Non è ancora passato un anno dagli eventi alluvionali che hanno interessato la nostra provincia e la cronaca dei giorni scorsi ci mostra un’Italia funestata da frane, alluvioni, disastri vari, provocati dall’incuria e dall’incoscienza dell’uomo, oltre che dai cambiamenti globali delle condizioni climatiche.
Esattamente una settimana fa, sabato 22 ottobre, in una puntata di Ambiente Italia, su Rai Tre, venivano evidenziati i problemi idrogeologici della Liguria sottolineando come interventi dissennati avessero creato condizioni tali da mettere a rischio l’intero territorio. Puntualmente, dopo pochi giorni, le prime piogge autunnali hanno riproposto un copione già visto, con danni a cose e persone.
Anche nella nostra provincia la lezione di meno di un anno fa sembra non aver dato frutti. Si continua a costruire in aree a rischio di esondazione, a programmare piani urbanistici con espansioni incontrollate su aree sensibili, ad ubicare impianti ed infrastrutture a ridosso di fiumi, calanchi, zone in frana, attuando una politica di deroghe e sviamento dalle norme generali in nome di un fantomatico sviluppo che non tiene conto delle realtà del territorio.
Regione, Provincia e Comuni, pur dotati di strumenti normativi e di pianificazione tesi a tutelare il territorio, spesso permettono interventi in contrasto con le norme e, soprattutto, con il buon senso.
È di qualche mese fa la denuncia del WWF sul tentativo, da parte del Comune di Roseto degli Abruzzi, di ubicare una struttura di produzione di energia a ridosso del fiume Vomano, in un’area a rischio esondazioni: un’area dove il piano territoriale provinciale prevede, al contrario, di eliminare gli insediamenti esistenti perché in contrasto con le esigenze di tutela del fiume e con le norme di sicurezza idraulica, come già evidenziato, sempre dal WWF, in sede di verifica di assoggettabilità del progetto strategico per la riqualificazione idraulico ambientale del fiume.
Ma il caso Roseto è solo uno dei tanti che caratterizza la nostra provincia: il lungo elenco di interventi scriteriati, evidenziati e contestati nel tempo dal WWF Teramo, spaziano dal danneggiamento di costosissime opere pubbliche realizzate dentro alvei fluviali come il Lotto Zero a Teramo alla ricostruzione di piste ciclopedonali distrutte a causa di piene, dalla fondovalle Salinello oggetto di lavori che hanno eliminato intere colline per ubicare una inutile zona industriale a colline dove si ipotizzano interventi edificatori indiscriminati come l’autodromo che si vorrebbe realizzare a Montorio al Vomano in una zona agricola di pregio e dal delicato equilibrio idrogeologico. E ancora gli interventi sui fiumi privati della vegetazione spondale e costretti in argini destinati ad essere distrutti alle prime piene fino a nuovi collegamenti stradali tra le nostre montagne.
Se le prime piogge autunnali hanno già portato a danni ingenti, non vorremmo che anche nel nostro territorio, a breve, si dovesse procedere ancora alla conta dei danni, causati non dalla natura, ma dalla miopia e dall’incapacità di amministratori che, a prescindere dalle appartenenze politiche, non sono in grado di salvaguardare il territorio e l’incolumità dei cittadini.
Per questo il WWF lancia un accorato appello affinché si giunga ad un vero e proprio patto per il territorio: tutte le amministrazioni competenti devono intervenire subito per porre fine all’utilizzo indiscriminato del territorio, bloccando le tante sconsiderate espansioni costruttive previste dai vari piani regolatori o peggio da project financing che agiscono in totale difformità a quanto pianificato. È necessario applicare le norme e gli indirizzi sugli interventi in ambito fluviale e dissesto idrogeologico, evitando che, per presunte esigenze di sviluppo, si costruisca ovunque, salvo poi invocare stati di calamità una volta che, a causa di scelte sbagliate, eventi naturali si siano trasformati in vere e proprie catastrofi dall’esito ampiamente prevedibile.
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