Dal 2001 al 2008 per sette anni consecutivi, il tasso di crescita del Pil del Sud, pari al 5%, è stato inferiore rispetto al resto del Paese (7,5%). Nel 2009 per effetto della crisi il Pil nazionale è diminuito del 4,9%, ciò significa che in un sol colpo il Mezzogiorno ha bruciato la crescita di sette anni ed è tornato ai livelli del 2000. E’ quanto emerge da una ricerca del Dipartimento Lavoro e Mezzogiorno della Cisl, presentata oggi a Roma nel corso del seminario “S.o.s. mezzogiorno”. Secondo i dati elaborati dalla Cisl, nel terzo trimestre del 2009 la caduta occupazionale, purtroppo pesante in tutto il Paese, è più forte nel Sud, dove arriva al -3% rispetto al 2008, dato più elevato sia del Nord -2,3% che del Centro -0,8%. Conseguentemente si è ridotto ancora il tasso di occupazione, già molto basso nel Sud, che precipita al 45%, perdendo l’1.5% rispetto al 2008 in egual misura tra uomini e donne, che scendono sotto il 31%, livello tra i più bassi in Europa. Colpisce particolarmente la caduta dell’occupazione nel comparto industriale che nel Sud diminuisce di quasi l’8 %, fatto ancor più preoccupante se si considera che non comprende il dato delle grandi aziende in crisi (su tutte Fiat Termini Imerese e Alcoa ) per le quali agisce ancora la Cig ma le cui prospettive sono, purtroppo, molto incerte.
Anche la spesa pubblica complessiva in conto capitale è scesa, passando dal 40,1% del 2001 al 34,9% del 2008. Lo stesso andamento riguarda la spesa ordinaria arrivata nel 2008 al 21.4%. Ma anche le aziende e gli enti locali spendono poco e male al sud.
Basti considerare che il Contratto di programma delle FS destina nel Sud poco più del 20% degli investimenti, mentre solo a metà degli anni ’90 si attestava al 30%.
Alla luce di questi dati, la Cisl sollecita attraverso un Patto Governo, Regioni, Parti Sociali, una terapia d’urto da utilizzare per investimenti, occupazione, infrastrutture i 60 miliardi di euro disponibili nel quadriennio 2010-2013, ottimizzando, così, la spesa aggiuntiva dei Fondi Fas, per fronteggiare la crisi e sostenere la ripresa. Successivamente per la Cisl è di fondamentale importanza un capillare sviluppo della concertazione sociale a livello regionale e territoriale che realizzi appositi Accordi-Quadro regionali e specifici protocolli attuativi. “Va sviluppata la contrattazione sindacale decentrata sugli aspetti più marcatamente negoziali di questo piano”, ha sottolineato il Segretario Confederale della Cisl, Giorgio Santini, ” a partire dalla gestione delle crisi occupazionali, negoziando i nuovi piani industriali e/o le alternative produttive, ed accanto agli ammortizzatori sociali, i percorsi di riqualificazione professionale e di reimpiego”. Gli altri punti della piattaforma della Cisl sul Mezzogiorno riguardano la stipula di contratti aziendali~con una flessibilità salariale in ingresso per i neo assunti; contratti di emersione e gestione dei voucher per il lavoro accessorio, per contrastare il dilagare del lavoro sommerso; la contrattazione decentrata per migliorare la qualità e la produttività nell’area della pubblica Amministrazione e dei servizi pubblici con il pieno coinvolgimento degli operatori”.
Mezzogiorno: serve terapia d’urto
Dal 2001 al 2008 per sette anni consecutivi, il tasso di crescita del Pil del Sud, pari al 5%, è stato inferiore rispetto al resto del Paese (7,5%). Nel 2009 per effetto della crisi il Pil nazionale è diminuito del 4,9%, ciò significa che in un sol colpo il Mezzogiorno ha bruciato la crescita di […]
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