Gardaland, tante proteste negli ultimi anni

L’ultimo episodio risale a sabato scorso: ancora una volta è il portale dell’Inail sulla disabilità, SuperAbile.it, a segnalare il caso di un familiare costretto a denunciare un trattamento discriminante a Gardaland nei confronti delle persone con sindrome di Down. Stavolta protagonista delle attenzioni particolari degli addetti alla sicurezza di uno dei parchi di divertimento più […]

L’ultimo episodio risale a sabato scorso: ancora una volta è il portale dell’Inail sulla disabilità, SuperAbile.it, a segnalare il caso di un familiare costretto a denunciare un trattamento discriminante a Gardaland nei confronti delle persone con sindrome di Down. Stavolta protagonista delle attenzioni particolari degli addetti alla sicurezza di uno dei parchi di divertimento più famosi d’Italia, è stato Francesco, a cui la sorella Pasqua voleva regalare una bella giornata di compleanno. Festa di cinquant’anni rovinata, però, dai numerosi divieti. Solo un mese fa, il 13 settembre scorso, Rita Masini, aveva denunciato un caso simile. Madre di un ragazzo down di 16 anni, raccontava il trattamento “particolare” ricevuto dal figlio per il solo fatto di avere una disabilità riconoscibile attraverso i tratti somatici. Ma queste sono solo le ultime di una serie di segnalazioni nei confronti del parco divertimenti del Veneto che si perdono negli anni. Tutte con lo stesso copione: le persone down invitate a scendere anche dalle giostre meno “adrenaliniche” per motivi di sicurezza. Un divieto, però, fortemente osteggiato dal Coordown (Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down), che da sempre giudica intollerabile il comportamento dei dirigenti di Gardaland.

E proprio per far fronte a questo atteggiamento discriminante il Coordinamento ha promosso un protocollo denominato “C+1 Entertainment”, firmato per ora soltanto da tre parchi: Minitalia Leolandia di Bergamo, lo Zoomarine di Torvajanica e l’Acqualandia di Jesolo. Tra i punti principali : informazioni chiare e visibili sulle regole che comportano restrizioni all’accesso alle singole attrazioni, sia in loco che su eventuali materiali illustrativi e sul sito internet ufficiale del Parco. Secondo l’accordo alle persone con sindrome di Down, se accompagnate da un adulto maggiorenne (accompagnatore e responsabile) non può essere interdetto l’accesso alle attrazioni dopo aver informato l’accompagnatore e responsabile su possibili prescrizioni o limitazioni relative alla sicurezza dell’impianto e dopo aver rilasciato la dichiarazione” prevista secondo un modulo allegato al protocollo in cui si può dichiarare che il soggetto “non è affetto/a da nessuna delle patologie e/o disturbi comportamentali che potrebbero sconsigliarne o vietarne l’accesso alle attrazioni suddette”.
Via libera anche a chi non è accompagnato: se si tratta di persona maggiorenne con sindrome di Down le informazioni e le regole saranno spiegate direttamente a lui, se si tratta di un minorenne sarà sufficiente consegnare il modello di dichiarazione di responsabilità firmata da un adulto.
Il protocollo è entrato in vigore a fine settembre e ha validità fino al 31 dicembre 2011 ed è previsto che venga rivisto alla luce dei risultati ottenuti in questo arco di tempo.

Gardaland, seppur invitato ad aderire all’accordo, ha deciso di non sottoscrive il protocollo. Da sempre l’azienda dice di agire in questo modo per garantire il massimo livello di sicurezza ai clienti della struttura. Un atteggiamento dettato anche dalla necessità di evitare una responsabilità diretta in caso di incidenti, che può essere punita sia civilmente che penalmente. Da questo punto di vista non si registrano casi che hanno coinvolto persone con sindrome di Down. L’amministrazione delegato dell’azienda è stato chiamato in passato a difendersi dall’accusa di omicidio colposo dopo la morte di un lavoratore, Alessandro Fasoli, di 18 anni, travolto nel 2008 dalla monorotaia mentre era in servizio. Dopo un processo durato tre anni l’ad di Gardaland è stato assolto: nessuna responsabilità diretta di carattere penale per lui. Sicuramente una brutta vicenda, che potrebbe anche aver influenzato la direzione nel confermare nel tempo un atteggiamento fortemente restrittivo nei confronti delle persone con sindrome di Down.

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