Massimo Cialente, ha annunciato uno stato di “mobilitazione permanente” di tutta la cittadinanza e delle istituzioni comunali: “La situazione è esplosiva e le stesse istituzioni hanno difficoltà a gestire una fase sociale così drammatica, caratterizzata da vera e propria disperazione di tanti e tante. Non è più possibile andare avanti in questo modo. Ridursi sempre all’ultimo momento, creando micidiali incertezze per i cittadini e le imprese. Impossibile restituire 100 milioni di euro in un’unica soluzione per una comunità che vive in uno stato di sospensione da due anni”, ha detto il primo cittadino del capoluogo abruzzese.
Il problema, come già accaduto in passato, è la restituzione delle tasse sospese nei primi 14 mesi post sisma. Per capirsi: dopo il terremoto del 6 aprile 2009, ai cittadini residenti nel cratere è stato concesso di avere in busta paga anche la cifra solitamente trattenuta per il pagamento delle imposte previdenziali e sui redditi. Stesso discorso per liberi professionisti e aziende che per 14 mesi hanno potuto trattenere le somme solitamente versate. Dopo un’imponente manifestazione a Roma nel luglio 2010 (quella in cui volò qualche manganellata) è stata ottenuta la rateizzazione in 10 anni di quelle cifre, ma non la loro decurtazione come è avvenuto per altri terremotati recenti (umbri, marchigiani e molisani hanno restituito il 40% delle tasse sospese, in rate a partire dalla primavera del 2009). Di rinvio in rinvio, a 31 mesi dal sisma, con la ricostruzione che non parte e l’economia ancora al palo, gli aquilani rischiano di dover restituire 10 rate al 100% tutte in unica soluzione dal mese di novembre.
Le famiglie sono spaventate: per i più fortunati significherà in qualche modo rinunciare alla tredicesima; per gli altri, precari, disoccupati, artigiani significherà avere metà stipendio a disposizione. Ancor peggio per le aziende e per i commercianti che quotidianamente combattono con una città che si sta svuotando e in cui il numero dei nuovi poveri, secondo alcune stime del Comune, è aumentato sensibilmente rispetto a prima del sisma.
Il sindaco, Massimo Cialente, prossimo ormai alla fine del mandato, ha incontrato negli scorsi giorni tutte le organizzazioni sociali e imprenditoriali e, dopo aver chiesto un rapido incontro al governo, ha indetto uno stato permanente di mobilitazione cittadina al fine di scongiurare il salasso sugli aquilani. In una lettera al presidente del Consiglio dei ministri e al sottosegretario Gianni Letta il sindaco ha scritto: “Posso assicurare in assoluta sincerità che le popolazioni del cratere, in particolare i lavoratori autonomi e le migliaia di cassaintegrati e disoccupati (anche quelli nell’edilizia) non sono assolutamente in condizioni di affrontare tale scadenza. La città ed il cratere vivono come sospesi da trenta mesi, anche perché è ormai purtroppo evidente ed acclarato che non è partita la ricostruzione cosiddetta pesante e che nulla è stato fatto per avviare un pur minimo rilancio economico e produttivo”. Primo atto della mobilitazione domani, martedì 8 novembre dalle 15.30 presso la Villa Comunale, in occasione del Consiglio Regionale; una seconda manifestazione generale di tutta la Città venerdì 11 novembre: la mattina saranno gli studenti, ai quali è stato chiesto di non andare a scuola e di organizzare attività in città con i propri insegnanti, ad animare la protesta; il pomeriggio sarà, nei desideri del sindaco, l’intera città a manifestare mentre, per richiesta del primo cittadino, le campane di tutte le chiese suoneranno per chiamare gli aquilani a raccolta.
Elisa Cerasoli
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