La Nato metterà fine alla missione in Libia il prossimo 31 ottobre. Lo ha dichiarato il segretario generale, Anders Fogh Rasmussen. L’Alleanza non manterrà forze nel Paese, ha assicurato poi il segretario generale.
Ma il rais divide anche da morto, innanzitutto per come è morto: giustiziato dopo esser stato catturato. Ma non solo: sul futuro della Libia l’Alleanza atlantica, riunita in tutta fretta, ha faticato a prendere una decisione, con la Francia che voleva chiudere la missione e la Gran Bretagna che frenava. Solo in tarda serata si è raggiunta un’intesa: l’Alleanza, ha annunciato: “Il nostro dovere l’abbiamo fatto, ora tocca al Cnt”, ha detto Rasmussen.
Il ministro dell’Informazione del CNT, Mahmoud Shammam.ha detto che l’annuncio della piena ”liberazione” della Libia avverrà domenica, il terzo rinvio dopo l’annuncio che sarebbe avvenuto oggi e poi domani. L’annuncio dovrebbe avvenire nella piazza principale di Bengasi.
Gheddafi è caduto dopo 246 giorni di guerra. Ad affondarlo sono stati soprattutto i colpi dei raid aerei della Nato: 26mila bombardamenti nel giro dei sette mesi di operazioni militari. Un impegno costato all’Italia 192 milioni di euro, divisi in due tranche: una prima da 134 milioni, in cui si sono disposti sul campo 1.970 uomini; la seconda, riferita al trimestre giugno-ottobre, da 58 milioni di euro.
Paolo Busoni, collaboratore di Emergency ed esperto in operazioni militari, dice: “Ritengo che ci saranno almeno ricognizioni aeree e qualche raid isolato, che verrà tenuto nascosto”. La guerra, oggi, “si fa con le informazioni”, anche senza la presenza fisica, si mantiene costante il flusso notizie per avere sempre tutto sotto controllo e non perdere il vantaggio acquisito con l’intervento militare, la cosiddetta “situation awarness”.
La fine delle operazioni e la morte di Gheddafi rischiano di far esplodere una “guerra tra bande”, divisioni finora sopite dalla comune lotta di liberazione contro il tiranno, il Paese dunque rischierà di frammentarsi, è pieno di armi “soprattutto leggere, facili da usare”
Per chiudere definitivamente il capitolo Gheddafi, resta ancora un tassello fondamentale: Saif Al-Islam, il figlio prediletto, diventato braccio destro di Gheddafi, la cui cattura, ancora una volta, è avvolta nel giallo.
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