Dopo la Juve a Torino anche altre squadre di calcio potranno presto avere stadi sul modello inglese, con annessi negozi, musei e cinema. La commissione Cultura e Sport della Camera ha infatti approvato in sede referente una legge che favorisce la costruzione di stadi di nuova generazione e la ristrutturazione in questa direzione di quelli esistenti. Il provvedimento non stanzia risorse ma punta soprattutto alla semplificazione normativa, favorendo i contratti di programma tra i Comuni e le società. E’ stata invece eliminata, dopo una richiesta della Federcalcio, una parte che riguardava i diritti televisivi. “Sono molto soddisfatto dell’approvazione in sede referente della legge sugli stadi – ha detto il sottosegretario allo sport Rocco Crimi – è un passo importantissimo, ottenuto con la collaborazione di tutte le forze politiche”. In effetti il testo unifica le proposte di Giancarlo Giorgetti (Lega), Giovanni Lolli (Pd), Luciano Ciocchetti (Udc), Paola Frasinetti (Pdl) e quello approvato dal Senato. Ora, per accelerare l’iter del provvedimento, è stata chiesta da tutti l’approvazione in sede legislativa, cioé direttamente in commissione anziché in aula. Per il sì definitivo, comunque, il provvedimento dovrà tornare a Palazzo Madama. Per quanto riguarda la costruzione di nuovi stadi, la legge prevede che l’identificazione dell’area di edificazione avvenga attraverso un’intesa tra Comune e società proponente. La scelta dell’area andrà supportata da uno studio di fattibilità, comprensivo delle valutazioni di ordine sociale, ambientale e infrastrutturale. Dovrà essere presentato un piano finanziario con l’indicazione delle risorse pubbliche e degli eventuali finanziamenti. I successivi passaggi amministrativi vengono risolti con una Conferenza dei servizi, compresi quelli che riguardano i vincoli archeologici. In questo modo, secondo i proponenti della legge, in un anno si può aprire il cantiere. I posti a sedere dovranno essere almeno 7.500 per gli stadi e 4.000 per i Palazzetti. L’impianto dovrà comprendere non solo il campo di gioco, le aree tecniche e gli spalti, ma anche “le parti destinate alle attività culturali e commerciali della società sportiva”; per esempio il negozio per la vendita di gadget e merchandising, il museo sportivo e “altri locali destinati ad attività di ristoro, di ricreazione e di commercio”. Il progetto potrà prevedere un “complesso multifunzionale”, cioé edifici ad uso residenziale, turistico e commerciale. La legge affronta poi l’annosa questione degli stadi dei Comuni, prevedendo che questi possano cedere con affidamento diretto alla società sportiva, i diritti reali di proprietà o di superficie (questi ultimi per periodi non inferiori a 50 anni). Le società dovranno a loro volta presentare un progetto che vada nella direzione del modello inglese e nell’intesa l’ente locale potrà chiedere alle società la realizzazione di impianti per le scuole
Giovanni Innamorati
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