionale come componente significativa per la salute di tutti i popoli, in conformità con le capacità, le priorità e le leggi attinenti dei singoli paesi ».

2 risposte a “Omeopatia e ricerca sull’acqua: continua la discussione”

  1. andrea ha detto:

    sono d’accordo con Remuzzi, il ciarlatanismo impera fra i cosidetti omeopati e medici centrati su qualcosa che pensano di raggirare secoli di frustrazione e nullità.

    dr sinagra andrea

  2. Giorg ha detto:

    in tutte le salse sfrontato ciarlatano gli omeopati sono tali

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