Guerra a Lampedusa

Il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, asserragliato nella sua stanza al Municipio, denuncia: ”Qui c’è uno scenario di guerra, i lampedusani sono inferociti e c’è il rischio che questa volta ci possa scappare il morto. E noi siamo stati abbandonati”. ”Tengo un bastone sulla scrivania così mi posso difendere – dice il sindaco– qui […]

Il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, asserragliato nella sua stanza al Municipio, denuncia: ”Qui c’è uno scenario di guerra, i lampedusani sono inferociti e c’è il rischio che questa volta ci possa scappare il morto. E noi siamo stati abbandonati”. ”Tengo un bastone sulla scrivania così mi posso difendere – dice il sindaco– qui la situazione è veramente tragica. E’ da dieci giorni che chiedo che vengano fatti immediatamente i trasferimenti perché i migranti stavano diventando pericolosi. E ho avuto ragione perché ieri hanno incendiato il centro d’accoglienza”. ”Centinaia di tunisini sono fuggiti dal centro e hanno occupato tutte le strade”, racconta. Che Lampedusa fosse una polveriera lo si sapeva, ma che potesse divenire teatro di scontri tanto devastanti non se l’aspettava nessuno.  L’episodio di autentica rivolta è iniziato ieri pomeriggio, quando un incendio a semidistrutto il centro di accoglienza e un gruppo di extracomunitari ha minacciato di far esplodere alcune bombole di gas vicino alla pompa di benzina del porto vecchio, scatenando la reazione degli isolani. Scontri si sono registrati tra tunisini e forze dell’ordine e  si è verificata una sassaiola, con alcuni agenti sono stati trasferiti al poliambulatorio con lievi ferite.  Il dirigente della scuola di Lampedusa, dopo avere consultato il sindaco, ha chiuso il portone e chiesto agli insegnanti di vigilare sugli alunni e al personale di controllare gli accessi. C’è paura e timore che i migranti che vagano per l’isola possano aggredire bambini e ragazzi ed il clima di terrore e xenofobia è ormai giunto alle stelle. Oggi, 200 tunisini sono stati  portati a Sigonella sui C130 e la procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta, ma era da giorni che fra i tunisini serpeggia il malcontento per l’annuncio di prossimi rimpatri. Ieri, alcuni di loro,  hanno appiccato il rogo al Cie, poi sono fuggiti in massa, mentre il sindaco Bernardino De Rubeis ha dichiarato: “La gente è stufa, userà i manganelli”. A Lampedusa, abbandonata a se stessa da un governo incapace e distratto, si registra un clima da “caccia all’uomo”, con i lampedusani che hanno iniziato a inveire contro i cronisti di Ansa, Adnkronos e contro l’operatore della Rai, Marco Sacchi. In questo momento davanti al municipio ci sono decine di persone, alcune contestano il sindaco, altre urlano contro gli immigrati. Il sindaco ha rivolto un appello un  ap­pello urgente “a Berlusconi e al ministro Maroni affinché convochino un consiglio dei ministri straordina­rio con l’emergenza Lampedusa all’ordine del giorno”; poiché la situazione è “gravissima” e necessita  “dell’intervento imme­diato di navi militari per trasferire tutti i tunisini che ci sono sull’iso­la”. Ma avranno orecchie per ascoltare e voglia di superare non solo questa crisi, ma tutta l’emergenza immigrazione i rappresentanti di un governo impegnato in una guerra per salvare se stessi? In effetti, quello che sta accadendo a Lampedusa e’ la diretta conseguenza della superficialita’ con cui il Governo sta affrontano la questione dell’immigrazione. La mancanza di interventi rende la situazione sempre piu’ pesante e le difficolta’ rischiano di fare venire meno l’atteggiamento di accoglienza che ha da sempre contraddistinto gli abitanti delle Pelagie. In un tira e molla che non ha portato a una migliore gestione della situazione, si può tranquillamente dire che, di là dalle inutili proteste di inizio estate, il governo non ha fatto nulla sia nei confronti degli altri governi che presso l’Ue, affinche’ la questione immigrazione sia affrontata con una comune assunzione di responsabilita’ nel rispetto dei diritti dei migranti e dei cittadini. Io credo che sia venuta l’ora di affrontare con serietà il problema dell’immigrazione, non con il buonismo e l’approssimazione scaricando i problemi sulle fasce più deboli della popolazione italiana, né con la reazionari età di certe scelte governative. I rifugiati politici o con problemi umanitari devono essere accolti. Chiunque altro deve poter rimanere solo se si è in grado di dargli un lavoro e un tetto. Altrimenti si fa solo demagogia e si alimentano le rivolte e la xenofobia. Ma, soprattutto, occorre che il governo sia vigile e presente e non faccia solo passerelle e vetrine televisive (come a L’aquila e a Napoli), per dire che il problema è risolto e non esiste più.

Carlo Di Stanislao

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