“Il 70 per cento degli aquilani è affetto da una depressione silente che provoca una costante sensazione di tristezza, apatia, scoraggiamento e insoddisfazione” è quanto emerge da un’indagine effettuata nell’ambito del Programma di supporto psicosociale e tutela della salute mentale per l’Emergenza sisma coordinata dal prof Massimo Casacchia.
Secondo lo studio, all’origine di questo malessere c’è la perdita dei luoghi, delle relazioni, il vivere in contesti sempre più spersonalizzanti, i problemi economici, tutte conseguenze del terremoto del 6 aprile 2009.
Lo studio è stato effettuato a 9 mesi dopo il sisma, su un campione di 400 persone che hanno risposto compilando un questionario.
Per il professor ordinario di Psichiatria Massimo Casacchia, “questo 70 per cento di persone affette dalla cosiddetta depressione ‘larvata’ non è riuscito a mettere in moto meccanismi di adattamento, a dare un senso a quello che è successo. Le ragioni di questa velata depressione sono, soprattutto per gli anziani, l’isolamento, o non avere possibilità di svago. Per i genitori c’è la preoccupazione – continua Casacchia – per il futuro dei figli, per i giovani non avere luoghi di aggregazioni. Tutti sono scontenti, rimpiangono L’Aquila e non sanno più chi sono. Anche le continue lotte, gli annunci sul ritorno alla normalità che invece non c’è, creano un senso di disorientamento nelle persone che non sanno più a chi dare fiducia”.
Un dato piuttosto allarmante che emerge dall’indagine riguarda il disturbo d’ansia, che affligge in maniera importante il 40 per cento della popolazione, che vive uno stato di agitazione sopra la soglia della normalità.
All’indagine Spes, ancora in corso, hanno partecipato anche il dottor Vittorio Sconci, la professoressa Rita Roncone, la dottoressa Annamaria Allegro e il dottor Rocco Pollice.
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